martedì 21 ottobre 2014
In questo romanzo, Le lacrime di Nietzsche, tradotto per Neri Pozza da Mario Biondi, Irvin
Yalom immagina che, nella Vienna di fine Ottocento, si svolga un incontro in
realtà mai avvenuto fra due protagonisti della cultura del tempo, lo psichiatra
Josef Breuer, maestro di Freud e precursore della psicanalisi e il filosofo dell’eterno
ritorno, Friedrich Nietzsche.
Ciò permette di sviluppare un
romanzo interessante ma con qualche forzatura. Traverso uno stratagemma di Breuer,
Nietzsche, il grande diagnostico della civiltà occidentale, si ritrova a essere
in cura da lui per le proprie emicranie. In cambio Breuer finge, all’insaputa
di Nietzsche, di essere paziente del filosofo per curare il proprio male di
vivere, il proprio nichilismo attraverso una rivoluzionaria ”cura basata sul parlare”. L’incontro fra
i due è propiziato da Lou Salomè che aveva nella realtà intrecciato un ambiguo
rapporto di amicizia con il filosofo tedesco e il suo amico Paul Rée.
Il personaggio di Lou Salomé è
tratteggiato con bravura da Yalom, sorta di femme
fatale che anticipa il femminismo e lotta coraggiosamente nella vetusta
società patriarcale per affermare la propria libertà e il proprio
anticonformismo, intellettuale radicale che deride la prigione del matrimonio e
non accetta di essere confinata a un destino di sottomissione; Nietzsche vede
in lei prima una possibile discepola, poi una possibile compagna, infine colei
che, stregandolo, lo ha privato della
sua padronanza di se stesso.
Lou Salomé si reca da Breuer perché quest’ultimo
aiuti Nietzsche a superare quelle che oggi definiremmo crisi depressive con tanto di fantasie suicidarie annesse. Dal
canto suo Breuer, sposato e padre di quattro figli, è vittima di un’ossessione erotica
per una sua paziente, Bertha Pappenheim, con la quale aveva iniziato quella “cura basata sul parlare” che influenzò
Freud nell’elaborazione della psicanalisi.
La finzione con cui Breuer induce Nietzsche ad accettare le sue cure,
proponendosi come paziente del filosofo, in una sorta di anticipazione del counseling filosofico, gli si ritorce
presto contro e la magnetica personalità del filosofo tedesco lo condurrà a riflettere
profondamente sulle convenzioni che hanno guidato la sua vita.
Il romanzo è ben costruito e si
legge volentieri ma su di esso grava la sensazione che vi sia troppa
consapevolezza psicologica moderna se non addirittura contemporanea, troppe
profezie post eventum, e la psicoanalisi,
che per questi personaggi è di là da venire, aleggia troppo prepotentemente. Lo
stesso personaggio del giovane Freud ha qualcosa di macchiettistico, già nel
modo in cui è chiamato, con il ridicolo nomignolo di Sigi. Viene da pensare che
Yalom, che nella vita è uno psichiatra, abbia voluto sminuirlo, consciamente o
inconsciamente, è proprio il caso di dire.
Ci sono comunque interessanti
colpi di scena, una certa maestria nel raffigurare i personaggi e, per
quanto riguarda la filosofia, un valido
approccio divulgativo.
Il ribaltamento per cui Nietzsche
si ritrova da paziente a essere medico è un’idea originale e coerente con il percorso
del filosofo tedesco, che nelle sue opere denunciò “la malattia chiamata Uomo” e considerò se stesso proprio alla stregua di un
medico.
Yalom è consapevole
dell’ambiguità incarnata dal filosofo tedesco, magniloquente ed eroico nelle
sue opere e timido e irresoluto nella vita, incapace di curare il proprio male
di vivere e al tempo stesso impalcabile censore dell’intera civiltà
occidentale, solitario ma smanioso di compagnia, megalomane che sognava torme
di lettori e ammiratori e che nella realtà vendeva poche centinaia di copie dei
suoi libri, innamorato delle donne che nascondeva il suo amore dietro un
atteggiamento sprezzante e così via.
Le lacrime di Nietzsche, When Nietzsche wept nell’originale, è
pertanto un romanzo di qualità, scritto con attenzione e passione che però ha
dei limiti nella ricostruzione storica, talvolta troppo fantasiosa, talvolta
poco attendibile nell’anticipazione di una sensibilità moderna. Tuttavia la
trama funziona, il rapporto fra Breuer e Nietzsche riserva delle soprese e il
finale è ben congegnato.
2 commenti:
Questo me lo ricordo...
Sorrido
@Euridice
Come ti ho già detto, sei stata proprio tu a farmi conoscere questo libro e questo autore, grazie!
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