Mi rendo sempre più conto che il
blog sta diventando, insieme alle mie altre interazioni social, una sorta di
diario pubblico in cui io registro quel poco o pochissimo che voglio traspaia
di me stesso, in presa diretta, per così
dire, perché penso che tutto ciò che ambisce a un' attualità sia da per sempre
corrotto e sono stanco, da buon criceto di mondo, di far girare la ruota dei
fatti, come qualsiasi funzionario dell’apparato metafisico, che ci determina
profondamente, opprimendoci spesso in
maniera mostruosa, aldilà dei fatti, reali o immaginari che siano. È il
leopardiano ”brutto poter che, ascoso, a
comun danno impera”.
Questo per lasciare una traccia di me nel
risicato non sense che ci assedia da
più parti. E allora oggi ho ricevuto notizia di essere stato insignito al
Premio Apollo Dionisiaco 2023 del Riconoscimento al Merito con la poesia “Ti
dico astrali”. La poesia in passato è stata premiata al concorso Ossi dei
seppia con il Gran Premio Speciale della Giuria e nel 2020 è risultata fra le
poesie finaliste al Premio Lorenzo
Montano.
Essa è stata pubblicata
nell’antologia collettiva “Fiori del Caos” , edita quest’anno da Kipple Officina Libraria.
Eccola di seguito:
a Piermaria Zannier (in memoria)
Ti dico astrali
reminiscenze senza riflessione,
come il battito del tirso
nell’osso sacro dove nasce
il serpente squamato d’innocenza.
Pulsazione ritmica che impiega
i millenni di una segreta strategia
per diventare tempo e mondo nella luce
imperitura, se il guscio transitorio
di una tenebra profonda ancora ci protegge.
Colui che dilapida venti nel segreto
dilagare nell’ebrezza e nel dono
ci assiste con il permanere
ci trema dentro con la dissolvenza;
nella dinamica intraducibile di una danza
che dal magma incandescente della terra
sale fino a diventare una vertigine
nella mente di un dio che allo specchio
vede se stesso moltiplicarsi e divenire.
Così l’aedo la metamorfosi onora
disperdendo il suo volto nell’eccesso,
mentre nella sabbia con il tirso
disegna la fugacità e la contraddice.
Ettore Fobo
reminiscenze senza riflessione,
come il battito del tirso
nell’osso sacro dove nasce
il serpente squamato d’innocenza.
i millenni di una segreta strategia
per diventare tempo e mondo nella luce
imperitura, se il guscio transitorio
di una tenebra profonda ancora ci protegge.
dilagare nell’ebrezza e nel dono
ci assiste con il permanere
ci trema dentro con la dissolvenza;
nella dinamica intraducibile di una danza
che dal magma incandescente della terra
sale fino a diventare una vertigine
nella mente di un dio che allo specchio
vede se stesso moltiplicarsi e divenire.
disperdendo il suo volto nell’eccesso,
mentre nella sabbia con il tirso
disegna la fugacità e la contraddice.
Bene evitare attualità e cronaca, colesterolo del Tempo.
RispondiEliminaCongratulazioni per il premio,
ciao
Grazie Humachina. Per essere realmente contemporanei, moderni in cui lo intendeva Rimbaud, bisogna saper coltivare un'originaria- e rigorosa- inattualità.
RispondiEliminaCiao.
la sequenza interminabile dei riconoscimenti che ti vengono tributati; è sempre più difficile dirti "complimenti", in realtà bisognerebbe vivere i tuoi bellissimi sensi.
RispondiElimina
RispondiEliminaGrazie infinite Zoon. Sei un amico.