lunedì 14 settembre 2009
L’universo non è retto dalla razionalità, da quel concatenarsi di causa ed effetto, né dal caso, dall’accidente, piuttosto è uno straniante gioco di apparenze reversibili, un’ incessante metamorfosi che racchiude un segreto e questo segreto è la seduzione. Ma cosa sia la seduzione Baudrillard pare non averlo mai detto, pur avendone scritto molto, ne d’altronde è possibile esaurire la vastità di questa percezione in un discorso per la natura stessa della seduzione, dunque tutto sommato il filosofo francese ha lasciato che il mistero dell’indecifrabile pulsasse in questo concetto. Tutto lo sforzo della nostra cultura è sottomettere un universo che ci sfugge da tutte le parti alla logica del senso, della verità, in un tentativo di creare un duplicato fantasmatico, un’iperrealtà che è il segno della avversione per qualcosa che Baudrillard tende a rivalutare, l’illusione. Senza illusione, senza quel velo di penombra delle cose, si accede alla pornografia, come trionfo del dettaglio e dell’alta fedeltà , e questo riguarda l’insieme di tutto lo sforzo conoscitivo della nostra società, la quale per sua natura è votata all’osceno, cioè all’accumulo di dati di realtà, all’evidenza, alla verità, alla visibilità esasperata, alla riproducibilità del reale ad alta fedeltà. A ciò bisogna opporre ” il più falso del falso”, ”il più nascosto del nascosto", opporre alla logica del soggetto lo splendore ambiguo e fatale dell’oggetto. E per far questo non c’è strategia, piuttosto una “sfida ironica”, uno snobismo ci fa delegare tutto l’apparato della volontà e del desiderio a qualcun altro, giacché è più affascinante ”non sapere ciò che si vuole”, essere un soggetto dotato di volontà ci porta alla disperazione, voler spiegare tutto significa rendere tutto commestibile e indigesto al tempo stesso. Strafatti di realtà, ci siamo accorti troppo tardi che non c’è più alcuna realtà, l’abbiamo divorata. La demonizzazione dell’illusione ha creato questo tramonto del reale, le cose viste troppo da vicino, i sogni troppo spiegati, si dissolvono ed è l’entropia, un mondo che cerca il senso ad ogni costo è arrivato ad esplodere insensato, perché la minaccia portata dalla seduzione che trasforma una cosa in un'altra, che sfugge all’identificazione soggettività-mondo, è troppo forte, è il lusso dello sguardo contro la povertà della sua spiegazione, l’immediatezza raggiunta a scapito della comunicazione verbale troppo lenta. Così né l’assurdo, né il senso reggono il gioco, piuttosto il destino con la sua fatalità seducente. In un universo non dialettico, non sintetico, ma “votato agli estremi”, la seduzione è l’enigmatico che garantisce una doppia vita, l’indecifrabile che ci stordisce con la promessa di una felicità inclassificabile, l’ambiguo “principio del Male”, da cui tutta la nostra cultura si sente minacciata, nel tentativo di dare una causa a tutto e che, nel suo desiderio di totalità e verità, è precipitata nell’osceno. Anche la psicanalisi con la sua ansia di interpretazione ha creato un inconscio che invece di mantenerli deve spifferare i suoi segreti, invece di giocare con il suo mistero deve avere l’invadenza pornografica di un’idea comprensibile e supporre un senso nascosto laddove probabilmente c’è solo un gioco di apparenze. Il linguaggio di Baudrillard è di una complessità notevole, il suo stile di scrittura affascina ed irrita con la stessa facilità, io ammiro lo sforzo di restituire alla seduzione, al destino, all’illusione la loro centralità a scapito di quel reale-razionale che ha stufato tutti e le strategie fatali sono forse quelle che ci permettono di tornare alla gioia di un pensiero svincolato dal suo desiderio di descrivere e interpretare il mondo, lasciandolo al libero gioco delle apparenze commutabili, che mai confezionano una storia, ma hanno la potenza seducente del destino dalla loro parte.
Nel pensiero di Baudrillard la potenza risiede nell’oggetto, non nel soggetto, in tutta la sua indifferenza enigmatica esso accoglie in sé il desiderio senza esserne turbato, risplende di tutta la sua forza, così la donna non dovrebbe pretendere di diventare soggetto, cioè qualcosa di minato e indebolito, se non ironicamente, ma accettare che la sua sovranità consista proprio nell’essere oggetto di desiderio: “Quel che fa la sua potenza è al contrario la sua indifferenza trionfale, la sua trionfale mancanza di soggettività . Lei resta signora del gioco, l’oggetto resta signore del gioco e non fa che rafforzare la sua sovranità ironica”. L'orizzonte non è quello della Legge, ma quello della regola del gioco, del cerimoniale, in cui la reversibilità dei segni è l’espressione di una costante metamorfosi. Dando scacco al reale e alle sue leggi oggettive, il gioco è riproporre la seduzione delle apparenze pure, per sottrarci al dominio del senso. Certo è durissimo per il filosofo francese escogitare un linguaggio che metta in crisi le nostre più radicate certezze, per questo spesso il discorso gira su se stesso in un’estasi di significati in collisione con la mentalità comune. Così l’esaltazione dell’illusione contro la verità, della seduzione contro il principio di realtà, dell’oggetto contro il soggetto, pare cozzare contro i millenni, che hanno edificato questo macchinario di valori ormai in crisi, in quest’urto però la scintilla dell’inafferrabile ci seduce e il compito di Baudrillard è concluso.
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Le strategie fatali è edito da Se
2 commenti:
Uhmmm, avevo una gran voglia di comprarlo sto libro, ma dopo aver letto questo ... ho un pò paura di non capirci una mazza!
Il libro è complesso, ma non bisogna mai demordere.E' complesso stilisticamente, perchè deve aggirare millenni di filosofia di senso contrario. Baudrillard rivaluta l'illusione contro ogni realtà, la seduzione, l'ambiguità. Non può essere lineare nella scrittura.
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