sabato 7 gennaio 2012
Una delle protagoniste di questo strano libro di Brodskij, Fondamenta degli Incurabili, edito da Adelphi, è la luce invernale di Venezia, “città dell’occhio”. Qui si tratta del rapporto fra questo grande poeta e grande esule russo e la città lagunare, acquatico regno di specchi profondi, di pizzi, di vicoli, esperienza della vista innanzitutto con i suoi palazzi su cui sfavilla questa luce quasi astratta, che vibra nel freddo decembrino come una rivelazione.
Brodskij aveva l’abitudine di soggiornare tutti i mesi di dicembre a Venezia, in vacanza, e aveva scelto proprio questo periodo perché spinto dalla particolare bellezza della città, che l’inverno rendeva ai suoi occhi ulteriormente magica. Come sempre accade con uno scrittore, la sua passione per Venezia è filtrata attraverso referenti letterari e cinematografici, il romanzo di un dimenticato autore francese dell’Ottocento, Il film di Visconti, Morte a Venezia, contatti che nel racconto di Brodskij diventano quasi presagi, come la gondola di rame posseduta dal padre, presagi di quella che negli anni sarebbe diventata una vera e propria ossessione. La grande madeleine che legò per sempre Brodskij a Venezia è l’odore della alghe sotto zero, che gli ricordava il Baltico.
“Era una notte di vento, e prima che la mia retina avesse il tempo di registrare alcunché fui investito in pieno da quella sensazione di suprema beatitudine: le mie narici furono toccate da quello che per me è sempre stato sinonimo di felicità, l’odore delle alghe marine sotto zero. “
Fondamenta degli Incurabili è un libro attraversato da una strana forza alchemica, sarà il linguaggio meditato, orfico e onirico, sarà il tema, Venezia, città misteriosa per antonomasia, è un libro che elogia la lentezza dell’inverno, dei suoi tramonti.
E’ l’acqua, l’elemento fluido che per Brodskij rispecchia il tempo, l’altra grande protagonista di questo scritto indefinibile. Acqua pericolosa, che rischia di sommergere la città, acqua che però “abbellisce il futuro” e dà alla città l’esatta dimensione della sua “funzione (…) nell’universo”. La scrittura di Brodskij procede per slittamenti, balzi non lineari, costruendo una storia che è insieme un collage di frammenti, operando così come la memoria e affidandosi al flusso di coscienza.
Nella parte finale Brodskij girovaga come in un sogno per le vie di Venezia, si ferma a un bar, il Florian, e come in una visione gli appare Auden, il poeta, insieme ai suoi amici, che racconta una storia. Perché questo è un testo in cui molto spesso la fantasia prende il sopravvento mescolando elementi di realtà ad altri di puro sogno. Venezia qui pare il nutrimento di un’immaginazione acquatica che come l’acqua vuole riempire tutti i vuoti, colmarli. In questo testo assistiamo anche all’incontro di Brodskij con la vedova di Pound, scopriamo la passione dell’artista russo per la poesia di Montale, c’è anche una sorta di (non) storia d’amore con una veneziana e soprattutto vediamo come a Venezia il corpo stesso divenga veicolo dell’occhio, con la retina che fatica a intrappolare lo splendore metafisico della luce.
Tutti questi elementi la luce, l’acqua, la bellezza, il sogno, amplificano la sensazione d’ intimità con qualcosa di misterioso; vista anche attraverso i suoi leoni, le sue statue di chimere e di mostri, Venezia mostra di essere una città magica, e Brodskij replica la sua magia nello stile della sua scrittura, che celebra la nebbia, l’oscurità, l’inverno e la sua luce pallida, con estremo rigore e coerenza.
Brodskij aveva l’abitudine di soggiornare tutti i mesi di dicembre a Venezia, in vacanza, e aveva scelto proprio questo periodo perché spinto dalla particolare bellezza della città, che l’inverno rendeva ai suoi occhi ulteriormente magica. Come sempre accade con uno scrittore, la sua passione per Venezia è filtrata attraverso referenti letterari e cinematografici, il romanzo di un dimenticato autore francese dell’Ottocento, Il film di Visconti, Morte a Venezia, contatti che nel racconto di Brodskij diventano quasi presagi, come la gondola di rame posseduta dal padre, presagi di quella che negli anni sarebbe diventata una vera e propria ossessione. La grande madeleine che legò per sempre Brodskij a Venezia è l’odore della alghe sotto zero, che gli ricordava il Baltico.
