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Contro la Scuola e la narrazione che fa di sé stessa

sabato 2 agosto 2025



Vincendo le mie idiosincrasie verso la società del controllo, nel febbraio- marzo del 2020, per necessità dovuta alle restrizioni della pandemia, ho aperto con riluttanza, ma anche con curiosità, un account Facebook.

Ed è proprio da questa piattaforma che estrapolo questa citazione, dalla Pagina Fb del blog “Scuola libertaria”:



“Le masse sono talmente abituate alla schiavitù, talmente educate all'autoproduzione ciclica della gabbia in cui sopravvivono, che parlar loro di vita felice e di libertà le pone in un atteggiamento di ilarità, nel migliore dei casi. Chi dalle mani del popolo ha ricevuto il potere dorme sonni tranquilli, perché come cane da guardia possiede il migliore che sia possibile immaginare: il popolo da lui stesso istruito. È il capolavoro della scuola: addestrare il popolo a difendere coloro che da millenni lo percuotono, sino a fargli desiderare e perpetuare questo assetto sociale, è il capolavoro assoluto del capitalismo e della pedagogia che è sempre al suo servizio! Descolarizziamo la società!”



Ho, a mia volta, commentato così sulla mia pagina:

"Come sempre Scuola Libertaria con lucidità martella gli stereotipi della nostra decrepita civiltà di zombie laureati. Come commento, mi limito a citare una frase di Carmelo Bene: " In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo". Glielo hanno insegnato? Certamente. Hanno creduto a questi insegnamenti? Allora se lo meritano. Unica possibilità: vivere nascosti, eludere il chiacchiericcio mondano, sperimentare break through a raffica, cantare al proprio orecchio, passare al bosco, e in pompa magna”


Grazie dell’ascolto.

Ettore Fobo

 

HELENA - questo sì che è amore

mercoledì 15 giugno 2022


da Facebook:

 "Helena, una prostituta carioca, si racconta mentre fa sesso online con un cliente, parlando degli innumerevoli amanti, uomini e donne, del suicidio della madre, del padre che cercò di salvarla dalla perdizione, del quartiere di classe medio-alta in cui è cresciuta a Rio de Janeiro, di una vacanza a Búzios... La scoperta di un universo umano sorprendente, lontano dagli stereotipi e dai pregiudizi."

"Helena è il personaggio attraverso cui Gennari mostra le piaghe e le pieghe di un pornocapitalismo che ci è entrato oramai nel sangue". (dalla prefazione di Ettore Fobo).

In prevendita a questo link. Se il romanzo riuscirà  a pre-vendere almeno 90 copie, il libro uscirà in libreria in Italia.

Il costo di una copia è 11 euro più spese di spedizione. "

Di questo romanzo ho curato la prefazione. Tra qualche giorno la pubblicherò sul blog. Lo consiglio caldamente.

Ettore Fobo

 

 


 

 

 

 

Facebook e altri non luoghi di una perenne alienazione

domenica 12 luglio 2020




Confesso,  ed è  per chi mi conosce un’amara confessione,  che mi sono deciso,  dopo molta riluttanza, ad aprire un account Facebook. Sono anni che ne parlo male, ed eccomi qui, agganciato anch’io a questo vortice, la mia faccia impressa in questo continuum di infernali  futilità. So bene che se il “mezzo è il messaggio” qui tutto è fagocitato dall’impersonalità di un blob, il messaggio annientato, il pensiero distorto e omologato, è il Mercato di cui scrive Nietzsche, in cui ogni  parola realmente autentica è bandita. Non da una subdola censura ma perché sommersa dalla massa di informazioni che si presentano ogni volta come verità definitive ma sono irrilevanti.

Per non parlare delle privacy. Si finisce per sapere cose anche importanti su persone che nella vita quotidiana sono delle sconosciute, con le quali magari ci si saluta a stento,  solo perché si è “amici” su Facebook. E potrei continuare. Credo che sia impossibile  usare Facebook e sia molto facile esserne usati manipolati, marchiati nel profondo. Allora perché sei entrato a farne parte? È la domanda dei più scaltri fra i miei lettori.

