Una poesia di Armanda Guiducci

giovedì 17 ottobre 2024

 


 


Sono stato letteralmente folgorato da questi versi di Armanda Guiducci, letti casualmente pochi minuti fa su Facebook. Ve li sottopongo con l’emozione di una fresca scoperta. La poesia s’intitola

 



Sotto una stella impura



Nacqui con disappunto degli dei
sotto una stella esitante e impura
in mezzo a un mondo di uomini-coltello.
Avrei raccolto ginestre a braccia piene.
Ma ignoravo che il sole fosse a prestito.
A ogni primavera
venni potata come un bosso delle siepi.
Fui sventrata da uomini distratti
fui tradita da uomini leali
divorata e sputata
insomma amata-
amata come si amano le donne
secondo le leggi del profitto,
del potere, e della sopraffazione.

da “A colpi di silenzio”- Armanda Guiducci- Lanfranchi- 1982

In difesa della fantascienza - un breve brano di Tommaso Landolfi

giovedì 10 ottobre 2024

 

“Mi par chiaro che la sola letteratura fantascientifica è sulla strada giusta, e se ho detto altra volta il contrario tanto peggio, o l’avrò fatto per ignoranza dei testi migliori. Ossia la fantascienza sarà magari, oggi come oggi, priva di vere dimensioni e niente in sé, ma quel letterale rivolgersi al di fuori parrebbe nondimeno il solo atteggiamento ormai possibile…”

10 novembre 1959

***

da “Rien va” - Tommaso Landolfi, citato in “Live Dealer”- Lamberto Garzia- puntoacapo Editrice- 2024


Da “Fiori del Caos “- due poesie di Ksenja Laginja

domenica 29 settembre 2024


 


 


V



Questo essere minerali
atto trasformativo e litania
è l’enigma che incede
farsi divinazione
chiamare un nome
dirsi l’attesa.


* Il ventitré è composto dai numeri 2 e 3. Il numero tre è attivo e possiede
una grande forza energetica. Simbolo della conciliazione, la sua espressione
geometrica è il triangolo, simbolo del ritorno del multiplo all’unità.



VI*



Anche il cervo
conosce il suo destino
oltre la persistenza dell’ombra
che reclama un nome alla terra,
ma solo a chi prosegue
la caccia tocca la conta.



* Ventitré è un numero dispari



 ***  

Comincia con due poesie di Ksenja Laginja la pubblicazione di qualche estratto dall’antologia collettiva “Fiori del Caos”, che oltre che nel precedente link potete trovare in tutti i principali store online- l’antologia da me curata per Kipple Officina Libraria, legata al movimento del Mitorealismo del Sottosuolo.  Il l primo dei due manifesti da me scritti, per ora ancora clandestino e secretato, risale al febbraio 2020, poco prima della pandemia.

Vi lascio alla mia nota critica su Ksenja che si trova nella prefazione:

Ksenja Laginja è capace d’intensità e di condensazione, conosce le metamorfosi serpentine del linguaggio, le sue attese, i suoi enigmi, le sue strategie infine per sedurci. Perché il femminile opera per via dello stregonesco, del lunare. Opera in tutti noi nell’ambivalenza simbolica. Ksenja Laginja distilla una sintesi di elementi contradditori, in conflitto, nei suoi preziosi alambicchi, dove è la persistenza dell’ombra / che reclama un nome alla terra.

Viviamo con serenità tutte le contraddizioni, sembra proprio cantare Ksenja. Noi che inclusi nell’assenza siamo il precipitato chimico di un enigma che Laginja sintetizza in versi in cui parole del linguaggio scientifico sono usate in chiave divinatoria, e viceversa, insieme a segni che sembrano emergere dalla notte dei tempi mostrando la loro sconvolgente attualità.                                                                                                                                                      Ettore Fobo   

                                                                                                                                                                     

Quantum Cluster

sabato 21 settembre 2024


Su Lankenauta è stata appena pubblicata una mia riflessione sul romanzo "Quantum Cluster" di Lukha B. Kremo. Buona lettura.


