“Il nomade, però, non è solo e necessariamente uno che si muove: fa dei viaggi sul posto, viaggi in intensità, e anche storicamente i nomadi non sono quelli che si spostano come gli emigranti ma, al contrario, non si spostano e si mettono a vivere da nomadi per restare allo stesso posto sfuggendo ai codici. È risaputo che il problema rivoluzionario sta oggi nel trovare un’unità delle lotte specifiche senza ricadere nell'organizzazione dispotica e burocratica del partito o dell'apparato di stato: una macchina da guerra che non ricostituisca un apparato di stato, un’unità nomadica in rapporto con il fuori, che non ricostituisca l'unità dispotica interna. Ecco forse la massima profondità di Nietzsche, la misura della sua rottura con la filosofia, quale appare nell'aforisma: aver trasformato il pensiero in una macchina da guerra, aver trasformato il pensiero in una potenza nomade. E anche se il viaggio è immobile, anche se lo si fa sul posto, impercettibile, inatteso, sotterraneo, dobbiamo chiederci quali sono i nostri nomadi oggi, chi sono veramente i nostri nietzschiani.”
Gilles Deleuze
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