giovedì 10 aprile 2014
Sembra che Nina Cassian intenda
la scrittura poetica come una lotta fra il poeta e le parole, che devono essere
domate, cavalli bizzosi da cavalcare con coraggio, per andare dove? Non importa,
basta che sia lontano. Il corpo a corpo con le parole di Nina Cassian affascina perché in esso si riconosce una
sostanziale autenticità, come se lo stile raffinato fosse una conquista delle
viscere e non un lavorio cerebrale. In questo senso s’intende il richiamo a
Marina Cvetaeva, altra esule dalle viscere incandescenti.
Vicina per destino alla grande tradizione
degli esuli romeni, da Cioran a Ionesco, da Eliade a Tzara, la poetessa scrive
in due lingue, il romeno, sua lingua materna, e l’inglese, lingua dell’esilio
americano (poiché vive a New York)e ne inventa una terza, lo spargano, di cui, in
verità, questa bella antologia italiana, tradotta per Adelphi da Ottavio Fatica e Anita
Natascia Bernacchia, C’è modo e modo di sparire, riporta solo
un esempio.
Poesia immaginifica, nervosa,
sognante e al tempo stesso lapidaria, ironica, beffarda, caustica, a tratti
crudele, come quando Cassian scrive una
fredda lettera al proprio partner confessandogli il proprio disamore. Tutta la
vicenda umana può e deve essere ricondotta alla scrittura, luogo dove essa può
esaltarsi e purificarsi. Siamo tutti crocifissi al tempo e allo spazio? Che i
nostri gemiti di dolore si mutino allora in poesia, come Nina Cassian mostra nella
lirica intitolata Coordinate. E’ la nostra unica chance, l’unica possibilità di redenzione.
Sembra che la sua cifra etica ed
estetica sia la separazione, la distanza, la solitudine. Umana a stento, aliena
nel profondo, ella si riconosce pienamente solo nella sua lingua, quella che
definisce estaticamente e orgogliosamente
“la magnifica lingua romena”.
La solitudine, che indica la distanza dalla specie e dai suoi riti, non è un
problema se si scrive “a lume di tè” o
se si può trasformare il dolore in fame di vita, in un’avidità di esperienze che
matura nei fondali, negli abissi del pensiero.
Aldilà delle intenzioni del suo
autore, la poesia è sempre rivoluzionaria, ci mostra Nina Cassian, sebbene sia
inutile perché “Il nemico è analfabeta”
come scrive mirabilmente nella poesia Il
mio dialogo con la dittatura. Dialogo evidentemente impossibile, per cui
questo titolo rivela ancora quanto la poetessa romena sappia essere pungente.
Proprio quest’ultima è una poesia
importante per capirla, una sorta di manifesto poetico e politico; da un lato
ammiriamo l’autoironia e l’autocritica di chi sostiene di scrivere “sciocchezzuole” (che le sono comunque
costate l’esilio), dall’altro le sue “sillabe
razionali” dimostrano di essere un antidoto contro il veleno del
dispotismo, combattono, fragili ed enormi, il regime e la sua “violenza promiscua”, la sua “melma occulta”.
Nina Cassian, guerriera dal viso
“triangolare” e dal profilo
orgogliosamente dantesco, ci rivela che la poesia è una potenza segreta e
ribelle alle convenzioni, al potere, e che la parola è un vero e proprio
habitat, ”una città abitata/dove forse
arriverò domani”. Insofferente e spietata verso se stessa, Nina Cassian registra la sua lontananza dagli
altri, la sua irriducibile solitudine che, abbinata all’orgoglio e all’arte, rappresenta la triade che meglio la definisce,
come si legge nella sua celebre poesia Cedere il posto agli anziani e agli ammalati.
“Viaggiavo in piedi
eppure nessuno mi offrì il posto
anche se ero di almeno mille anni più anziana,
anche se
portavo, ben visibili, i segni
di almeno tre
gravi malanni:
Orgoglio,
Solitudine e Arte. “
Emozionante e profonda la sua
poesia ci invita all’ascolto di una voce
realmente unica, ci invita a sostare in un territorio ambiguo, dove l’ironia e
il sarcasmo sanno colpire al cuore il potere e la sua disumana e cieca violenza.
10 commenti:
Che dire?
Splendida analisi.
Splendida poetessa.
Salve Ettore.
Dove posso seguire le sue recensioni? Ho scoperto il suo nome sul blog di Mia Euridice.
Buona serata.
Ti ringrazio per la stima, Euridice. Certo è più facile scrivere di artisti così straordinari.
Può leggere le mie recensioni su questo blog, Painted Veil. Ne può trovare molte in archivio, etichettate con il nome dell'autore del libro. Buona serata.
Orgoglio, Solitudine e Arte.
Grazie di avermi ricordato queste tre parole.
La poetessa sembra estremamente interessante, anche perchè la questione della poesia come lotta con le parole o con il daimon o musa, piuttosto invece che come ricezione da parte di queste fonti di ispirazione, queste forze, queste forme, è una questione fondamentale sulla quale ho lungamente riflettuto.
@ Diogene
La poesia è una lotta. Contro il daimon, contro il buon senso, contro il linguaggio fossilizzato, contro l’opinione pubblica. Ha ragione Cassian le parole devono essere domate. Altrimenti ci dominano e diventano combustibile per le idee fisse e i falsi miti. Quest’ultima espressione mi suggerisce una domanda: esiste un mito che non sia falso? Credo che proprio nella facoltà di idealizzare e mitizzare ci sia l’abisso della menzogna oppressiva.
finalmente della poesia che si allontana dall'umano, fonte di inutili sofferenze. finalmente i poeti si decidono a scandagliare l'oltre...
Il poeta in fondo è un alieno, e l’Oltre è la sua casa. Ciao, Zoon.
Ho amato la lettera in frammenti che si trova in questa raccolta. La Cassian è stata una piacevole scoperta per me, una poesia che muove.
Ciao Ettore.
Nina Cassian è stata una bella scoperta anche per me. Ciao, Apepam.
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