Dixit Carmelo

lunedì 1 maggio 2023

 


"A Iglesias, come a Taranto, a Lecce e a Otranto, le gente sta male, male da morire. Gli operai si sfondano tra le lamiere per difendere il posto. E poi muoiono insieme ai loro figli, crepano con i polmoni a pezzi, perché a Taranto e a Lecce respiri solo gas, metano e mafia. La gente non la si finisce solo dentro ai lager bosniaci. La verità è che questo nostro è un paese da Terzo mondo con una scuola da Terzo mondo che ora si sta facendo un lifting culturale da Terzo mondo."

- (intervista a Carmelo Bene) Apocalittico Bene, «Paese Sera», 4 dicembre 1993, adesso in «Si può dire solo nulla», a cura di L. Buoncristiano e F. Primosig, Il Saggiatore 2022.

Una poesia di Fernando Pessoa

domenica 30 aprile 2023

 

Nella mia mente è sopita una poesia
che esprimerà la mia anima intera.
La sento vaga come il suono e il vento
eppure scolpita in piena chiarezza.
Non ha strofa, verso né parola.
Non è neppure come la sogno.
È un mero sentimento, indefinito,
una felice bruma intorno al pensiero.
Giorno e notte nel mio mistero
la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,
e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso
come per librarsi nella sua vaga compiutezza.
So che non sarà mai scritta.
So che non so che cosa sia.
Ma sono contento di sognarla,
è una falsa felicità, benché falsa, è felicità.


Fernando Pessoa dal Blog Nostri pensieri

Un mio articolo su Lankenauta

sabato 11 marzo 2023


Lankenauta ha appena pubblicato un mio articolo sulla silloge postuma "Avatar" della poetessa Cristina Annino.  Qui il link. Buona lettura. 

Ettore Fobo

Una poesia di Valentina Belgrado

lunedì 6 marzo 2023

 


Solchi cupi

Benché lo neghino nessuno

salvo chi ne muore avverte

dall’abisso gli effetti sul cuoio

dermico migrare dal follicolo

al filamento esponendo lamine

fibroreticolari a esaurimenti ossidativi:

la senescenza precoce del cefalalgico

è prima un contegno di uno stile

un vizio di forma sopraccigliare

l’osservazione acuta di due rètine

appannata dal dolore,

il requiem di una faccia

disciolta col contagocce.

 da "Cefalea cronica"- Valentina Belgrado- Gattomerlino Edizioni - Roma, 2023



Il teatro di Paolo Spaziani

lunedì 27 febbraio 2023

 


Qualche giorno fa ho vissuto un’esperienza teatrale molto significativa, lo spettacolo di Paolo Spaziani, “La morte ride- Omaggio a Georges Bataille”,  al teatro Argomm di Milano.  Ho pensato di scrivere un articolo che testimoniasse di quest’epifania. Così riprendo la mia collaborazione con Bibbia d’Asfalto, interrotta da troppo tempo. Buona lettura.

Mitorealismo del Sottosuolo- per un ordine poetico del mondo

lunedì 20 febbraio 2023

 


 

 


Quello che state  per leggere è il Secondo Manifesto del Mitorealismo del Sottosuolo e prima manifestazione del Movimento online.

Primo vagito di questo popolo di ombre e sonnambuli: l’antologia Fiori del Caos, uscita oggi 20 febbraio 2023 per Kipple Officina Libraria.  Partecipano con le loro visioni e umane - non umane incandescenze: Ksenja Laginja, Paolo Spaziani, Sandro Battisti, Carlo Gregorio Bellinvia. Mattia Canovaro, Massimo Fantuzzi,  Lukha B. Kremo, Alex Tonelli, Maria Cardamone, Matteo Gennari, Silvio Straneo, e l’estensore di questo Manifesto, Ettore Fobo.

