Invenzioni che producono la Storia

domenica 30 giugno 2024

 



L’uomo soffre. E allora inventa Dio, rimedio allucinatorio. L’uomo soffre ancora. E allora inventa il Peccato,  per soffrire meglio.

10 febbraio 2016

da "Aforismi di un bevitore di tè"- Ettore Fobo  (inedito)

Michel Foucault

martedì 25 giugno 2024

 


Nel quarantennale della sua morte, avvenuta il 25 giugno del 1984,  ricordo Michel Foucault con questo brano  tratto da “Storia della follia nell’età classica”:

"Forse, un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia. La sua figura si sarà racchiusa su se stessa non permettendo più di decifrare le tracce che avrà lasciato. Queste stesse tracce non appariranno, a uno sguardo ignorante, se non come semplici macchie nere? Tutt’al più faranno parte di configurazioni che a noi ora sarebbe impossibile disegnare, ma che in futuro saranno le indispensabili griglie attraverso le quali render leggibili, noi e la nostra cultura, a noi stessi. Artaud apparterrà alla base del nostro linguaggio, e non alla sua rottura; le nevrosi, alle forme costitutive (e non alle deviazioni) della nostra società. Tutto quel che noi oggi proviamo relativamente alla modalità del limite, o della estraneità, o del non sopportabile, avrà raggiunto la serenità del positivo. E quel che per noi designa attualmente questo Esterno rischia veramente un giorno di designare noi, proprio noi."

Aforismi di un bevitore di tè

domenica 23 giugno 2024

 

 


Comincio da oggi sul blog la pubblicazione di una scelta di brani tratti da una raccolta di aforismi e scritti brevi che ho composto anni fa. S’intitola “Aforismi di un bevitore di tè”. Comincia con un breve brano che sottopongo alla vostra attenzione. Grazie dell’ascolto.

Perché non leggo libri con la parola feeling nell’incipit

Mi piace nello scrittore la mancanza di ogni attitudine sociale, l’incapacità anche arrogante (me ne sto in un angolo a depensare) di arringare un pubblico con aria di conoscerlo, di avere domiciliato nello stesso letto che oggi è fatalmente letto televisivo.

Quindi poca o nulla visibilità televisiva (Debord, Ceronetti), libri che non nascono per intrattenere platee  ma per esigenze anche compulsive, viscerali, brutali (Artaud, Sade), facce scavate dallo stile, che è il carattere (Benn, Pasolini). Carattere che è la ferita essenziale della psiche, la grande incisione del collettivo sulla pelle. È  nell’urto fra individuo e mondo, nello shock  che ne consegue, nell’enorme spargimento di sangue e parole, che si trova la grande letteratura, non nell’acquiescenza a modelli interpretativi a consumo delle folle. E niente consolazione per favore, niente linguaggio plastificato di matrice sociale, niente imitazione della sedicente Verità. Lo stile è la dura conquista della solitudine e dei solitari, il linguaggio si plasma nelle conversazioni interiori, e là che affiora quella bestia sacra chiamata pensiero. La letteratura sia  dunque uno sguardo di demone sulle nostre consuetudini angeliche, o viceversa uno sguardo angelico sulle nostre ebrietudini demoniache.

3 ottobre 2010

Ettore Fobo