Semplice: un pensiero si è intrufolato nel mio dormiveglia  e ho concluso che da poeta ho il dovere di conoscere Facebook. Per me è come la discesa nell’Inferno dantesco o nell’Ade orfica. Esagero forse ma ahimè, son fatto così. Vi ricordo il libro di Luigi Siviero, di cui ho scritto tempo fa su Lankenauta.

Se Facebook è il regno della visibilità imposta come bene sommo, cosa c’entrano i poeti, da sempre devoti all’invisibile? “Mi sono sempre rifiutato di diventare la fogna del pensiero di tutti” chiosa ormai utopisticamente Artaud, che ha pagato questa purezza di intenti con l’alienazione mentale. E potrei scriverne ancora ma in questo periodo di pensiero la scrittura mi pesa un po’. E Io? E Facebook? Irrilevante che io parli di Dio o delle mie deiezioni per  la stessa natura del mezzo. Dunque? Sperimentazione. Mi tocca, sebbene obtorto collo.

Vedremo.

Ettore Fobo

Potenza di Pasolini e miseria di Facebook

sabato 7 novembre 2015





Intervengo brevemente nella recente polemica sorta intorno alle velenose dichiarazioni di Gabriele Muccino sul cinema di Pier Paolo Pasolini, non tanto per dichiarare il mio disaccordo con Muccino che definisce molto negativamente l’opera cinematografica del poeta, quanto per sottolineare che l’intervento mi pare motivato, più ancora che da odio politico o da insofferenza estetica,  dalla volontà di mettersi al centro dell’attenzione mediatica. C’è riuscito, come dimostra anche questa mia nota. Un suo film, infatti, è attualmente nelle sale. Il clamore che le sue affermazioni hanno suscitato gioverà sicuramente agli incassi. Buon per lui.

Non difenderò dunque i film di Pasolini a spada tratta (il quarantennale della morte è stato per me occasione per rivedere in prima serata Mamma Roma e in seconda Il Decameron), mi limiterò a notare che mi ero completamente dimenticato dell’esistenza di Muccino. In futuro penso che mi ricorderò di lui unicamente per questo suo misero e arrogante J’accuse. Potenza di Pasolini!

Certo, nessuno può considerarsi immune dalle critiche, però queste di Muccino mi sono parse esagerate, sbrigative, inconsistenti e pretestuose. Si può dire che Pasolini non fosse un purista dell’immagine  cinematografica, si può dire che nel suo cinema il contenuto sia a volte più importante della forma ma ritenerlo sgrammaticato filmicamente, o addirittura amatoriale, è francamente eccessivo, se non addirittura frutto di un puerile delirio di egocentrismo. Pasolini non aveva forse la precisione crudele di Kubrick o Rossellini ma la freddezza icastica del grande cinema sicuramente. Dietro le  immagini dei  suoi film c’è un sostrato pittorico e visionario potentissimo che non va trascurato.  Poi, cosa rara per un regista, aveva una visione del mondo, non ha raccontato soltanto la visione che il mondo ha di se stesso (per inciso, come mi sembra faccia Muccino, da quel poco che ho visto di lui ma in questo caso davvero dico Muccino per non dire “tutti”.)

Ho letto anche che Muccino per le sue dichiarazioni improvvide è stato sepolto sotto una valanga d’insulti. Nonostante non sia d’accordo con lui, ho una sola parola per descrivere quest’usanza molto comune su Internet: barbarie.

Infine una considerazione: Facebook è davvero il luogo ideale per sparate di questo genere e per suscitare simili reazioni belluine.  In questo caso aveva  ragione McLuhan, ”Il mezzo è il messaggio”. Mezzo scadente, messaggio scadente.