 

 Se interessati, la mail del Movimento è questa: mitorealismo@gmail.com

Il sito in allestimento è www.mitorealismo.it

***

“L’arte ci è stata donata per non morire di verità.“

Friedrich Nietzsche

 

 

“Quando la poesia faceva la Storia. “Leggo questo su Fb come commento a una vicenda cialtronesca che vide protagonista il poeta Dario Bellezza in veste di sparring partner per una lite con un attore improvvisatosi boxeur per insondabili ragioni artistiche. Finalmente il poeta preso a calci in culo. Così si fa la storia. Ma fra Storia e poesia non corre buon sangue benché di sangue poetico la storia sia impregnata. Non faccio nomi, rinforzo l’anonimato, non cedo al fascino del feticcio e del brand. Studiare la storia per far contenta la madre o uccidere la madre per far contenta la Storia? Perciò non vi darò le fonti, morirete di sete…

La frase ”Quando la poesia faceva storia” è un poco fuorviante. Forse perché poesia e storia non sono parole che possono stare impunemente insieme. La storia -e l’attualità sua caricatura- fa la voce grossa per azzittire i poeti. Non si tratta solo di bombe e fucili ma delle sue chiacchiere potenti e pericolose come una valanga: la storia umana somiglia sempre più un treno senza conducente né destinazione. Poi finisce in tunnel e s’intravvede la luce e si fa festa, festa, olè si brinda ma dura poco: la luce è del convoglio che viene dalla direzione opposta per il definitivo schianto frontale.

 Ma la nostalgia emerge dall’imperfetto (faceva) come residuo di una malinconia che presto sarà perduta anch’essa. Quando la poesia faceva malinconia ma la poesia non fa la Storia né la malinconia. La poesia continua a mostrare i buchi neri e i vortici del linguaggio storico (attenti è come mostrare i denti malvagi dell’alba) e mettere così il caos davanti alle proprie  responsabilità.

Oppure troviamo la poesia nei drugstore, nelle pompe di benzina, nelle cattedrali purché sconsacrate, nei Mac Donald’s , nelle piccole chiese invase dalle erbacce e dalle bisce, nelle rovine in cui crescono i Fiori del Caos, fiori fluttuanti, fluttuazioni floreali, tutto ciò che ha perso il nome ha perso anche il peso della propria eco, esige un destino più profondamente sonoro, sinestesica eco di un colore tangibile.  La poesia è nella strada dove il linguaggio è una pulsazione vivente ed errante  ma soprattutto nei gesti e nelle cose del quotidiano, trasfigurato  pensiero ora in danza ora in naufragio. Ciò nonostante ricordate e non c’è contraddizione:  La bellezza sarà cosmica o non sarà.

Il poeta che recita una poesia vede nello specchio un fuoco prismatico in cui si riconosce. Un prisma di fuoco che è Bigger than History… Quando i nemici della poesia si ostinano a pensare che essa consista nel pettinare le bambole e non nella conquista di uno stile (ah la pietra senza pietà dello stile). Allora tu immerso come in un acido nelle gozzaniana vergogna d’esser poeta, scorticato dai tuoi dubbi e dalle tue incertezze, sii aggressivo nel rispondere: L’arte è sicuramente inutile ma se più inutili fossero coloro che se ne fanno un vanto come se l’inutilità dell’arte fosse opera loro, dei loro luoghi comuni, degli stereotipi che gli serrano la bocca,  di un’economia arcaica fondata sul risparmio e sull’accumulo e non come la poesia sulla dissoluzione, sullo spreco, sulla dépense.

