domenica 1 dicembre 2019
Per chi sulla piazza del mercato si apparta per parlare al proprio
orecchio; per gli iperborei senza saperlo
Le parole sono importanti, siamo tutti noi attraversati da riverberi
di narrazioni, lacerti di discorsi che abbiamo sentito, proverbi sussurrati da
padri e da madri che hanno avuto per noi peso di verità definitive, autori
morti hanno forgiato la nostra visione. Poi incontri casuali hanno deviato il Destino,
l’assurdo si è seduto al banchetto e ha minacciato di mangiarsi tutto. E allora?
Dove il senso? È il Novecento. ”La vita non ha senso, il sapere strangola,
troppo sapere accresce dolore.” Tutti i refrain dello spirito nichilista.
Spirito che vive nell’attuale, che ha come sfondo la televisione, internet, gli
smartphone e la loro raffica di notifiche, la chiacchiera da bar assurta a
verità metafisica in un post di Facebook. L’attuale, ho detto, non a caso, ricordate? Le parole sono importanti.
L’attuale, non il presente. Ebbene, per come va il mondo contemporaneo il
presente può essere letto solo dalla lente del futuro e coloro che vivono nell’attuale non hanno ancora metabolizzato
Copernico, rimangono tolemaici gli è sfuggito questo aspetto di apparentemente minima, in realtà enorme, mutazione antropologica. Dei mondi infiniti di
Giordano Bruno non sanno che farsene .
Per questo scegliendo il futuro come campo d’azione i connettivisti
finiscono per intercettare il presente, laddove ai poeti tocca invece addirittura l’immediato. Vale a dire: se
io dico una metafora questa fondendo due termini diversi per analogia finisce per sintetizzare l’universo come una
formula di fisica. Esempio: “quell’uomo è un leone” opera una sintesi estrema
che rende inutili mille discorsi per
descrivere quell’uomo. Leone è sufficiente, è intuitivo. Cos’è un poeta
connettivista? È un poeta che mette in connessione il sapere scientifico con
quello letterario, quello religioso quello biologico. Quello esoterico con quello
informatico etc..
Connessione è la parola del nostro tempo. In ogni campo dalla
psicologia all’informatica, dalla etologia alla meccanica quantistica. Tutto è relazione, interazione, rapporto.
Nel pensiero avviene la germinazione occulta della nuova realtà che si
sta preparando per la Specie umana, questo idolo obsoleto in via di…
estinzione? guerre, tumulto distruzione dell’ambiente naturale?) oppure di un ‘imprevedibile,
per quanto insolita., guarigione? Ricordiamo Nietzsche: ”La malattia chiamata
uomo”.
Ahimè con l’umano tutto volge al peggio, noi esseri umani creeremo
solo distopie, mondi da incubo. È lo sfondo antiumano del mio pensiero,
foraggiato da opportune letture sull’asse Leopardi –Cioran- Caraco. Per questo
la spirale eternoritornante ha evocato un altro spazio tempo. Ci sono le
avvisaglie di un futuro promettente ma riguarderà l’umano solo in parte.
Impadronendosi del concetto di connessione i connettivisti hanno dimostrato
di vivere nel cuore del presente, mentre altri annaspano dietro alle beghe da
cortile dello spettacolo politico televisivo, quello che Nietzsche chiamava ”il
mercato”, linguaggio televisivo che comunque internet ha esautorato. Ma già si
profila un Google quantistico. Che ne sarà della nostra visione del mondo? Di
noi stessi? Delle nostre primitive e
fossili considerazioni sulla natura del Tempo. La cosa in sé si alzerà e
parlerà per noi il linguaggio dei delfini? “Meccanica quantistica per poeti “ è
il titolo di un libro che oggi comprerò.
L’elettrizzante aria natalizia si è impossessata di me del mio
bancomat. Quest’anno come non mai voglio festeggiare la festa del capitalismo
visto che il Natale cristiano è oramai
una caricatura ridicola di una festa sacra . Ecco allora la divina dépense, lo
spreco, farsi carico della nostra richiesta umana di senso. La morte dI Dio? Le prefiche si strappano i
capelli, i papi si suicidano in diretta televisiva gettandosi dal loggione di
San Pietro. Zarathustra ride della sua risata, folle di desiderio di
conoscenza. È della razza che deve reinventare ogni gesto, modulare il respiro
su quello delle nuvole straniere, danzando fino a mutare il colore del sole, creatore
che feconda la prima idea di postumano, con la gioia primitiva e infante di tutti
i creatori.
