domenica 30 novembre 2014
Mark Strand è morto ieri 29 novembre
2014. Penso che sia scomparso uno dei poeti più significativi della nostra
epoca amara. Cantore del vuoto, dell’assenza, interprete ironico e raffinato
del nichilismo contemporaneo, egli ha rappresentato molto anche per me. In
questo blog potete trovare diversi articoli a lui dedicati e una sua poesia nell’etichetta
Mark Strand. Se ne va un grande poeta, il mondo probabilmente non se ne
accorgerà nemmeno ma da ieri è più povero.
9 commenti:
Ho letto di lui proprio grazie a te, qui sul tuo blog.
Immensa mancanza.
@ Euridice
È un poeta che mi ha davvero segnato, ispirato, guidato. La scoperta più importante degli ultimi cinque - sei anni, perlomeno.
E' stato un giorno triste.
@Logos
Triste sì. Rimarrà la sua opera. Indelebile, nella memoria di tutti quelli che l’hanno conosciuta, a dispetto di sua Maestà l’Oblio. Il Monumento aspetterà sempre che si levi una voce per consacrarlo a nuova, sebbene effimera, vita e lancerà nei secoli il suo enigmatico, ambiguo, imperscrutabile, messaggio. Nessuno come Strand si è costruito, si è coltivato, una qualche posterità. Più di tutti, Strand è un poeta del futuro, che ha sedotto il futuro e non l’ha fatto con la magniloquenza ma rendendosi evanescente fino all’anonimato. Metto “Il Monumento” fra i grandi libri del Novecento ma in realtà, come sai bene, esso non appartiene a nessun tempo se non a quello, impensabile, della grande poesia, della grande letteratura; libro così geniale e genialmente semplice da essere diabolico.
Devi la mia scoperta di Strand proprio a Logos. Ho iniziato a leggerlo solo di recente, grazie alla sua intermediazione. E anche se non è bello dirlo in questo momento, per me è comunque di conforto sapere che mi restano ancora vastissimi settori della sua opera da esplorare. Una magra consolazione, in un'epoca che ha più bisogno che mai di poeti liberi e capaci di imporsi con la loro voce sul rumore di fondo che ci sommerge.
@ X
Voci libere ce ne sono sempre state poche o meglio poche di esse sono state ascoltate. Negli anni Sessanta Ginsberg diceva che sarebbe stato sempre più difficile che una voce autentica arrivasse a farsi sentire, in una realtà culturale gestita da gruppi di potere e da lobby. Oggi trovo che la libertà confini con l’isolamento; una voce autenticamente libera può essere ignorata o addirittura ostracizzata. In Italia, in particolare, vedo poca libertà e tanto servile conformismo. Montale trovò un’espressione fantastica per definire il brusio che ci sommerge. Lo chiamò
“vociferante abracadabra”.
the poet could not speak of himself,/ but only of the gradations leading toword ih and away. strand lo ricordo così. saluti
toward him, naturalmente
Grazie per il tuo ricordo, Eustaki.
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