C'è un’economia non umana realmente naturale, fondata sulla dissipazione entropica come quella di Madre (qui ci vuole il ghigno leopardiano) Natura. La chiamiamo morte. Supremo spreco che permette il suo stesso infinito rinnovarsi come spreco. L’arte è scuramente inutile benché i libri di poesia possano essere moliti utili per incartare il pesce, possono essere un favoloso arredo e  se ardono donano  calore come tutto ciò che arde. È risaputo: i libri di poesia sono i migliori regali di riciclo. Non conoscono un solo destinatario ma diverse mani che li rigirano ad altri che a loro volta li rimetteranno in circolo. Perciò il suo movimento inesauribile è contento, comunque nessuna mano può afferrarla come la sabbia di Morfeo, e però ne rimane drogata ugualmente e cambia il suolo sotto i piedi e il cielo comincia a picchiarci in testa come il Corvo che ripete Nevermore e non ha altra voce. Finché il tempo esplode altre voci sorgono per ritrovare antiche alchimie in cui il verbo è una disseminazione astrale, magnifica perché peritura ma lo scintillio è eterno solo se si cessa di venerarne il riverbero ed è  così, quando si cessa di comunicare,  che emergono   le terre inesplorate sotto i nomi che le imprigionano.

L’arte è inutile, in questo simile alla vita. Quindi attenti a tutto ciò che non produce reddito, vi rende solo vivi, una poesia lo può fare talvolta di notte se cessate di pensare al domani, al passato e fate dell’attualità una solenne pira di vecchie menzogne, vivrete così trafitti dall’attimo di una più intima spossessione,  spoliazione di sé. Non può essere che la catastrofe, più in là, di valori un rovesciamento fatale.  È questa la nostra redenzione? Accettare di essere mummificati, dare del tu agli angeli oppure puntare sugli alieni. Loro ci ameranno, non capendoci, qui anche gli scribi ci rinchiudono nelle gabbie delle loro ottusità. Un’arte per artisti e vaffanculo alla Verità, alla Democrazia, alla Libertà; a tutto questo malvagio mondo di Maiuscole; si fottano  la Volontà, la  Storia e la  Scelta  e infine l’Arte stessa perché si nasce capolavori e qualcuno ci rimane. L’opera, più d’uno l’ha insegnato, è solo residuo escrementizio.  

Tornino le chimere, le ninfe, tornino i boschi a essere non umani cioè sacri, brilli nelle nostre menti la magnifica idea di Fato. Natale mongolo e maniaco sulla terra. Natale pagano. Sì, felicità, felicità maniaca…- La storia non è nel passato né nel futuro, la storia è nell’attimo che squarciando il tempo ne mostra il ridicolo camouflage.  La bellezza sarà comica o non sarà.     

Mitorealismo del Sottosuolo: Mito perché dispostivi mitologici legiferano nel nostro inconscio. Vanno disattivati lentamente con rigore scientifico se no esplodono e pazzia sommerge ogni cosa. Condito sine qua non per avvicinare questi dispositivi: bisogna sapere a quale daimon è consacrata la nostra vita, foss’anche il Grande Puffo, o Ken Shiro.

Realismo è il serpente dionisiaco che cambia pelle per non farsi riconoscere cioè sottomettersi a un codice di segni. Sottosuolo, perché bisogna, il più possibile, vivere nascosti e in pubblica piazza cantare al proprio orecchio.

Siamo oltre ciò che comunica e informa,  che esse siano ostie, ontologie, informazioni e prepariamo il funerale della dualità che  ci ha spaccati. Attenti, amici, romba la Ronda dell’Avanguardia.

  E.F

***

 2-3  febbraio 2023

 

 

Paolo Spaziani in scena a Milano con un poemetto di Bataille

 

 


Agli amici di Milano e dintorni consiglio di non perdersi lo spettacolo di Paolo Spaziani, con regia di Letizia Corsini.