1 dicembre. Oggi comincia un’avventura interessante, Milano sotto
Natale è una città bellissima, andrò alla Feltrinelli in Porta Romana, invece di
assoldare un drone con IBS, chiederò al Google quantistico quante probabilità ho
di incontrare il pensiero che mi cambierà la vita, la rivelazione, l’epifania. Comprendete?
Viviamo nell’immaginazione. “Regina delle facoltà” per Baudelaire, in questo
campo, è risaputo, un’autorità indiscussa.
***
aggiornamento serale:
Chi mi conosce sa che sono abbastanza pignolo, non lo ero,
lo sono diventato, posso solo sognarmi perché. Il libro che ho comprato non è “Fisica quantistica per poeti” (nel post
il titolo è sbagliato). Non c’era. Avevo
in testa un altro libro l’ultimo di Harari, storico israeliano. Si tratta
di “Ventuno lezioni per il XXI secolo”. Ho
comprato questo.
6 commenti:
Ricordo una famosa scena di un film di Nanni Moretti “Palombella rossa” (era il 1989), in cui un pallanuotista (Nanni Moretti) urla alla giornalista che lo sta intervistando: “Ma come parlaaa? Ma come parlaaa? Le parole sono importanti! Lei parla in modo superficiale, chissà come scrive”. Aveva ragione, perché usava un linguaggio televisivo, banale, con frasi fatte e termini generici o facili anglicismi alla moda. E sono d’accordo con te quando scrivi che “Le parole sono importanti. L’attuale, non il presente. Ebbene, per come va il mondo contemporaneo il presente può essere letto solo dalla lente del futuro e coloro che vivono nell’attuale non hanno ancora metabolizzato”. Il presente – come dice Sebastiano Vassalli – è la vita del condominio. C’è qualche spunto, qualche storia, qualcosa di interessante nel presente, ma noi non possiamo coglierlo, oppure, nel momento in cui si manifesta, non ha bisogno dello scrittore. Il presente è raccontato dalla televisione, dai social (che Dio ce ne liberi!), da internet, dai giornali (che nessuno più legge), strumenti tutti che ammorbano la nostra esistenza. La letteratura è altro: non è il racconto del presente. E tutta la letteratura odierna che racconta il presente non fa altro che scopiazzare i mass media. Mi ha incuriosito il libro dello scrittore israeliano che hai menzionato: lo comprerò
Ciao, Pino. Io distinguo fra attualità , presente e immediato. L’attualità è ciò di cui parlano i giornali, internet,gli smartphone: medioevo del pensiero. Il presente è ciò che si sta studiando nei laboratori di fisica, ciò di cui parlano i filosofi. L’immediato è per gli artisti, coloro che non hanno bisogno di mediazioni(preti , giornalisti, esperti vari). Grazie del commento.
Riflessione come sempre interessante. Non credo che, come connettivisti, abbiamo fatto niente di più complesso che sintonizzarci con lo Zeitgeist in un momento in cui continuava a essere aperto ancora uno spiraglio di possibilità sul futuro. Purtroppo lo spiraglio ormai è quasi sigillato, viviamo in una realtà che si è trasformata in una gabbia. Come connettivisti dovremmo darci ora un nuovo obiettivo: distruggere il sigillo, aprire una crepa. Qualcosa che era implicitamente presente nel manifesto a proposito della dicotomia tra ordine esplicito e ordine implicito.
Il libro poi come si è rivelato? Lo avevo puntato ma mi sono prima imposto di rimettere ordine nei libri in attesa di lettura.
Buone feste!
@ X
Eppure in questo presente claustrofobico si aprono delle crepe e spiragli di futuro abbagliano. Siamo anche noi che costruiamo questa gabbia, spesso inconsciamente. Ricordo i versi di Eliot:” Noi pensiamo alla chiave, ognuno nella sua prigione/ Pensando alla chiave, ognuno conferma una prigione”. Sto leggendo il libro di Harari. Non male ma preferisco Homo Deus. Libro caldamente consigliato. Buon anno X. Che la forza e il mistero siano con te!
Anche questo è vero. Grazie EF! Che il 2020 sia un po' meno distopico del 2019.
Dipende anche da noi, nel nostro piccolo. Comunque, vedremo. A presto, X.
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