Una poesia di Mariella Mehr

sabato 8 ottobre 2016







Niente,
nessun luogo.
C’è ancora rumore
di sventura nella testa,
e sulla mappa del cielo
io non sono presente.

Mai è stata primavera,
sussurrano le voci di cenere,
sulla bilancia del linguaggio
sono una parola senza peso
e trafiggo il tempo
con occhi armati.

Futuro?
Non assolve
me, nata sghemba.
Vieni, dice,
la morte è un ciglio
sulla palpebra della luce.

***
 poesia tratta da “Ognuno incatenato alla sua ora” – Mariella Mehr – traduzione Anna Ruchat – Giulio Einaudi Editore, 2014.

10 commenti:

Mia Euridice ha detto...

sono una parola senza peso
e trafiggo il tempo
con occhi armati

Non so perché ma mi ci ritrovo dentro.

Ettore Fobo ha detto...

@Euridice

È una poetessa molto intensa, dalla storia particolare. Di etnia Jenish, fu sottoposta per anni a un programma eugenetico del governo svizzero. Da questo programma uscì devastata. Ora ne racconta l’orrore in giro per il mondo e nei suoi romanzi.

Bartolo Federico ha detto...

I testi di Time Out Of Mind album del1997, sono letteratura, e poesia. Solo per questo disco Bob meritava il riconoscimento. in barba a un Barrico e Mentana qualunque. Bartolo Federico
Risposta

Maurizio Garatti
Non sono d’accordo, questa assegnazione mi lascia molto perplesso.
Non si fa letteratura, e tantomeno poesia, con le canzoni, anche se quelle di Dylan mi piacciono molto.
Il Nobel non è per i musicisti
Ma è solo la mia opinione

Adesso io aspetto paziente che tu scrivi qualcosa in proposito. ciao poeta

Ettore Fobo ha detto...

@Bartolo Federico

Anche a me il Nobel a Dylan lascia perplesso. Non metto in dubbio che sia un grande cantautore ma questa mi sembra un’operazione di marketing. Che sia meglio di Baricco non ho dubbi ma credo che ci siano autori più meritevoli, poeti o romanzieri, magari sconosciuti al grande pubblico, che perlomeno avrebbero potuto avere il loro quarto d’ora di notorietà, prima di ricadere nell’oblio. Questo, secondo me, è il senso migliore del Premio: illuminare qualcuno che vive e scrive nel buio. Dylan non ne aveva bisogno, dal punto di vista della fama; è da cinquant’anni sotto i riflettori. Forse attraverso di lui è stata premiata un’epoca. Allora è un’operazione “nostalgia”. In ogni caso, spiacevole il moralismo di casta di taluni scrittori ma anche l’entusiasmo dei vari Mogol etc. Lo spettacolo di gente che tira l’acqua al proprio mulino non è mai edificante. Comunque, sarà molto interessante leggere il suo discorso alla cerimonia di premiazione a Stoccolma. Non penso accadrà ma se spiazzasse tutti rifiutando il Premio?

Bartolo Federico ha detto...

ma vedi per me non è questo il punto , ma la legittimazione di una sottocultura che ha cambiato la vita di milioni di persone, più di mille libri, o di mille altre cose. don de Lillo e Richard Ford che non sono scrittori per caso, lo hanno ribadito. certamente Bob non l'ha chiesto questo premio e penso che non gl'importa poi molto di tutto questo clamore, ma per me, è un riconoscimento al più grande romanzo popolare mai scritto in musica.

Ettore Fobo ha detto...

@Bartolo Federico

Capisco il tuo punto di vista.

Probabilmente Dylan farà notare nel suo discorso che il Premio va, idealmente, anche ai suoi miti, su tutti Kerouac, il Kerouac poeta specialmente ma penso anche Ginsberg, Corso, Ferlinghetti (fra questi l’unico ancora in vita) etc. Aggiungerà il nome di qualche musicista ed è giusto così.

Mi viene, però, un’ ulteriore riflessione. In questo modo la Cultura ufficiale assorbe, e addirittura consacra, anche i suoi oppositori, dimostrando che nessuna opposizione è realmente possibile. Tutto prima o poi rientra nel gioco.

Bartolo Federico ha detto...

Questo premio è tanta cose. La beat generation, ma anche il blues con i suoi straordinari poeti del delta, il country dei pionieri, Woody Guthrie, e soprattutto le straordinarie canzoni di Bob. Time Out Of Mind ha testi incredibilmente poetici per un disco di musica "pop". Si possono leggere anche senza musica, tanto sono belli ed evocativi. Certamente come tutte le sottoculture(anche con il punk è finita così) il sistema trova sempre il modo di inglobarle per farci soldi. Ma la beat generation è dura a morire e ad essere conformata. Nessuna massa di gente vorrà essere come un "beato" squattrinato e idealista, appeso a sogni di purezza. Questo è un mondo che corre dietro ai soldi, a tipi come Renzi, Obama , Begnini ecc... Carrieristi di professione. Un mondo dove l'informazione ufficiale è mercificata, drogata, uniformata da giornalisti pagati dallo stesso potere, che spinge da ben altra parte il pensiero. Essere poveri è pure beati. Vagabondi solo per riempirsi l'anima di vento e polvere. Chi mai al giorno d'oggi vorrà essere un tipo così? E' stato un piacere parlare con te Ettore. un abbraccio.

Ettore Fobo ha detto...


È un piacere anche per me,Federico, un abbraccio.

Giovanna Menegus ha detto...

Mi inserisco nella discussione in ritardo e obliquamente, da persona poco informata. Anch’io ho provato un senso di noia e di inutilità, di scontato, all’idea del Nobel per la letteratura (perché allora non per la pace, magari…?) a Dylan, e fra me ho sperato che almeno lo rifiutasse. Forse lo farà, del resto.
Mi viene sempre in mente non Sartre che non ritira il Nobel ma Sebastiano Vassalli che nei suoi libri – o almeno in alcuni – faceva stampare la dicitura “Per volontà dell’autore questo libro non partecipa a premi letterari”.

Ettore Fobo ha detto...


@Giovanna Menegus

Ricordo anch’io quella dicitura sui libri di Vassalli che comunque un Premio Strega lo vinse. Con un bel romanzo, oltretutto. Non so quanta credibilità abbia oggi lo Strega ma credo piuttosto poca. Per il Nobel continuo a pensare che dovrebbero premiare piuttosto artisti sconosciuti al grande pubblico.