Paolo Spaziani e Letizia Corsini sono da anni impegnati in una ricerca teatrale difficile da definire perché profondamente disallineata ai modelli teatrali contemporanei. In una società in cui l’evento teatrale è una sorta di refugium peccatorum per divi televisivi in declino o un confessionale autocompiaciuto di problematiche sociali, Spaziani parte da Bataille, inevitabilmente, per circuire “i segni del caos” e proporceli nell’immediatezza di un teatro di grande rigore estetico, in cui l’originale francese si alterna alla traduzione italiana in un formidabile controcanto. Così lo spazio fra le due lingue, gli interstizi fra musica e silenzio, diventano luogo incandescente di evocazione degli spiriti. Ciò che proviene dalla notte dei tempi dilaga sulla scena e la polverizza. Rimane il canto a sfolgorare nel buio.   La nostra stessa esistenza è gioco. Lo spettacolo s’intitola “La morte ride” e si terrà a Milano al teatro Argomm (zona Niguarda) via Graziano Imperatore 40, il 23 febbraio 2023 alle ore 21. Andate a vederlo, cambierà il modo con cui vedete e sentite il teatro.

Ettore Fobo

Premio Ossi di Seppia 2023

domenica 12 febbraio 2023

 


Per il terzo anno consecutivo ricevo il Gran Premio della Giuria al concorso letterario Ossi di Seppia, anno in cui esso ha registrato il record di adesioni: oltre 2100 partecipanti. Ringrazio la Giuria formata da Alessia Bronico, Alessandra Corbetta, Claudio Damiani e il coordinatore del Premio, Lamberto Garzia. Sarò alla Premiazione che si terrà sabato 18 febbraio dalle 17,   a Villa Boselli, che si trova ad  Arma di Taggia, in provincia di Imperia.

Ettore Fobo

 

Una poesia di Silvio Straneo

sabato 11 febbraio 2023



Ceneri all’amore



Vi appaiono all’amore
che mescola e si mescola
dai primordi con immagini di miti.
Sale graduale l’albero
e confuso resiste.
Mellifluo combure l’idillio
bigio in requie dal giudicare.
Oh! Spoglie dei blablà!
Ruote dell’orbe, di dialoghi serrati
con la contemporaneità!
Oh! Ceneri, eco nera
delle carni, dell’amor trito
in limine di terracqueo ciel

e gangheri del sublime dileguare!

***

da” È luce che non sa”- Silvio Straneo – puntoacapo editrice- maggio 2021


Un mio articolo su Lankenauta

domenica 29 gennaio 2023


A questo link potete leggere una mia riflessione sulla silloge "Il talento dell'equilibrista" del poeta Guglielmo Aprile, edita da Giuliano Ladolfi Editore. Buona lettura.

Ettore Fobo

Una poesia di Yehuda Amichai

sabato 28 gennaio 2023

 


 

Il vero eroe
 
Nella storia di Isacco, il vero eroe è il montone
che non sapeva nulla degli intrighi degli altri.
Esso si offrì per così dire di morire
in luogo di Isacco. In sua memoria voglio cantare,
in memoria dei riccioli di lana e dei suoi occhi umani
e delle corna così serene sulla testa viva
e di cui fecero segato il collo bùccine
per il fragore delle loro guerre
o della loro gioia volgare.
 
L’ultima scena voglio ricordare
come una bella foto in una fine
rivista di mode: il molle giovane abbronzato, elegante
e accanto l’angelo vestito di lunghe sete
per il solenne ricevimento.
Ed entrambi con occhi vuoti guardano
verso due posti anche vuoti
 
e dietro,  sfondo colorato, il montone
impigliato nel cespuglio prima
del taglio della gola. E il cespuglio è il suo ultimo amico.
 
L’angelo è andato a casa
Isacco è andato a casa
e Abramo e Dio sono andati via da tempo.
 
Ma nella storia di Isacco il vero eroe è il montone.
 
***
 
 
da “Poesie” – Yehuda Amichai – traduzione Ariel Rathaus – Crocetti Editore – aprile 2021
 
 
 
 
 
 

Una poesia di Kae Tempest

domenica 22 gennaio 2023

 


 


Voglio cominciare qualche cosa.
Devo cominciare qualche cosa.
 
