Una poesia di Giacomo Leopardi

mercoledì 23 febbraio 2011


A SE STESSO

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.

2 commenti:

zoon ha detto...

mi viene sempre da pensare cosa poteva scrivere un poeta come leopardi in questi tempi, con un'estetica moderna e difficilmente retorica come questi versi invece sono - splendidi, tra l'altro...

Ettore Fobo ha detto...

E' un bel quesito. In ogni caso, io sono certo che Leopardi continuerebbe a fare quello che ha sempre fatto: una poesia aristocratica invisa ai più. La chiaroveggenza non sarà mai di moda.