sabato 9 gennaio 2016
Si staglia netto il campo, e il
cielo (color pattume) rifiorisce
nell’altitudine, permettendoti
noie, silenzi, e gioconde risate
interiori, mentre il sole scava.
Di sera s’alza un vento perspicace
ribelle di sua natura, ma umilmente
impiegato a spazzarmi gli occhi
di pulci.
S’attende la sera ch’io sia meno
brava, ch’io possa ancora alzare
gli occhi a tanta serenità la quale
non è per niente nei giornali annunciata
come pericolosa vergine.
Ma io nel mio armadio ho cose buone
friabili per la vista di queste
montagne inoperose che tutto dànno
al mio sovvenirmi della fame.
Ho anche una tristezza nel ginocchio
che non si piega a tutte le passeggiate
ma infedele domanda grazia e anche
costanza. Si siede e sviene, non
hai alzato le tende ancora? E purgatorio
non è così ribelle che non tenti
ancora di vestirsi di gramaglie per
poi sapere che non è cosa vana
questo amare, incauta.
***
Tratta da “La libellula e altri scritti”- Amelia Rosselli – Se - 2010
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