Di come sorge la lode

giovedì 24 settembre 2020


È uno di quei giorni in cui la notte sembra eterna e l’angoscia piazza nel cranio, come vide Baudelaire, la sua bandiera nera. Sparito ogni orizzonte rimane lo specchio, il mostro che sempre riflette la nostra vacuità di spettri, la nostra inconcludenza di girovaghi e inetti. E allora? Ora che qualsiasi dio è solo un rottame dei secoli umani, con chi condividere la propria solitudine in cerca di ombre in cui annegarsi, di volti in cui specchiarsi e infine sprecarsi? Ora che ripudio ogni narcosi che il semplice pronome io promette, quale sogno o pensiero mi libererà dalla notte nera dell’anima e spoglierà la  luna del suo ghigno sarcastico e grottesco?

Allora,  è la mia sfida perpetua all’eterna dissolvenza,   aspetto che il dolore si affini e si faccia canto e che la mia lode all’universo si scopra smisurata, affinché al fondo di qualsiasi tunnel d’angoscia  io senta tuonare un ditirambo di  gioia,  profondo come un destino e lucido come un orizzonte;  entrambi sottratti a un mare perduto da sempre e che tuttavia immensamente perdura.

 

 

Ciao, Gabriele.

lunedì 7 settembre 2020

 


Brutto risveglio stamattina.  Ho appreso con sgomento della morte del giovane poeta e amico Gabriele Galloni.Mi unisco al dolore di  famigliari e amici. Era un talento cristallino, mancherà a tutti.

Ettore Fobo

 

Carte nel vento numero 48

sabato 5 settembre 2020


È appena uscito il nuovo numero di “Carte nel vento” , il periodico online del Premio Lorenzo Montano. È presente una mia prosa,  ”Di silenzi, deserti, addii e altri enigmi”, con una nota di Mara Cini, che ringrazio. C’è anche il video in cui ne  leggo la prima parte. Buona lettura e buona visione.

Ettore Fobo

 

L’assedio delle voci

martedì 1 settembre 2020



 

Vox populi, opinione pubblica, chiacchiera; c’è da chiedersi quanto del nostro rimuginare quotidiano sia una reazione a queste voci interiori. L’assedio delle voci, ordalia di giudizi morali espressi che formano l’identità di ciascuno. “L’io costruito con miriadi di pensieri dal football al io sono ciò che sono” chiosa Ginsberg cui ha giovato quel quid di meditazione che ha sperimentato. L’io, ah ah ah, Nietzsche lo chiama “vecchio parruccone”. Io… che idea stanca, stantia. Eppure tutto l’occidente si regge su questa mistificazione. L’individuo, il libero arbitrio, la volontà, la scelta, la libertà del volere… Tutto si regge su questa dissolvenza che chiamano Io, su questo futile motivo teologico, pensando che sia qualcosa in più di un flatus vocis incoronato dal nostro narcisismo. Per tacere di Dio, questo io al cubo, come ha mostrato Feuerbach, sia lode a lui.