Ettore Fobo

Anime belle

giovedì 19 settembre 2024

 


 

La grande letteratura non è certo per le anime belle, per le persone di buon senso, per  quelli che sono agli altri e a se stessi amici, come scriveva Montale, che infatti a detta di alcuni era una canaglia. Se prendiamo “A se stesso “di Leopardi e ci liberiamo dalle scolastiche reminiscenze di pessimismo cosmico, quello che rimane è un bel ringhio. Oppure penso a Majakovskij “ Spero credo non verrà mai/ per me l’infame buon senso.”

 E c’è al fondo di ogni scrittura un formidabile e impossibile da irreggimentare elemento di disubbidienza, una tendenza antisociale e un amore per il caos. “I poeti sono cattivi, cattivi dentro.”,  ripeteva sempre Moravia.

febbraio 2010

***

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo (inedito)

Una poesia di Aleksandr Blok

domenica 15 settembre 2024

 


GUARDI NEGLI OCCHI I LIMPIDI CREPUSCOLI

Guardi negli occhi i limpidi crepuscoli,

e la città dispone le fiammelle,
ed i vicoli odorano di mare,
cantano le sirene delle fabbriche.

E nell’indomabile trambusto
l’anima alle nebbie è abbandonata…
Ecco un rosso mantello svolazzante,
una voce di donna come corda.

E le tue intenzioni sono timide,
come le pieghe delle vesti d’oggi…
E le donne così spesso abbassano
e loro ciglia-frecce.

Chi hai scorto nella lubrica foschia?
Quali finestre nella nebbia brillano?
Qui il ristorante è chiaro come i templi
e il tempio è aperto come un ristorante…

Inutilmente l’anima è volata
verso questi inganni irrimediabili:
gli sguardi delle donne e i ristoranti
si spegneranno all’ora destinata.

dicembre 1906

***
da “Poesie” – Aleksandr Blok – traduzione di Angelo Maria Ripellino – SE – settembre 2016

Hypsas

lunedì 9 settembre 2024


Su Lankenauta è stata pubblicata una mia riflessione sul poemetto di Valerio Mello "Hypsas". Buona lettura per chi vorrà.

Ettore Fobo

Una poesia di Durs Grünbein

giovedì 5 settembre 2024

 






Vuoto interiore

Ogni qualvolta mi manca l’ispirazione, scrivo una fuga,
dice Giuseppe Verdi. E Čajkovskij cosa fa?
Io penso al mio onorario. E ne cavo fuori note.

Ogni qualvolta manca a me l’ispirazione, lavo i piatti,
Lavo, rilavo, lucido le stoviglie, pulisco i bicchieri,
meglio se con un bordo di rossetto. Intanto ripenso
alle donne della serata. Le più intelligenti.
Mi metto dalla loro parte. Indugio un bel po' sul balcone,
tengo alto lo strofinaccio, bandiera bianca, meditando
su da dove venga mai l’ispirazione. Oppure ascolto Satie –
sinfonia della città demente. Sono in modalità ricezione.

La mia mente è un calice di cognac, L’ultima goccia
evapora allo spuntare del sole. È come se non avessi mai
scritto un solo verso. O meglio: li ho scordati tutti.



*** da “Le parole non dormono”- Durs Grünbein – traduzione Valentina Di Rosa- Crocetti editore- febbraio 2023

Verità

sabato 10 agosto 2024

 


Quando uno pensa di aver trovato la Verità,  è invece  la Verità che ha trovato lui, e l’ha trovato morto, stecchito.

7 febbraio 2011


***

da "Aforismi di un bevitore di tè- Ettore Fobo (inedito)

Una poesia di Tina Caramanico

giovedì 1 agosto 2024


Crepuscolo


Crepuscolo improvviso in Piazza Duomo.
Luce violenta, estranea, bella. Gente
insolitamente oscura fluttua
nel vento arrivato da lontano.
Controluce si gonfiano le vele
dei cappotti aperti, nere.
Incantati per caso in un silenzio irreale,
eco di molti passi,
parole sussurrate, sorrisi.
18.14, luci. Questo cielo è altrove;
nessuno di noi è qui.

