La grande letteratura non è certo per le anime belle, per le
persone di buon senso, per quelli che
sono agli altri e a se stessi amici, come scriveva Montale, che infatti a detta
di alcuni era una canaglia. Se prendiamo “A se stesso “di Leopardi e ci
liberiamo dalle scolastiche reminiscenze di pessimismo cosmico, quello che
rimane è un bel ringhio. Oppure penso a Majakovskij “ Spero credo non verrà
mai/ per me l’infame buon senso.”
E c’è al fondo di ogni scrittura un formidabile e impossibile da irreggimentare elemento di disubbidienza, una tendenza antisociale e un amore per il caos. “I poeti sono cattivi, cattivi dentro.”, ripeteva sempre Moravia.
febbraio 2010
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da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo (inedito)
“Un libro oggi può contenere qualcosa di vero a una sola condizione: se viene scritto con la coscienza di compiere una cattiva azione”. [Mario Tronti, quando ancora era bravo]
RispondiEliminaVerissimo. Come ha mostrato Bataille in "La letteratura e il male".
RispondiEliminaspesso i poeti sono cattivi, sì. o forse hanno solo bisogno di vivere, di sopravvvivere al netto delle loro intuizioni di bellezza...
RispondiEliminascusa, il commento sopra è mio...
RispondiEliminaLa cattiveria è necessaria per difendere il nucleo della propria individualità dall'invadenza del mondo. Un grande abbraccio, Zoon.
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