I
Fra i libri letti da me in quest’anno appena trascorso, alcuni spiccano per potenza filosofica, efficacia espressiva, intensità lirica
di rivelazioni.
Fra i saggi, è un’esperienza immersiva totale
nel pensiero puro, non disgiunto da un originario, dolcissimo e implacabile,
lirismo, la lettura delle “Operette Morali” di Giacomo Leopardi, capace di
toccare e far risuonare molte corde dell’esperienza vitale. Dal libero lirismo
di Elogio degli uccelli, alla comicità allegorica del Dialogo di Copernico e
molto altro.
Lucido atto poetico che diventa politico
è il saggio di Angelo Tonelli, “I Greci in noi”, che recupera la relazione con
il pensiero orfico dell’Unità originaria, in un saggio denso e leggero al tempo
stesso, di una leggerezza profondamente pensata. È un excursus illuminante all’interno
di una visione iniziatica dell’esistenza, visione che dobbiamo recuperare e preservare
dall’assalto della pseudo filosofia transumanista. Attraverso l’intuizione
noetica, come esseri viventi siamo chiamati a rinnovare l’adesione ai primordi
del pensiero filosofico umano, come già aveva visto Giorgio Colli, pena l’esclusione
da una dimensione realmente vitale.
Fra le opere di narrativa, tre
romanzi in particolare mi hanno colpito, svegliato, destato.
“Guerra” di Céline dove il metodo demistificante dello humor nero diventa uno stile affilato come una maledizione, “Gli angeli dello sterminio” di Testori che in una Milano apocalittica vede dissolversi l’intero mondo e la sua personale esistenza e “Neve a primavera” di Yukio Mishima, primo romanzo della sua tetralogia “Il mare della fertilità”, in cui in uno stile di scrittura dalle impalpabili sottigliezze piscologiche, che allarga ogni orizzonte espressivo, esperendo le sue sfumature sommerse, Mishima canta insieme lo splendore raggelato e il declino raggiante di un mondo, quello dell’aristocrazia giapponese d’inizio novecento.
Un’ultima nota sul saggio di
Angelo Giglia: “Perché dobbiamo abolire la scuola? “. Un pamphlet scritto con il
fuoco, stilisticamente ineccepibile, sobrio e necessario, come non se ne
vedevano dai tempi di Papini. In un secondo momento scriverò dei libri di
poesia letti.
Ettore Fobo
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