Dormo fra le nostre macchie.  La tua sagoma
     [resta nelle mie mani
tutto il giorno. Rapita. Il pianeta è un orologio
sul comò. Incantata nelle città nuove, sono
con te. Quando mi vuoi ti sono vicina. È così bello
sentire la tua mancanza. Cose che non ci saremmo
       [mai aspettate
sbocciassero. Primavera riluttante del mio amore.
Sono tornata per un giro rapido. Riparto domenica.
La vita nello spazio di sconosciuti che fissano
il palcoscenico. Ti tengo al caldo sotto la giacca.
Ti indosso insieme ai calzini la mattina.
Bacio la tazza quando bevo il caffè.

 

***

da “Un arpeggio sulle corde” – Kae Tempest- traduzione Riccardo Duranti- edizoni e/o- giugno 2021

Presentazione di "Canti d'Amnios"

sabato 14 gennaio 2023

 


Sabato 21 gennaio dalle ore 16 alla Biblioteca di San Giuliano Milanese, in Piazza della Vittoria, io e Matteo Gennari dialogheremo a proposito dei nostri rispettivi libri: “Canti d’Amnios” e il romanzo “Helena”. Veniteci a trovare, se potete.

Ettore Fobo

Il teatro di Paolo Spaziani e Letizia Corsini a Roma

venerdì 13 gennaio 2023

 

 



Un gesto sottratto all’oscurità e restituito al palco nella sua innocenza, materia pulsante di una temporalità aliena appena intravista, negromanzia del corpo vivente, pirateria dell’anima, immediatezza fuor dell’attuale, canto di una natura che inesprime se stessa: con queste parole potrei iniziare ad abbozzare un discorso sul teatro di  Paolo Spaziani, in scena con testi di Bataille e regia di Letizia Corsini,  con il suo spettacolo “La morte ride".

La prima data è romana: lunedì 23 gennaio 2023. Ore 21. Teatro Hamlet, via Alberto da Giussano 13, Roma.

Andateci, se potete.

Ettore Fobo

Una poesia di Charles Simic

mercoledì 11 gennaio 2023

 


 


Scena di strada

Un ragazzino cieco
con un cartello fissato al petto.
Troppo piccolo per stare fuori
da solo a mendicare,
ma tant'è.

Questo secolo strano
con la sua strage degli innocenti,
e il volo sulla luna-
ora mi sta aspettando
in una città strana,
nella via in cui mi sono perso.

Mi sentì avvicinare
e si tolse un giocattolo
di gomma dalla bocca
come per dire qualcosa
ma non fu così.

Era la testa, la testa di una bambola,
tutta masticata,
la tenne alta per farmela vedere.
Il duplice sogghigno era per me.

(traduzione Andrea Molesini)

***

ll 9 gennaio ci ha lasciato Charles Simic. In questo blog potete trovare diversi articoli a lui dedicati.

Ettore Fobo

Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana

giovedì 8 dicembre 2022


 


 

È con grande orgoglio che vi comunico che “Canti d’Amnios” è risultato finalista alla decima edizione del "Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana". Ringrazio la giuria tutta. Riporto di seguito l’intervista che mi ha fatto la gentilissima professoressa Marisa Vigo, in occasione del Festival degli Autori di qualche settimana fa. Esiste anche un video a questo link. Vi ringrazio dell’ascolto.

Ettore Fobo

 

 

Marisa Vigo: Il taglio filosofico esistenzialista Le è connaturato o  trova anche influenze e  solleciti da parte di Autori letti e condivisi?  

 

Ettore Fobo: Penso che molti autori abbiano segnato la mia vita in maniera profonda, in qualche caso forgiandola. Mi considero soprattutto,  più che uno scrittore, più che  un lavoratore, più  che un consumatore, forse persino più  che un poeta, un lettore.

 Fra gli autori che mi hanno segnato sin dall’adolescenza e che hanno avuto un’influenza sulla mia vita, non seconda a quella che hanno avuto i miei genitori e il contesto sociale in cui siamo immersi, cito due nomi su tutti: Charles Baudelaire e Friedrich Nietzsche.

