Sulla poesia come trascendenza e mistificazione

domenica 14 novembre 2010

“Il compito dell’arte è mettere caos nell’ordine”.

Theodor Adorno

1

Questa minuta accozzaglia di pensieri che si affollano, nubi su un precipizio, rettili in preda all’ozio, esiti di scatenamento, intraducibili si sottraggono alla scrittura, che vuole mistificarli, renderli opera, illusione degli autori, essere artefici e non semplicemente e più modestamente veicoli di un’altra voce che dice: Libera il tuo caos.

2

C’è un suggeritore occulto dentro l’orecchio di ogni poeta, direi di ogni artista, forse un diavolo che si finge angelo per ammaliare, un sicuro mentitore per diletto. Questo suggeritore, spesso inascoltato, è l’interprete privilegiato dei nostri labirinti, ma essendo un grande mistificatore, un mitomane, cioè un raccontatore di storie, è un pericolo, perché in realtà non è che una messe di voci, le quali nel profondo ci svelano la nostra originaria frantumazione. Bisognerebbe dare voce a una tale moltitudine che l’autore deve proprio essere sommerso, sparire, come ha mostrato Andrea Zanzotto, per esempio, ne Gli sguardi i fatti e Senhal , dove un florilegio di voci irrompe per mostrarci il collasso di ogni soggettività. Insomma il centro non tiene più, la struttura barcolla, forze inaudite sorgono dall’inconscio, per destabilizzare e incantare.

3

Al poeta, questa creatura votata all’oblio, piace intavolare discorsi col mostro supremo, con lo specchio, in cui si vede moltiplicato e immensamente colmo di moltitudine. Prendiamo Whitman, nello specchio come Dioniso egli non vede sé, ma il mondo, come uno spettacolo estetico ed estatico. Ma per il poeta l’estasi è preclusa, può solo farne caricatura. Ebbro della sua adolescenza, e del suo divenire credo che questo strano genere di artista sia davanti a un tempio in cui non può entrare, in cui intravede forme, intuisce gemiti, avverte musiche. Vuole la trascendenza, vorrebbe creare dei, mitologie, e al tempo stesso dilaniarle, farle a brandelli, sì, oggi è più portato a sfondare religioni e cha a fondarle. Ma storicamente sono i poeti che creano gli dei, di cui poi si impadronisce la burocrazia sacerdotale.

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Bisogno aver conosciuto il dolore e l’annientamento, per preservare l’intuizione vitale del caos di forze che si volle sottomettere a un io. Bisogna avere sofferto e trasformato il dolore in eco della nostalgia. Perché quando comincia ad apparire all’orizzonte la maturità, con il suo “infame buon senso”, l’ottusa maturità che da giovani avevamo, eroici e ridicoli, disprezzato, si finisce per rimpiangere l’acutezza di certe angosce, la sensazione di essere in risonanza con malinconie astrali, e soprattutto l’esaltante, e al tempo stesso crudelmente disperata, indeterminazione dell’adolescenza, sorgente e zampillo di tutte le ispirazioni e di tutte le grandi tragedie, alimenti di quel mito di se stessi che volenti o nolenti la nostra epoca ci chiede di elaborare.

Siamo tutti chiamati a un grottesco quarto d’ora di celebrità, come ha visto Wharol, ma la vita leggendaria è per pochi. Delle leggende di cui parlo si sa sempre poco, in genere hanno dato troppo, forse tutto e così in loro ci si perde. Sono labirinti con cui non si può familiarizzare come con il personaggio di una fiction, sono da sempre i grandi assenti di cui si può solo favoleggiare. La loro esistenza è incerta come quella della poesia che è più un miraggio dello spirito che altro, un vagabondaggio in cerca di un naufragio leopardiano, davanti a qualche siepe dell’eterno ritorno.

Infine, bisogna essere sempre sconcertati dall’inganno delle parole. Questo sgomento davanti e dentro il linguaggio è il segno che un po’ lo si è compreso, si è compresa la sua profonda natura trascendentale di voragine.

4 commenti:

Elena ha detto...

Mi lascio fascinare senza resistere.
Tu dici molto.
E' precisamente così che della indeterminatezza di ciò a cui vorrei dare forma resto prigioniera.

kipple officina libraria ha detto...

Ettore caro,
un commento che esula dal post, se mi permetti, il tuo libro nonostante l'apparente scarsezza di vendite, è al primo posto di tutto il sito www.kipple.it quanto a visualizzazioni su più di 80 prodotti. Una soddisfazione "di servizio".
un abbraccio

Ettore Fobo ha detto...

Sono rimasto anch’io affascinato dai tuoi due ultimi post, soprattutto quello sulla finzione.

Per me la vera prigione è però in ciò che ci determina, aldilà di ogni fluttuazione d’indefinito. E’ leopardiano, se vuoi. Grazie Elena, ciao.

Ettore Fobo ha detto...

Bene, Kremo,sono contento, un abbraccio anche a te.