Television: the drug of the nation

sabato 25 luglio 2020


"Do you know we are ruled by Tv?"

Jim Morrison

La televisione è quel blob escrementizio o se vogliamo quell’escrescenza tumorale del pensiero unico collettivo tribale.  Questo pensiero  mi coglie improvviso: scarica di consapevolezza nelle vene cablate del vuoto.

 La televisione, questa agorà virtuale in cui più nessuno parla al proprio orecchio ma ciascuno rimesta nel torbido e nella melassa dei luoghi comuni che puntellano la propria identità fantasma. La televisione è il non luogo in cui siamo da tempo immersi, è la realtà di chi vive realmente come propri i sogni della Macchina del Consumo, cioè tutti, me compreso.

Ettore Fobo

Facebook e altri non luoghi di una perenne alienazione

domenica 12 luglio 2020




Confesso,  ed è  per chi mi conosce un’amara confessione,  che mi sono deciso,  dopo molta riluttanza, ad aprire un account Facebook. Sono anni che ne parlo male, ed eccomi qui, agganciato anch’io a questo vortice, la mia faccia impressa in questo continuum di infernali  futilità. So bene che se il “mezzo è il messaggio” qui tutto è fagocitato dall’impersonalità di un blob, il messaggio annientato, il pensiero distorto e omologato, è il Mercato di cui scrive Nietzsche, in cui ogni  parola realmente autentica è bandita. Non da una subdola censura ma perché sommersa dalla massa di informazioni che si presentano ogni volta come verità definitive ma sono irrilevanti.

Per non parlare delle privacy. Si finisce per sapere cose anche importanti su persone che nella vita quotidiana sono delle sconosciute, con le quali magari ci si saluta a stento,  solo perché si è “amici” su Facebook. E potrei continuare. Credo che sia impossibile  usare Facebook e sia molto facile esserne usati manipolati, marchiati nel profondo. Allora perché sei entrato a farne parte? È la domanda dei più scaltri fra i miei lettori.

Semplice: un pensiero si è intrufolato nel mio dormiveglia  e ho concluso che da poeta ho il dovere di conoscere Facebook. Per me è come la discesa nell’Inferno dantesco o nell’Ade orfica. Esagero forse ma ahimè, son fatto così. Vi ricordo il libro di Luigi Siviero, di cui ho scritto tempo fa su Lankenauta.

Se Facebook è il regno della visibilità imposta come bene sommo, cosa c’entrano i poeti, da sempre devoti all’invisibile? “Mi sono sempre rifiutato di diventare la fogna del pensiero di tutti” chiosa ormai utopisticamente Artaud, che ha pagato questa purezza di intenti con l’alienazione mentale. E potrei scriverne ancora ma in questo periodo di pensiero la scrittura mi pesa un po’. E Io? E Facebook? Irrilevante che io parli di Dio o delle mie deiezioni per  la stessa natura del mezzo. Dunque? Sperimentazione. Mi tocca, sebbene obtorto collo.

Vedremo.

Ettore Fobo