Marcia su Roma e dintorni - Emilio Lussu

sabato 9 marzo 2013






Indagare il fascismo significa mettere il dito in una piaga ancora aperta e infetta della storia politica del nostro paese. Emilio Lussu lo fece con questo romanzo storico, “Marcia su Roma e dintorni” (1932), dietro il cui titolo ironico si cela il dramma di un paese consegnato da un re indeciso e da una politica non all’altezza a una deriva totalitaria, fra le peggiori espresse dall’Europa del Novecento.

Dramma che nella prosa di Lussu  è violentemente intriso di tutte le contraddizioni di un paese in crisi d’identità: dal politico democratico e  antifascista  che improvvisamente, mutato il vento, diventa ministro fascista, dall’ufficiale che si augura  che Mussolini sia ucciso e si ritrova a essere dopo qualche anno un fascista fanatico, fino a Mussolini stesso che da repubblicano si scopre monarchico per convenienza, in un gioco al massacro degli ideali che ci mostra sostanzialmente un antico vizio degli italiani: quello di salire  sempre e comunque sul carro dei vincitori.

Non mancano in questa deriva aspetti farseschi, lo stile di scrittura di Lussu ce li restituisce impietosamente, facendo rivivere una delle pagine più sconcertanti della nostra storia dall’interno (Lussu fu un deputato e un antifascista) e al tempo stesso con quel distacco di cui ha bisogno la narrazione storica.

Memorabile in tal senso la ricostruzione del primo discorso alla camera di Mussolini, dopo l’insediamento del suo governo,  reso possibile dalle conseguenze della marcia su Roma.  Lussu descrive Mussolini come uno che gioca come il gatto con il topo, suscitando terrore nei deputati, minacciandoli di fare, se non sarà ubbidito, del parlamento un “bivacco” per i suoi ”manipoli”, facendo capire che la fiducia richiesta dal governo è indispensabile non tanto alla sopravvivenza del governo stesso, ma del parlamento e dei suoi deputati, costretti con la forza ad accettare la “rivoluzione fascista”. Mussolini, antiparlamentare e antidemocratico, incarna il cosiddetto uomo forte, il prepotente che non ha bisogno delle procedure complesse della politica, ma pone fine a esse, tagliando il nodo di Gordio delle discussioni e delle incertezze con cupa e fosca risoluzione.

Come reagì il paese a questo colpo di Stato? Lussu si sofferma soprattutto sulla Sardegna, suo luogo di nascita, dove il fascismo fu fortemente osteggiato dalla popolazione, e dove la reazione del nascente governo fu una violenta repressione, lo stesso Lussu fu gravemente ferito in uno scontro.

Così “Marcia su Roma e dintorni “ è un romanzo inquietante perché mostra  la violenza fascista in tutta la sua sordida e oscura potenza e analizza il  conformismo e il servilismo di  molti politici  che da oppositori del fascismo si trasformarono in fascisti convinti,  una volta cambiato il clima politico. Il romanzo fu scritto per un pubblico di stranieri (la prima edizione avvenne nel 1932 a Parigi) per mostrare loro come avesse potuto imporsi in un paese democratico un movimento così pericoloso per le stesse istituzioni democratiche.  Il romanzo mostra l’ascesa del fascismo in un clima politico d’incertezza e confusione, dove politici pavidi e senza polso, e un re impaurito, lasciano spazio all’energumeno di turno che impietosamente s’inserisce con i suoi manganellatori in una falla del sistema. Leggiamo:

“I deputati dell’opposizione furono dichiarati decaduti, tutte le garanzie contemplate dalla Costituzione e dal codice di procedura penale furono annullate; contro gli oppositori furono istituite la deportazione nelle isole e la pena di morte. Il vecchio regime è ormai seppellito. Incontrastato domina il fascismo e su tutti impera, assoluto, il dittatore.”

Ora, passati novanta anni dalle vicende narrate, noi stessi siamo divenuti quegli stranieri cui il libro era rivolto e possiamo osservare la nostra storia come se fossimo a essa estranei. Personalmente non credo che la storia sia sempre maestra di vita, ritengo però che documenti come questo possano essere comunque un monito, un avvertimento e un argine al dilagare dell’oblio e della mancanza di memoria storica, prodromi questi ultimi di reviviscenze pericolose e di pericolose nostalgie.
















4 commenti:

zoon ha detto...

già...

Ettore Fobo ha detto...


Grazie dell’apprezzamento Zoon, a presto.

mariadambra ha detto...

Un libro molto interessante... a quanto pare l'attitudine ad essere sempre compiacenti con chi si mostra forte e prepotente e a seguire come un gregge chi urla più forte degli altri, qui in Italia è dura a morire...
Anch'io penso che non sempre la storia sia maestra di vita (anche perché molta della storia che studiamo è inesatta, incompleta, addirittura fuorviante), però c'è una costante, qualcosa che troviamo in tutte le epoche, ovvero quanto sia facile e rapido il passo che inverte la rotta, quello che conduce intere popolazioni negli abissi di guerre contro altri popoli e a devastanti lotte intestine... tutto può cambiare all'improvviso e in qualsiasi momento potremmo trovarci un dittatore fresco di nomina a puntarci il dito contro...
un abbraccio

Ettore Fobo ha detto...


Sì, Maria, anche secondo me le derive totalitarie sono possibili, anche se con modalità diverse che nel passato. Ora sarebbero più subdole. E’ mai possibile che debba vincere sempre chi urla più forte? E’ sconfortante.
Un caro saluto.