“Era una notte di vento, e prima che la mia retina avesse il tempo di registrare alcunché fui investito in pieno da quella sensazione di suprema beatitudine: le mie narici furono toccate da quello che per me è sempre stato sinonimo di felicità, l’odore delle alghe marine sotto zero. “
Fondamenta degli Incurabili è un libro attraversato da una strana forza alchemica, sarà il linguaggio meditato, orfico e onirico, sarà il tema, Venezia, città misteriosa per antonomasia, è un libro che elogia la lentezza dell’inverno, dei suoi tramonti.
E’ l’acqua, l’elemento fluido che per Brodskij rispecchia il tempo, l’altra grande protagonista di questo scritto indefinibile. Acqua pericolosa, che rischia di sommergere la città, acqua che però “abbellisce il futuro” e dà alla città l’esatta dimensione della sua “funzione (…) nell’universo”. La scrittura di Brodskij procede per slittamenti, balzi non lineari, costruendo una storia che è insieme un collage di frammenti, operando così come la memoria e affidandosi al flusso di coscienza.
Nella parte finale Brodskij girovaga come in un sogno per le vie di Venezia, si ferma a un bar, il Florian, e come in una visione gli appare Auden, il poeta, insieme ai suoi amici, che racconta una storia. Perché questo è un testo in cui molto spesso la fantasia prende il sopravvento mescolando elementi di realtà ad altri di puro sogno. Venezia qui pare il nutrimento di un’immaginazione acquatica che come l’acqua vuole riempire tutti i vuoti, colmarli. In questo testo assistiamo anche all’incontro di Brodskij con la vedova di Pound, scopriamo la passione dell’artista russo per la poesia di Montale, c’è anche una sorta di (non) storia d’amore con una veneziana e soprattutto vediamo come a Venezia il corpo stesso divenga veicolo dell’occhio, con la retina che fatica a intrappolare lo splendore metafisico della luce.
Tutti questi elementi la luce, l’acqua, la bellezza, il sogno, amplificano la sensazione d’ intimità con qualcosa di misterioso; vista anche attraverso i suoi leoni, le sue statue di chimere e di mostri, Venezia mostra di essere una città magica, e Brodskij replica la sua magia nello stile della sua scrittura, che celebra la nebbia, l’oscurità, l’inverno e la sua luce pallida, con estremo rigore e coerenza.
10 commenti:
Ottimo articolo, come sempre.
Un saluto per il primo post dell'ultimo anno dell'ultimo ciclo del calendario Maya.
PS: stiamo lavorando per te.
Grazie, Kremo. Io invece ti faccio i miei complimenti per le belle immagini di mail art che ci sono sul blog della NeoRepubblica. Ciao.
Incredibile il caso... l'ho letto dieci giorni fa in preparazione ad un viaggio a Venezia.
Complimenti e Buon Anno caro Ettore.
Alex
Un'altra coincidenza la vedo sul tuo blog, Logos. Sto leggendo anche io Transtromer. Buon anno.
Grande poeta... la lugubre gondola è un testo infinito... ti piacerà.
Alex
Mi é piaciuto molto questo post,anche perchè son veneziano e strano ma vero,non l'avevo letto questo Fondamenta di Brodskij.
Se non hai nulla in contrario lo posto anche sul nostro blog.Ciao
Ok, puoi postarlo. Grazie dell'apprezzamento.
grazie a te
E' bellissimo questo post, vibra di mistero già nelle prime righe in cui parli di laguna, di un acquatico regno di specchi profondi, di luce astratta e freddo decembrino, di rivelazione.
Chissà se l'acqua abbellisce il futuro annunciando lo sprofondare nella morte? La bellezza di un presagio appunto. Forse.
Ho troppe troppe domande. Chi sono gli incurabili? Da cosa non guariranno mai?
La luce pallida di questo "strano libro" si riflette sulle tue parole.
Oppure, è il contrario?
Qui è sempre un viaggio incredibilmente affascinante, Ettore.
Elena
Fondamenta degli incurabili è un luogo che si trova a Venezia, Brodskij ci capita dopo aver incontrato la vedova di Pound, il cui scopo nella vita era minimizzare le colpe politiche del marito, legato al fascismo e antisemita. Qualcuno pensa che gli incurabili siano loro. Grazie delle belle parole, Elena, un caro saluto.
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