***
da “Guida a Milano invisibile”- Tina Caramanico – Nulla die – aprile 2011

Poesia e vergogna

sabato 27 luglio 2024


 


Che vergogna la poesia! Forse è solo una variante nobile dell’alienazione, una parente stretta dell’angoscia umana, come pensano i più.  Musil sosteneva che il poeta fosse soltanto qualcuno a cui un difetto congenito aveva impedito  di fare il giornalista. Sono anni che m’interrogo su questa vergogna della poesia e cerco di capirne la cause.

Forse perché la poesia è spudorata, mistificazione su mistificazione  i poeti creano la verità della propria carne, per cui un poeta è nudo davanti a tutti, nella sua menzogna e nella sua verità.

Forse perché ci sono troppi  velleitari, troppi aspiranti, troppi wannabe, e nessun lettore. Allora essere poeta diventa la corona del deficiente.

Forse perché il poeta è un isolato, rinchiuso nel carcere dell’arte, come un delinquente comune, clandestino dentro il linguaggio, essere fondamentalmente equivoco che si dedica al delitto della fantasticheria.

Forse perché la poesia è uno sguardo sul deserto in cui il deserto non ha voglia di rispecchiarsi.

Tanti forse non fanno nessuna verità, tuttavia rimane la vergogna gozzaniana, la pacca ignorante sulla spalla che significa “Povero poeta” oppure fra gli intellettuali ”Puah, un poeta. “

La più grande verità la scrisse Guido Gozzano, appunto.

Io mi vergogno,/  , mi vergogno d'essere un poeta!”

Tuttavia talvolta un poeta è acclamato come buffone di corte, in genere da morto. Colui a cui capita da vivo mi comincia a sembrare una foca ammaestrata che scrive versi che nessuno legge ma di cui tutti tessono lodi imbarazzanti,  soggiogati da Fama e Cultura di suddetta foca. 

Il poeta è quasi sempre personaggio alquanto ridicolo, uno  che non pensa solo di far quattrini,  che fantastica invece di rimboccarsi le maniche e dedicarsi a qualche attività lucrativa, quindi in questa società  follemente borghese  è un essere assurdo.

C’è poi un’ ulteriore colpa che peggiora la sua posizione, se questo poeta ha talento è spacciato. Lo percepirà soltanto come un peso e un fastidio, come una condanna all’isolamento. Nessuno lo capirà mai  il suo inutile talento, nessuno darà mai importanza alla sua immaginazione, e quanto più il suo talento di veggente sarà affinato  tanto più il nostro poeta  capirà la società indifferente. Ecco cosa scrive William Carlos Williams:

“E’ un’ossessione di chi ha talento che mediante un attacco diretto o qualche via traversa dell’intento conquisteranno il plauso del mondo. Cezanne. E  poiché alcuni nella vita un minimo di plauso l’hanno avuto, la finzione si è perpetuata. Ma la verità è che l’immaginazione non  essendo nulla, nulla ne sortirà.”

                                                                                                                                     13 luglio 2012

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da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo (inedito)

 

Se Maometto non va alla montagna…

sabato 20 luglio 2024

 


 


Caraibi? Non ho nulla contro i Caraibi, a casa mia son tutti benvenuti, anche l’Himalaya, se vuol venire, può citofonare tranquillamente, io gli apro, non ho paura, salga pure, se ha le palle per incontrarmi, ebbene, m’incontrerà anch’esso, non ho preclusioni son di bocca buona, mangio anche le montagne. I  Caraibi? Se vengono insieme alle Seychelles faccio loro lo sconto comitiva.

