Principianti – Raymond Carver

giovedì 27 dicembre 2018







Sicuramente Carver è maestro nel creare situazioni di apparente normalità, banali, ordinarie, in cui progressivamente irrompe qualcosa che distrugge il quadro e rivela l’insensatezza della vita, la sua crudeltà, la sua follia. È come vedere sfaldarsi un tessuto. Assistiamo così al disgregarsi del concetto di normalità.

Questa raccolta di racconti, Principianti, edita in Italia originariamente da Einaudi nel 2009, nella traduzione di Riccardo Duranti,  ha una storia interessante e travagliata. In origine fu pubblicata con un titolo sicuramente più evocativo, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Celebre fu l’operazione compiuta sul testo dall’editor Gordon Lish che ne tagliò oltre il 50%, contribuendo in maniera decisiva a creare il mito di Carver autore minimalista, con quei finali sospesi, quelle storie troncate all’improvviso, quella visione scarna e affilata e come mancante di qualche pezzo. Leggendo Principianti, che ripropone i racconti senza i tagli dell’editor  e con i titoli originali,  si ha una visione diversa. Si entra più nella testa di Carver e meno nell’interpretazione che ne diede Lish.

Per me il racconto più bello di questa raccolta è  Una cosa piccola ma buona, presente anche in una delle raccolte successive intitolata Cattedrale,  dove la normalità  è rappresentata da una mamma che compra la torta  per il compleanno di suo figlio Scotty, otto anni. Questo sarà l’inizio di un racconto, che senza svelare troppo, dimostra l’acume e la sensibilità di Carver, e ne svela i meccanismi narrativi. Una famiglia normale, un evento quotidiano e l’imprevisto che trasforma tutto in incubo.

Il procedimento si ripete in altri racconti, un apparente scherzoso corteggiamento si trasforma in violenza, la passione per un laghetto e i suoi pesci rari diventa un’ossessione che porta con sé distruzione e morte, una partita a bingo che, per un  ritardo imprevisto, rimette in discussione la  routine di una coppia di pensionati,  una banale gita di pesca che getta un’ombra inquietante sulla vita di alcune persone, un padre che racconta un episodio del suo passato al  figlio, distruggendone le certezze, un banale litigio da un barbiere che assume una strana valenza simbolica, un ex marito che diventa il persecutore della sua vecchia famiglia.

Carver è probabilmente il principale interprete dal minimalismo americano, anche se egli non si riconobbe mai totalmente in questo movimento che fu tra l’altro forse solo un’abile operazione di marketing letterario.  Carver fu in ogni caso il precursore di tanta narrativa americana e non solo, incentrata su un realismo scarno e su una visione disincantata ma non cinica della realtà. I suoi personaggi sono descritti con perizia psicologica, che si tratti di una donna che rischia di perdere il figlio, di  uomini qualunque cui il destino mette davanti qualcosa più grande di loro, di minorati mentali affetti da un’ossessione, la sua scrittura li esplora con precisione e ne descrive ora la tragedia, ora la follia, ora l’accettazione di qualcosa di fatale.

E questo sembra essere in filigrana il pensiero contenuto in questi racconti: la normalità nasconde quasi sempre la follia e ciascuno di noi vive vite sospese fra incubo e angoscia. Quelle descritte sono spesso tranche de vie che hanno la sostanza di fotografie esistenziali che sembrano nascondere un segreto che, però, non è rivelato del tutto. Così a volte i racconti sembrano concludersi con un nulla di fatto che, però, ha a che fare profondamente con l’estetica dell’autore. Francamente alcuni racconti sono troppo esili e lasciano perplessi, come per esempio La calma, che narra in maniera forse un po’ contorta di un litigio fra clienti di un barbiere. La conclusione è tipica di Carver, vi si accenna a una storia più corposa, lasciata, però, cadere nel vuoto. O ancora non convince il brevissimo racconto Mio, dove una coppia che si sta lasciando si disputa violentemente il possesso del figlio piccolo. Nel bel racconto eponimo, Principianti, una conversazione fra amici finisce per rivelarsi uno struggente apologo dell’amore, dimostrando che in Carver sussisteva un’anima romantica di rara sensibilità, nonostante diversi dei suoi racconti parlino di crisi coniugali, litigi violenti, incomprensioni profonde.

Quelle narrate in questa raccolta sono per lo più vite accennate, momenti che raccontano qualcosa ma non lo esauriscono, è questa la leggerezza con cui Carver avvicina la realtà consapevole di non poter scalfire il diamante del suo nucleo essenziale. Realismo fotografico quello dell’autore americano, in cui spesso i dettagli hanno più peso specifico del soggetto stesso del racconto. Come se Carver volesse raccontare qualcos’altro e fosse spinto misteriosamente a ripiegare sul contorno. Così ciò che nella narrativa di solito è lasciato ai margini a volte in questi racconti si prende tutta la scena.

Inoltre la sensazione è che qualcosa ci sfugga sempre, nella letteratura, come nella vita. Da qui probabilmente l’originalità e la modernità di Raymond Carver che, a trent’anni dalla morte, avvenuta nel 1988, continua a insegnare qualcosa ai giovani narratori di tutto il mondo.




4 commenti:

Maria ha detto...

Bellissimo Carver e questo post a lui dedicato.
Avevo trovato i suoi racconti in audio sul programma Ad alta voce di radio 3...a volte mettevano della musica di pausa, e stava tutto molto bene.

Ne approfitto per gli auguri :-)

Ettore Fobo ha detto...


Grazie Maria. Auguri anche a te.

Elena ha detto...

Ho faticato con Carver, il primo incontro con Cattedrale non mi aveva convinto. C'era qualcosa che stonava, tutta quella semplicità mi disturbava, e ora credo si trattasse del trapelare di una certa mancanza di sincerità. Per questo quando sono venuta a conoscenza della storia dei tagli di Lish, ho recuperato Carver leggendolo con occhi diversi. Se è perfettamente chiaro l'intento dell'editor, peraltro riuscitissimo, di fare del mistero esistenziale il protagonista di questi racconti, lo è altrettanto il fatto che "il modo" non fosse quello scelto in origine da Carver. Ora, dopo anni, e dopo aver conosciuto Carver anche come poeta, apprezzo i racconti tagliati, ne riconosco il fascino nel rendere la scrittura uno strumento tagliente, quasi un'arma inferta alla vita. Ma leggere i racconti non tagliati è quasi un dovere, se si vuole capire veramente Carver. Il primo proposito del 2019.

Buon Anno Ettore, e complimenti per i tuoi traguardi

Elena

Ettore Fobo ha detto...


Anche il mio approccio a Carver è partito con i racconti di “Cattedrale”. Quest’ultimo, ”Principianti”, l’ho preferito e da diverso tempo ho comprato il libro di poesie ”Orientarsi con le stelle”, però, stranamente, è lì in attesa da un po’. Mi auguro di leggerlo quest’anno. Sai che Carver, ho letto da qualche parte, si considerava soprattutto un poeta? Tanti auguri anche a te Elena. Buon anno e grazie dei complimenti. A presto.