Chthulupunk

sabato 23 aprile 2022



Un mio nuovo articolo su Lankenauta. Parlo di “Chthulupunk” di Lukha B.Kremo. Buona lettura. 

Ettore Fobo

 

Una poesia di Laura Liberale

lunedì 18 aprile 2022


 



 

La madre è il leone nero

che infrange a unghiate

la cupola dell’infanzia.

Sapere è bucare la luce

aprire varchi d’ombra.

Questi pezzi disseminati

sono l’ultima misura del danno.

 

***

 

Da “La disponibilità della nostra carne”- Laura Liberale-  Oèdipus -  Febbraio 2017

 

Canto del Lambro

giovedì 7 aprile 2022



a Lukha B. Kremo, artista dalle mille metamorfosi, amico.

Io canto il Lambro dalle labbra fetide

che oltre l’orizzonte degli aceri è regno

di nutrie topi orribili rospi e chimere.

Pozze di liquame industriale,

copertoni d’auto, taniche di benzina

lo infestano che limpido

ancora il suo nome risuona.

Intossicato dalla Storia, come noi tutti,

fiume dell’umana lordura io ti canto.

Lungo i tuoi argini vive negletta

una popolazione oscura,

oscena forse, nell’ombra che vive

una vita molesta.

Io canto il Lambro dalle labbra fetide,

dalle acque infette e onoro

la smorfia sfigurata degli aceri

che giunge fino al cielo.

 

Nostalgia di un fiume tu sei,

ricordano i vecchi la tua limpidezza;

Milano, mostro acefalo,

ti ha reso ciò che sei diventato:

a cielo aperto fogna di tutto e di tutti.

Ho pietà di te, fratello fiume. 

 

Ettore Fobo (marzo-aprile 2022), inedito

 

Una poesia degli indiani Omaha

domenica 3 aprile 2022

 



Rituale delle forze cosmiche

 Verso la parte dove nasce il sole

È raccolta gente di ogni tipo

E grandi animali di ogni tipo

Proprio raccolti tutti insieme, come gente.

Anche gli insetti di ogni genere,

Proprio raccolti là, tutti insieme

Da quali mezzi  o modi non sappiamo

Veramente, uno solo di tutti questi

Era il più grande,

ispirante tutti i pensieri,

La grande roccia bianca,

che si erge tanto alta come i cieli.

Avvolta nella nebbia,

Proprio alta come i cieli.

Così i miei piccoli parleranno di me,

Tanto a lungo quanto viaggeranno  sul sentiero della vita,

Così essi parleranno di me

 

Tali erano le parole, è stato detto.

Poi prossimo della fila

Tu, maschio della gru, stavi

Col tuo lungo becco

E il tuo collo, lungo più di tutti,

Là, col tuo becco tu colpisti la terra.

 

Questa sarà la leggenda

Del popolo antico, del popolo rosso

Così ai miei piccoli parleranno di me.

Poi nella fila stava il maschio

Del lupo grigio, il cui urlo

Sebbene emesso senza sforzo, faceva veramente

Tremare la terra,

tremare anche la stalla di terra.

Tale sarà la leggenda del popolo.

 

Poi nella fila stava Hega,  la poiana,

Con il suo collo rosso.

Stava con calma, le grandi al spiegate,

lasciando che il calore del sole raddrizzasse le sue penne.

Lentamente mosse le ali,

poi si lanciò in avanti, benché con sforzo,

Dispiegando così una potenza  (dono di Wakonda)

Che spesso raccontano i vecchi nei loro discorsi.

***

Da “ Canti degli indiani d’America” – a cura di Silvio Zavatti – Newton Compton Editori - 1977