                                                                                                                                                         8 Febbraio 2011

 ***

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo (inedito)

Una poesia di Sylvia Plath

giovedì 18 luglio 2024

 




PECORELLA NELLA NEBBIA

Le colline sconfinano in bianchezza.
Persone o stelle
Mi guardano con tristezza, le deludo.

Il treno lascia una linea di respiro.
O lento
Cavallo colore della ruggine,

Zoccoli, dolenti campane –
Per tutta la mattina la
Mattina si è andata annerando.

Un fiore trascurato.
Le mie ossa hanno requie, i campi
Lontani mi sciolgono il cuore.

Minacciano
Di assumermi fino a un cielo
Senza stelle né padre, acqua buia.

***

da “Lady Lazarus e altre poesie”- Sylvia Plath- traduzione di Giovanni Giudici- Mondadori- nuova edizione febbraio 2023

Democrazia

lunedì 15 luglio 2024

 

 


Qualcuno grida:  ”Anarchia!”,  altri:  ”Così vuole il popolo!”, altri ancora “ Seguiamo il volere di Dio”, colui che dice :“La mia onnipotente volontà schiacci a terra le masse!”, è il tipo inquietante del dittatore ma  c’è in lui il residuo di un’onestà brutale,  ci sono in lui, che gridano,  i resti dello scimmione antico. La politica viene presa molto sul serio, l’uomo ama vendere l’anima ai propri idoli, e dopo averli  eretti sul piedistallo, vederli cadere nella polvere. E con essi cade a terra la sua stessa anima  ma chi se ne importa.  

 

Nelle dittature si sogna la democrazia, nelle democrazie non si va a votare, “Perché tanto sono tutti uguali.” Coloro che hanno dato la vita per la libertà forse non sapevano che a riceverla sarebbero stati perlopiù i devoti ammiratori dello scimmione assassino, e che volentieri la barattano per una televisione nuova, per un frigorifero,  o per l’ultimo modello di smartphone.  Salvo poi lamentarsi: “Non ci sono più i valori di una volta”. Così viene sprecato il lusso della democrazia e popoli interi ipnotizzati vagano, trascinati dal desiderio di libertà, nome che danno alla più dorata delle loro catene, la più scintillante.

 

11- 15 giugno 2014

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo (inedito)

Traduzioni in inglese

giovedì 11 luglio 2024


Tre poesie contenute in “Canti d’Amnios” sono state tradotte in inglese dal poeta italo-britannico Massimo Fantuzzi e pubblicate sul numero 32 della rivista americana Triggerfish Critical Rewiew a questo link.
Si tratta per la precisione di: "Adolescenza", "Vertigine" e "Lapsus a matita".

Nella rivista sono presenti anche miei scritti critici relativi ad alcuni poeti americani lì antologizzati.

Ettore Fobo





Orrore di sé e Speranza

domenica 7 luglio 2024



 Più vado avanti con l’età più noto con  che sulla Terra c’è pochissimo amore e quel pochissimo che c’è è spesso molesto. La maturità è questa consapevolezza che nell’umano c’è poco di buono  e tanto di marcio, fanatico, violento, assurdo. Riconoscersi in questo specchio mi soffocava in gioventù. Dopo che la sofferenza mi ha schiantato, sono rinato scettico. Il mio scetticismo sa che chi non ha mai provato  orrore di sé e della  Specie è un bruto senz’anima. Da bruti senz’anima è formata la gran massa degli anonimi che vedo sciamare per le strade di Milano ogni giorno,  e li vedo attraverso  un quadro di Munch,  Sera sul viale Karl Johan, in cui sbiadite figure con il volto appena accennato  passano su quel viale di Copenaghen come stupefatte o meglio in uno stato di  narcosi. Fantasmi sul “panorama elettrico del mondo” come lo chiama Campana. Fantasmi senza un volto, un nome, un senso,  un perché. Moltitudine cannibale. Quello che i cristiani chiamano “il prossimo”. Ma la cosa più terribile e che questi figuranti dell’assurdo sono sicuramente tutti animati dalla peste più nera dell’universo: la Speranza. Essa è così malevola che li fa  addirittura figliare. Non solo cannibali, non solo feroci e invidiosi,  non soltanto fantasmi  e nullità  rancorose ma soprattutto, nonostante tutto questo o forse a causa di tutto questo,   incurabili ottimisti.

