Una poesia di Ingrid de Kok

venerdì 30 agosto 2019




Nel Kalahari

La notte nel Kalahari guardiamo stupiti le stelle  -
così lontane sopra di noi, così numerose, tutte incancellabili –
crediamo di trovarci sotto di loro, in uno spazio e un tempo
oltre noi, noi piccoli e fatti di carne, e loro adamantine

ma poi all’improvviso piovono stelle, sono stelle cadenti
il mondo è tutto stelle e nient’altro
le dune del deserto, la sabbia rossa, i gatti selvatici in cerca di prede
le iene brune intorno ai resti bruciati del fuoco
il richiamo d’allarme di una civetta, il percorso delle formiche sulle pietre
son tutte stelle e anche noi lo siamo
splendiamo, ruotiamo, scompariamo
siamo niente, più niente, solo stelle

 ***

da “Poesia” numero 350 – luglio/ agosto 2019 –  Fondazione  POESIA  Onlus/ Crocetti editore -  traduzione di Paola Splendore.

Una poesia di Eugenio Montale

venerdì 23 agosto 2019




Forse un mattino andando  in un’aria di vetro
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come su uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno  consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
***
Da "Ossi di seppia" – Eugenio Montale- edizione per il Corriere della sera – giugno 2019

Una poesia di Adonis

venerdì 16 agosto 2019





Non sono ancora nato
non nasci veramente
se non fuori dal luogo dove sei nato.

Il punto di incontro tra la luce e me
è un sole nero.

La tristezza
oggi inventa
i miei occhi.

O poeta, ciò che mi rende felice
è che tu sia il mio contrario:
cosa ti fa credere che tu mi assomigli?
come se l’ordine della natura non esista
che per reiventare sempre l’alfabeto del suo caos.

***
da “Prendimi, caos, nelle tue braccia” – Adonis – traduzione di Fawzi Al Delmi – Guanda - aprile 2019

Una poesia di Osip Mandel'štam

venerdì 9 agosto 2019





Nella taverna i ladri hanno giocato
a domino facendovi mattina.
La padrona ha servito una frittata;
i monaci hanno tracannato vino.

In lite le chimere della torre
su chi, di loro, abbia i tratti più orrendi.
E un grigio comiziante al primo sole
convoca la folla nelle tende.

Per il mercato s’agitano cani,
stride la toppa del cambiamonete.
Allunga sull’eternità le mani
chiunque, a derubarla, ma essa  è rena,

sabbia del mare persa da un barroccio –
manca tela d’ortica per i sacchi  -;
e indispettito un frate è lì che snocciola
bugie sulla locanda e la nottata.


***
da “ Ottanta poesie” - Osip  Mandel'štam – traduzione e cura di Remo Faccani – Einaudi - 2009

Una poesia di Fabrizio Bregoli

venerdì 2 agosto 2019







(Leni Riefensthal)

Quelle braccia, prone nel loro torcersi
a misura di un’altra umanità.
Ed i corpi, quella loro morfina
buona. Assoluta la luce, ad adempiere
lo scatto micidiale del secondo.

Ma in ogni loro ansimo pulsa un battito
notturno, una crepa obliqua sul volto
di terra, impronunciata  nel suo sguardo
sbagliato. E dice fango
il mondo – suo fantoccio l’arte.
E bestia il cuore. Nulla credimi
si sconta vivendo, nulla redime.
Nemmeno la bellezza.
***

da “Zero al quoto”- Fabrizio Bregoli – puntoacapo – marzo 2018