La scienza e gli scienziati contemporanei secondo F. W. Nietzsche

martedì 1 febbraio 2011


“Oggi la scienza non ha assolutamente alcuna fede in sé, tanto meno ha un'ideale al di sopra di sé - e ovunque essa è ancora passione, amore, ardore, sofferenza, non costituisce l'antitesi di quell'ideale ascetico, ma piuttosto la sua stessa forma più recente e più nobile. Vi suona inusitato?... anche tra i dotti di oggi esiste invero un popolo di operai abbastanza a modo e modesto, al quale piace il proprio piccolo cantuccio, e che talvolta, per il fatto che gli piace, rivendica con una certa immodestia il dovere di starsene oggi paghi, specialmente nella scienza – proprio lì ci sarebbero da fare tante cose utili. Non ho nulla da opporre; meno che mai vorrei guastare a questi onesti operai il piacere del loro mestiere: poiché del loro lavoro io mi rallegro. Ma col fatto che oggi nella scienza si lavora duramente e che esistono lavoratori soddisfatti, non è assolutamente dimostrato che la scienza abbia oggi, in quanto totalità, una meta, una volontà, un ideale, un fervore di grande fede(…)

la scienza è oggi un nascondiglio per ogni specie di scontento, di incredulità, di arrovellamento, di despectio sui, di cattiva coscienza – essa è l’inquietudine della stessa assenza di ideali, il soffrire la mancanza del grande amore, l’insufficienza di un’involontaria moderazione. Oh, quante mai cose non nasconde oggi la scienza! O almeno quanto deve essa nascondere! La valentia dei nostri dotti migliori, la loro smorta diligenza, la loro testa giorno e notte fumigante, la loro stessa maestria di mestiere, quanto spesso tutto ciò ripone il suo vero senso nel non lasciare più diventare perspicua a loro stessi una qualsiasi cosa! La scienza come mezzo di autostordimento: sapete voi questo?...Talvolta con una parola senza malizia – chiunque abbia dimestichezza coi dotti lo sa – possiamo ferirla fino all’osso, indispettiamo contro di noi i nostri amici eruditi nel momento in cui si crede di onorarli, li facciamo uscire dai gangheri solo perché si è stati troppo grossolani da indovinare con chi avevamo propriamente a che fare,
con sofferenti che non vogliono confessare a se stessi quel che essi sono, con gente intorpidita e inebetita che teme una cosa sola: acquistare coscienza … “
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Da Genealogia della morale- Friedrich Nietzsche- traduzione di Ferruccio Masini- Adelphi

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