sabato 28 ottobre 2017
Le case
bianche a perdita
d’occhio, le
cancellate
arrugginite.
A sfondo
di cartone,
sfrondate
chiome di
nubi simulano
l’estate del
mondo.
*
Guardammo a lungo in mezzo al crepitare
del falò i tuoi quaderni che bruciavano,
la carta farsi fumo, farsi aria
irrespirabile: più della storia
tra quelle pagine. Sentimmo urlare
il tuo nome, poi il mio. Ci richiamavano
al silenzio da un oltretomba a caso.
**
***
Segnalo
questa interessante raccolta, “Slittamenti”,
di Gabriele Galloni, poeta di soli 22
anni ma già dotato di una precisa visione poetica e di una tecnica di buon livello. Le due poesie sopra riportate sono un esempio di questa poesia minimale e
cristallina dove una parola centellinata si misura con i grandi temi
dell’esistenza, approfondisce una
passione fresca per il paesaggio, soprattutto interiore, sviluppa con molto
pudore una dimensione gnomica appena accennata e di per sé incantata: ” quasi
ogni Messico/cerca una nuvola”.
É una poesia
moderna, in linea con ciò che si scrive oggi ma che
mantiene una sua originalità di colloquio che avviene come fra intersoggettività
segrete, a guisa di controcanto che dà
della vita una visione realistica ma non disincantata. Pare, infatti, che Galloni opti per un reincanto del mondo,
ma lo fa con leggerezza e senza
solennità, quasi senza crederci. Non
ci sono orpelli in questa poesia essenziale, dove, però, alla parola è restituita la sua centralità.
Poesia che si ritrae nel suo darsi e si congela in attimi di perplessità quasi
divinatoria: “Chiudi la
porta; luglio/ è un corridoio in ombra; / i Suoi deserti a ognuno.”
Sono poesie
che si leggono volentieri, in cui la periferia con le sue facciate scrostate è
il luogo in cui si celebra il mistero del vivere; in cui gli specchi fanno
paura perché, come in Borges citato, “moltiplicano il numero degli umani” e
nulla trattengono e in cui la semplicità è al servizio di una dizione senza
fronzoli, diretta e sicura eppure quasi reticente.
Ricorre
spesso la parola deserto, come limite della città, come sua nemesi, non luogo
dove essa termina e forse rivela la sua essenza; esso può trovarsi, infatti,
oltre un muretto scalcinato che segna il confine senza saperlo. Anche la Storia
umana è solo un sibilo che si srotola via sempre più distante. Tutto pare
scritto in un soffio, come il fuoco di un fiammifero che illumina per un
istante poi subito si spegne. Il libro è edito da Augh – Alter Ego edizioni e
ha un’introduzione del poeta Antonio Veneziani.
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