La nuova lotta di classe – Slavoj Žižek

sabato 14 maggio 2016





Ho letto La nuova lotta di classe, libro di Slavoj Žižek, edito da Ponte alle Grazie nell’aprile 2016, per la traduzione di Vincenzo Ostuni,  nella speranza di trovare qualche idea che districasse il garbuglio rappresentato da temi più che mai attuali quali l’ondata migratoria che interessa l’Europa e il  terrorismo islamico. Il sottotitolo del libro è, infatti, Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini.

La mia speranza, però, è andata pressoché delusa e mi sono ritrovato  in mano il classico  e proverbiale pugno di mosche.

C’è anzi qualcosa di quasi irritante in questa raccolta di saggi su questi temi di grande attualità; il che fa pensare che sia difficile scrivere a caldo qualcosa di originale, o addirittura di risolutivo, anche per un filosofo celebre come il pensatore sloveno.  Il libro così si riduce a essere un’amara constatazione delle sabbie mobili in cui ci troviamo.

Per quanto riguarda i migranti, l’idea di partenza è così scontata da parere un semplice retaggio giornalistico: l’Occidente è una torre d’avorio chiusa in se stessa assediata da orde di disperati in fuga. La critica di Žižek si rivolge sia alla destra populista che chiede di sbarrare le frontiere sia al buonismo di sinistra che pretenderebbe di aprirle indiscriminatamente.

Ci si aspetterebbe allora una soluzione alternativa e la si attende lungo il percorso di questo libro,  tutto sommato abbastanza velleitario e  confuso, ma non si capisce bene quale sia la proposta di Žižek, a parte un generico appello a  una nuova  formulazione della lotta di classe, sorta di alleanza fra lavoratori sfruttati in Occidente e migranti che appare come vuota utopia e stanca retorica. È in fondo un appello alla solidarietà che viene dalla disperazione e dall’impotenza.

 In uno di questi saggi il filosofo riconosce le contraddizioni che agitano quello che una volta si chiamava proletariato, che spesso si dimostra più reazionario della classe dominante, più incline al razzismo, al sessismo, alle discriminazioni, fino alla cecità di chi sostiene una politica che fa surrettiziamente il contrario dei suoi interessi di classe. Žižek, però, non fornisce alcuna spiegazione convincente di questi fenomeni e lascia cadere il discorso.

Più convincente quando scrive che i migranti musulmani sono spesso portatori di una cultura inconciliabile con quella occidentale, discorso per cui è stato sommerso di critiche su Internet, ma che, secondo me, è una presa di posizione realistica e coraggiosa, la cui negazione in nome dell’ideologia non fa che rafforzare i movimenti xenofobi.  Meno convincente perché un po’ riduttiva  l’interpretazione di matrice psicoanalitica del terrorismo: il vero movente dei terroristi sarebbe, secondo Žižek,  l’invidia verso lo stile di vita occidentale che produrrebbe in loro una deriva nichilistica e autodistruttiva.

 Ecco,  dunque,  a dissuadermi nuovamente da una valutazione positiva del libro, il vuoto appello del filosofo, riportato anche nella quarta di copertina: “Non limitatevi a rispettare gli altri: offritegli una lotta comune, perché i  nostri problemi sono comuni: proponete un progetto universale positivo condiviso da tutti i partecipanti, e combattete per realizzarlo”. Un po’ poco per contrastare la marea dilagante del populismo anti immigrati  o per fornire una nuova visione alla sinistra ormai soffocata dal “politicamente corretto”.

Insomma, in definitiva le proposte in questo saggio sono labili, le interpretazioni non sono sempre efficaci, manca un reale approfondimento; Žižek rispecchia l’odierna confusione ideologica e non ci aiuta a superare le gravi impasse del nostro tempo, che pure il filosofo en passant descrive così bene:

Oggi dov’è dunque l’Europa? Nella morsa degli Stati Uniti da un lato e della Cina dall’altro. Stati Uniti e Cina rappresentano entrambi,  da un punto di vista metafisico, la stessa cosa: la medesima desolante frenesia della tecnica scatenata e dell’organizzazione senza radici dell’uomo massificato.“

C’è una bella differenza fra un filosofo e un opinionista. Mi sembra che troppo spesso in questa raccolta di articoli Žižek si dimentichi di essere un filosofo e si accontenti di riempire la pagina di opinioni neanche particolarmente originali, che ci aspetteremmo da un qualsiasi redattore appena un po’ smaliziato, piuttosto che da un filosofo di fama mondiale.

La nuova lotta di classe è, in sostanza, un libro disperato in cui è forte la consapevolezza che ci stiamo dirigendo verso la catastrofe e che se c’è una luce alla fine del tunnel essa non è nient’altro che “il faro del treno che ci viene addosso dalla direzione opposta”.

8 commenti:

Francesca S. ha detto...

Ho trovato il suo blog dopo una serie di link, non so neanche come. Mi ha colpito il suo cognome, per me familiare. E scopro dai commenti che lei è infatti il fratello del dottore :))))) !
Internet è strana, oppure il suo blog è famoso
Il dottor Cavacciuti , per me ormai dottor Federico ha curato i miei attacchi di panico (non credo gli piacerebbe questa frase ;)
E lei fa lo scrittore, non male per "figli di operai Fiat" :D!

Francesca


Ettore Fobo ha detto...


Grazie, Francesca.

ChrLov ha detto...

Non ho letto il libro (ne stavo appunto cercando una versione epub quando ho incontrato il suo articolo) però quando scrive:
“Non limitatevi a rispettare gli altri: offritegli una lotta comune, perché i nostri problemi sono comuni: proponete un progetto universale positivo condiviso da tutti i partecipanti, e combattete per realizzarlo”
mi trova perfettamente ed entusiasticamente d'accordo. Noi (gli scontenti occidentali) e loro (i migranti) ci troviamo esattamente dalla stessa parte della barricata contro le ingiustizie economiche, lo spregio dell'umano, la sconfitta della civiltà. La lotta per un mondo giusto, partecipato, libero, dovrà essere comune.

Ettore Fobo ha detto...

@ChrLov

Io l’ho trovata un’affermazione un po’ ridondante e forse retorica.

Silvia Pareschi ha detto...

Sono perfettamente d'accordo sulla distinzione tra filosofo e opinionista, e sull'affermazione che queste pagine sono scritte da una persona che ha assunto il secondo ruolo. Ma questo mi rende ancora più pessimista sul futuro, se anche una persona intelligente come lui si riduce a scrivere queste banalità per mancanza di altro da dire.

Ettore Fobo ha detto...

@Silvia

Il vero cuore del libro è proprio il pessimismo. Si tratta di una visione sostanzialmente cupa appena tinteggiata di proclami alla solidarietà secondo me molto deboli.

la boje ha detto...

ah si! sono proprio d'accordo.
E' stata per me una lettura disperante.
Cerco disperatamente un'analisi migliore, uno sguardo che aiuti ad un uscire da una visione così nebulosa e negativa.

Ettore Fobo ha detto...


@la boje

Libro inefficace e velleitario fra istanze utopistiche irrealistiche e disperazioni molto pesanti.