“L’uomo è il sogno di
un’ombra”
Pindaro
“Non mi applaudiranno perché
penso, cioè mi occupo di demolire Dio, vale a dire ciò che si pensa, si dice,
si crede, come se si potesse nominare la
propria evanescenza di nuvola, e da nuvola a nuvola dire: «Io
non sono un sogno, io sono reale» . Finirò io stesso dissolto in questa gigantomachia fra nuvole.
Tutto che realmente si proietta
su uno schermo, immagine sacra di una comune rappresentazione, in questa sempre
più platonica e plutonica caverna dell’attualità farneticante.”
dice il poeta il cui uditorio è solo il deserto, la cui
parola è oramai un grido, il cui grido è fuori dal tempo.
La sua domanda non ha eco, cosicché egli possa anelare a una domanda più grande che
polverizzi ogni risposta e lasci solo lo stupore come cifra misteriosa di ogni
umano svanire. “È tornato il tempo dell’erranza” lo rincuora la sua ombra
In tutto questo ignoriamo dove finisca il volto e inizi la maschera e in quale specchio naufraghi il nostro pensiero
più segreto, non sappiamo in quale vento si perda la nostra voce e se il nostro
pensiero troverà mai un fulcro intorno cui vorticare come una stella.