Perché esiste in me  questa rottura radicale, originaria, fondante, con gli enunciati discorsivi dominanti,  direi nella nostra intera civiltà occidentale,  non solo di questa società particolare che ne è un’espressione.

La poesia è questa rivolta linguistica, silenziosa, non appariscente, invisibile, ma non vana perché rinnova  il linguaggio, lo mette davanti ai suoi buchi neri,  ne ritrova la musica segreta. Come ha mostrato Rimbaud, è una rivolta contro il Tempo, contro la Morte, contro Dio. Rivolta per ciò stesso destinata a un terribile scacco. Forse l’intero Novecento ne è testimonianza.

 

2)

M.V: Vuole leggerne una, aggiungendo le Sue considerazioni?

 Leggo Vertigine

 E.F: “Vertigine” è una poesia che ho scritto 10 anni fa e che sintetizza il percorso forse di tutto ”Canti d’Amnios”, anche per questo l’ho scelta come poesia d’apertura.

Si tratta infatti di esplorare quella che io chiamo in questo testo ”musica del principio”; ovvero ciò che precede la razionalità mercantile, come insieme di codici normalizzanti e produce  le concettualizzazioni che ci appesantiscono e  che  impediscono al linguaggio di fluire nel suo moto ondoso originario, amniotico, e il dualismo della logica disgiuntiva sia restituito al gioco albale e ambiguo delle ambivalenze e corrispondenze simboliche.

 

3

 

 Ci parla del Suo stile colloquiale, scegliendo una lirica che lo esemplifichi? (Lapsus a matita)

 

La poesia, almeno per come la vivo io, è la manifestazione di un’ intersoggettività enigmatica, un colloquio tra le voci che ci abitano nel senso di una moltelicità di maschere che alludono, non possono fare altro, a ciò che profondamente siamo, aldilà di cio che ci raccontiamo coscientemente.

La poesia quindi come insieme di voci che colloquiano, anche attraverso il tempo e lo spazio, anzi mettendo in crisi, come ha fatto la fisica contemporanea, queste stesse categorie.

 

Leggo Lapsus a matita

4

A Suo avviso dall'intelligere deriva  la consapevolezza  della superiorità umana,  il dramma della croce non cercata e non voluta,  la ricerca mai raggiunta del varco, o anche una  luce consolatoria?                                                  Dopo la Sua risposta, ascoltiamo anche una poesia che evidenzi il tema

Per Sofocle “Sapere è patire”. Tutta la nostra consapevolezza sembra fermarsi qui. Io vedo questo ma vedo anche altro, il sapere lo considero un risveglio,  preferibile al sonno dell’ignorare. Non c’è però superiorità ontologica dell’uomo sugli altri animali perché ciascun essere vivente realizza la propria essenza secondo necessità.

Leggo I know the world

5

 

Completiamo con la Sua percezione dell’esistenza che non quaglia e che l'affianca alla posizione della poetessa  Piera Oppezzo, vissuta nel secolo scorso, da Lei citata nella Sua Opera. Era convinta che “nella vita o si vive o si scrive". Leggendo la Silloge la funzione da Lei assegnata alla Poesia appare poliedrica,  mutevole, ondivaga, tra il fluire spontaneo e motivato di pensieri e di emozioni, il dubbio che non abbia né vigore, né scopo, l’atteggiamento maudit di chi contesta e dissacra.  Oggi, giunto all'età di 46 anni, pensa che la Sua poesia sia approdata ad un punto fermo? A Lei e ai Suoi versi la risposta.

 

Negli anni sono stato attraversato da numerosi flussi poetici e ho fatto esperienza di visioni differenti della poesia stessa.

Quello che è rimasto costante è la consapevolezza di un incessante divenire che ci plasma indipendentemente dalla nostra volontà cosciente. La poesia è proprio quella sonda utile per captare queste metamorfosi.

