Una poesia di Ewa Lipska

sabato 29 giugno 2019






Eclisse di luna

La prima frase. Immobile lucertola
nelle cave di pietra della stanza.
Mal di testa.  Vuoto impagliato, imbottito.
Non si ode nessuna idea.

Guardo attraverso un binocolo grigie fibre di carta.
Il ricattatore sta già aspettando davanti alla porta.
Nello stesso momento Hölderlin  
viene colpito da una attacco di furia. Mi chino

sul punto. Interpunzione funebre.
Isola nera con la gola serrata del golfo.
Osservo l’eclisse di luna.
Il resto lo devo ripensare.
***

da “Poesia” numero 349, FONDAZIONE POESIA Onlus –  Ewa Lipska- traduzione di Marco Bruno




Chiunque nasce straniero a se stesso

martedì 25 giugno 2019



“L’io costruito con miriadi di pensieri/ dal football all’io sono ciò che sono.” (Allen Ginsberg)
“All'ombra dei fiori nessuno è straniero.  (Kobayashi Issa)
“Io è un altro. ”(Arthur Rimbaud)

Essere un  melting pot,  una fusione di lingue e culture diverse, di sensibilità differenti,  è una straordinaria risorsa, una vera fortuna, che i corifei di questi tempi di buio razzismo sembrano ignorare.  L’incontro con lo straniero,  con colui che veicola saperi  e visioni diverse,  è un arricchimento incredibile,  io rivendico la bellezza di quest’incontro.

 Lo straniero è l’altro da noi che pure alberga in noi, è l’ignoto. Colui che sta dalla parte dell’ignoto finisce per conoscersi più profondamente di colui che fugge nelle consuetudini e del conformismo peggio che bovino del paese natio.

Diventare cosmopoliti, deterritorializzati,  è una delle sfide  di questo secolo in cui l’io, questa sintesi delle credenze massificate, questa funzione omologante e gregaria,  si sgretolerà con l’urto di una consapevolezza diversa. Sto sognando? E sia.

Io sto dalla parte dell’ignoto, in ciò che viene dal vento, sono dalla parte delle nuvole che non hanno patria e semplicemente scorrono, scorrono  ovunque.