24 settembre 2016

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo- inedito



Invenzioni che producono la Storia

domenica 30 giugno 2024

 



L’uomo soffre. E allora inventa Dio, rimedio allucinatorio. L’uomo soffre ancora. E allora inventa il Peccato,  per soffrire meglio.

10 febbraio 2016

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo  (inedito)

Michel Foucault

martedì 25 giugno 2024

 


Nel quarantennale della sua morte, avvenuta il 25 giugno del 1984,  ricordo Michel Foucault con questo brano  tratto da “Storia della follia nell’età classica”:

"Forse, un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia. La sua figura si sarà racchiusa su se stessa non permettendo più di decifrare le tracce che avrà lasciato. Queste stesse tracce non appariranno, a uno sguardo ignorante, se non come semplici macchie nere? Tutt’al più faranno parte di configurazioni che a noi ora sarebbe impossibile disegnare, ma che in futuro saranno le indispensabili griglie attraverso le quali render leggibili, noi e la nostra cultura, a noi stessi. Artaud apparterrà alla base del nostro linguaggio, e non alla sua rottura; le nevrosi, alle forme costitutive (e non alle deviazioni) della nostra società. Tutto quel che noi oggi proviamo relativamente alla modalità del limite, o della estraneità, o del non sopportabile, avrà raggiunto la serenità del positivo. E quel che per noi designa attualmente questo Esterno rischia veramente un giorno di designare noi, proprio noi."

Aforismi di un bevitore di tè

domenica 23 giugno 2024

 

 


Comincio da oggi sul blog la pubblicazione di una scelta di brani tratti da una raccolta di aforismi e scritti brevi che ho composto anni fa. S’intitola “Aforismi di un bevitore di tè”. Comincia con un breve brano che sottopongo alla vostra attenzione. Grazie dell’ascolto.

Perché non leggo libri con la parola feeling nell’incipit

Mi piace nello scrittore la mancanza di ogni attitudine sociale, l’incapacità anche arrogante (me ne sto in un angolo a depensare) di arringare un pubblico con aria di conoscerlo, di avere domiciliato nello stesso letto che oggi è fatalmente letto televisivo.

Quindi poca o nulla visibilità televisiva (Debord, Ceronetti), libri che non nascono per intrattenere platee  ma per esigenze anche compulsive, viscerali, brutali (Artaud, Sade), facce scavate dallo stile, che è il carattere (Benn, Pasolini). Carattere che è la ferita essenziale della psiche, la grande incisione del collettivo sulla pelle. È  nell’urto fra individuo e mondo, nello shock  che ne consegue, nell’enorme spargimento di sangue e parole, che si trova la grande letteratura, non nell’acquiescenza a modelli interpretativi a consumo delle folle. E niente consolazione per favore, niente linguaggio plastificato di matrice sociale, niente imitazione della sedicente Verità. Lo stile è la dura conquista della solitudine e dei solitari, il linguaggio si plasma nelle conversazioni interiori, e là che affiora quella bestia sacra chiamata pensiero. La letteratura sia  dunque uno sguardo di demone sulle nostre consuetudini angeliche, o viceversa uno sguardo angelico sulle nostre ebrietudini demoniache.

3 ottobre 2010

Ettore Fobo

 

La trascendenza erotica e l'infinita connessione

martedì 28 maggio 2024


Ho appena pubblicato una riflessione ad ampio raggio sul Movimento del Connettivismo partendo dal libricino, fragile, inquietante e decisivo, di Sandro Battisti, uno dei fondatori di questo Movimento: "Quantorgasmi liminali". Ecco il link su "Bibbia d'Asfalto". Buona lettura.

Ettore Fobo