Mister Prufrock e signora- 1920

mercoledì 6 ottobre 2010


I

Il giorno declina sul far della sera,
lasciata la sua maschera in ufficio
egli riprende la via del poema.
Tuttavia lo ferisce il lampione
colla sua prosa da anima in pena.

II

Sotto il pergolato parlano
del più e del meno, il cuore
pompa regolare il suo sangue,
la mente opera le sue distinzioni :
fato di concetti, legge superna.

“A che pro queste noie?”

La domanda galleggia un istante,
uno sbuffo la liquida scortese,
e un “ Non fare domande oziose”
li riporta a tartine al prosciutto,
dove si estenua tutto il residuo
desiderio di vita e di gioia.
Resta da tirare fuori una morale
da queste tutto sommato
molto borghesi faccende ;
il poeta ha il compito di dire alla dama
le parole alate, che mutano il mondo.
Ma la sua faccia troppo tradisce
una stretta parentela coll’ombre:

“C’è un qualche film da vedere?
Un bel concerto da ascoltare?
Un vuoto silenzio da imbronciare?”


Basteranno queste cose a trasformare
il disprezzo di sé, che forse li accomuna,
in una sterile o stoica accettazione
del puro e semplice dato di fatto ?

Si alzano, pagano il conto,
si incamminano
verso un davvero ironico orizzonte;
le catastrofi del cuore ben sigillate
in una qualche smorfia
di compunto auto-inganno .

da Sotto una luna in polvere- Ettore Fobo- Kipple Officina Libraraia- 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi piace moltissimo: il contenuto è comune a molti, ma è trattato con estrema originalità poetica. E contiene anche un giusto velo sfuggente che pone mistero e fantasia nel lettore.
Complimenti!

Marta

(colei che commentò il post su Sylvia Plath...dimenticai di firmare, ahimé :P)

Ettore Fobo ha detto...

Grazie Marta,un saluto.