Per quanto riguarda la distinzione anche pirandelliana fra vivere e scrivere c’è sicuramente della verità. Non fosse che scrivere ci pone nel nucleo stesso delle nostre umane contraddizioni e quindi è un’esperienza profondamente e spesso terribilmente vitale.

Leggo Amnios

 

Agli amici romani (spettacolo annullato)

domenica 4 dicembre 2022



Quando l’attimo inventa il suo tempo- il teatro di Paolo Spaziani

Suggerisco agli  amici romani di non perdersi l’evento teatrale di Paolo Spaziani, con Letizia Corsini alla regia, che si terrà  al Teatro Stanze Segrete in via della Penitenza a Roma,  lunedi’ 12 dicembre alle 21. Si tratta di una versione di un poemetto di Georges Bataille. Vi rimando al link del teatro.

Di questo straordinario duo di teatranti ho scritto a proposito di un altro evento, che si tenne  a Milano nel febbraio 2018  Lor ga na crur, da testi di Antonin Artaud.

Lo riporto integralmente:

“ Lor Ga Na Crur: Paolo Spaziani incarna Antonin Artaud”

Si inizia con il silenzio, inevitabilmente. L’attore, Paolo Spaziani, è seduto su un cubo e sembra attendere l’ispirazione con un aspetto fra il meditabondo, lo stranito, l’indifferente. Il pubblico lo scruta,  in attesa. Il palco è piccolo, angusto, claustrofobico. Spetterà all’attore rivelare le sue potenzialità nascoste,  dove la parola si riscopre canto. 

Ed ecco dunque,  come un’improvvisa eruzione, che  comincia il dire. Ed è un fiume in piena che utilizza un testo ispirato ad Artaud, accostando le due lingue, francese e italiano,  per ispezionare il limite stesso di ciò che chiamiamo realtà e infrangerlo con l’irruzione nel linguaggio dei segni del caos,  prelinguistico e primordiale,  qui annunciato anche  dalle glossolalie che sono  già nel titolo dello spettacolo, Lor Ga Na Crur. 

Tutto ciò per restituirci le fascinazioni dell’immediato, facendo saltare le sovrastrutture linguistiche, per ridarci il senso di un altrove tanto più potente quanto più la parola è spinta nel precipizio di una dizione puramente musicale. Il testo  è un furente attacco ai concetti di realtà, identità,  essere, Dio, mondo; tutto l’armamentario delle menzogne metafisiche che fanno dell’uomo un recluso sul fondo dell’abisso.

Nell’interpretazione magistrale di Paolo Spaziani la poesia cessa di essere un morto significato letterario per divenire flusso melodico, rituale magico che si contrappone, anche con violenza, alla magia nera sociale, quell’insieme di codici e convenzioni che rendono la nostra esperienza del mondo “tristemente carceraria” come si legge nella presentazione dello spettacolo.

La letteratura viene disintegrata, non è più scrittura ma ritrova l’oralità come suo fondamento. Così Paolo Spaziani riscopre Artaud come fatto musicale, lo reinventa, mescolando con leggerezza i linguaggi, il francese, l’italiano e quello strano grammelot glossolalico che rappresenta la cifra dell’ultimo Artaud. L’estraneità del poeta francese al mondo, alla letteratura, all’essere, al senso, a quello che Auden chiamava ”il dialetto della tribù” e Artaud stesso “la fogna del pensiero di tutti” è assoluta e con rigore assoluto la voce di Spaziani ce la mostra in tutta la sua radicalità. E la crudeltà di questo teatro si rivela soprattutto nella demolizione dei concetti che puntellano le nostre prigioni mentali.

Così,  in questo che è il più piccolo teatro milanese,  il Teatro Studio Frigia Cinque, con una scenografia spartana, una luce fissa e quasi dolente, con la regia di Letizia Corsini, il 16 e il 17 febbraio di questo 2018,  Paolo Spaziani ha regalato due serate indimenticabili di poesia allucinata,  ispirata a questo grande visionario che è stato Antonin Artaud. La voce di Paolo Spaziani, moltiplicando i moduli sonori, ha spaziato dal soffio al grido, dalla dolcezza all’orrore, senza mai perdere in consapevolezza musicale.

Lo spettacolo si riscopre evento e l’attore un negromante che contrappone il rigore scandaloso della propria musica interiore alla volgarità della rappresentazione. Così l’irrappresentabile della poesia demolisce la scena, la disincarna,  la dissipa. Essa non è più il luogo dove si replicano i rapporti di potere in seno alla società ma la crisi stessa di questi in un linguaggio che desidera ardentemente frantumarli. “Arte Anarchica”, si legge nel volantino di presentazione. Tutto si dissolve tranne la voce,  tranne il corpo, questo grande incatenato nel regno della Metafisica e dei concetti.

  Paolo Spaziani diventa Antonin Artaud, se questo nome può designare qualcosa di più di flussi, punti di forza, singolarità e ci restituisce così un’antica idea di teatro; è colui che esce dalla folla e comincia la cadenza di un canto tragico, al ritmo del ditirambo dionisiaco, un’idea antica  certo ma paradossalmente colma di un futuro che oggi pare  impossibile,  quando,  come  ha scritto  Foucault: “ Le parole di Artaud apparterranno al suolo stesso del nostro linguaggio e non alla  sua rottura. “

***

Andate a vedere Paolo Spaziani, in questa sua reinvenzione batailliana se credete che l’atto e l’attimo teatrale, spezzando i codici normativi,  ci possa restituire alla visione di un tempo più  profondo di quello che sperimentiamo vivendo o illudendoci di farlo. Grazie dell’ascolto.

 

Ettore Fobo


Jacques Rigaut

domenica 27 novembre 2022

 



"Voi siete soltanto poeti. Io sto dalla parte della morte."

J.R


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Sono sempre stato affascinato dal dadaismo e dalle sue figure quasi fantasmatiche come Jacques Rigaut. Scrivere e vivere rimanendo all’altezza della morte. Duro destino del poeta esule per condizione originaria e naturale.

Premio Apollo dionisiaco 2022

giovedì 10 novembre 2022

 


È di qualche tempo fa la notizia del Premio ricevuto (Riconoscimento al Merito della Giuria) al Premio Apollo dionisiaco  di Roma, per l'edizione 2022. 


È per la seconda volta che ricevo questo riconoscimento, importante soprattutto perché legato alle  pregevoli letture critiche  della professoressa Fulvia Minetti. Ci tengo particolarmente a farvele leggere perché sono fra gli interventi critici più esatti sulla  mia poesia, perché  in essa vi è un costante ed  eternoritornante  riferimento ai temi espressi dalla professoressa che li ha colti così bene. Naturalmente,  non uso a caso la parola eternoritornante. Potete consultare queste critiche e leggere le relative poesie online qui.


Apollo dionisaco  è  un Premio in cui il binomio poesia arte si riscopre inscindibile, perché oltre a poeti premia pittori, scultori e altri artisti;   esistono dei video che non commentano ma fanno da sfondo pittorico musicale alla parola della poesia. Sono molto emozionanti.  Vi rimando in questo caso a YouTube.


Ettore Fobo


Festival dell’Autore

venerdì 30 settembre 2022

 





Sono stato invitato  al “Festival dell’Autore” che si terrà a Sarzana. Io sarò presente il 2 ottobre dalle 16 a Palazzo Roderio, dove leggerò poesie tratte da “Canti d’Amnios” con accompagnamento musicale.  Il Festival è organizzato dall’”Associazione Poeti solo Poeti Poeti ” ed è legato al “Premio Internazionale Città di Sarzana”, dove sono in concorso con questa silloge.

Ettore Fobo