lunedì 20 gennaio 2025
avamposto mitorealista di lotta poetica
Pubblicato da Ettore Fobo alle 09:12 0 commenti
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I
Fra i libri letti da me in quest’anno appena trascorso, alcuni spiccano per potenza filosofica, efficacia espressiva, intensità lirica
di rivelazioni.
Fra i saggi, è un’esperienza immersiva totale
nel pensiero puro, non disgiunto da un originario, dolcissimo e implacabile,
lirismo, la lettura delle “Operette Morali” di Giacomo Leopardi, capace di
toccare e far risuonare molte corde dell’esperienza vitale. Dal libero lirismo
di Elogio degli uccelli, alla comicità allegorica del Dialogo di Copernico e
molto altro.
Lucido atto poetico che diventa politico
è il saggio di Angelo Tonelli, “I Greci in noi”, che recupera la relazione con
il pensiero orfico dell’Unità originaria, in un saggio denso e leggero al tempo
stesso, di una leggerezza profondamente pensata. È un excursus illuminante all’interno
di una visione iniziatica dell’esistenza, visione che dobbiamo recuperare e preservare
dall’assalto della pseudo filosofia transumanista. Attraverso l’intuizione
noetica, come esseri viventi siamo chiamati a rinnovare l’adesione ai primordi
del pensiero filosofico umano, come già aveva visto Giorgio Colli, pena l’esclusione
da una dimensione realmente vitale.
Fra le opere di narrativa, tre
romanzi in particolare mi hanno colpito, svegliato, destato.
“Guerra” di Céline dove il metodo demistificante dello humor nero diventa uno stile affilato come una maledizione, “Gli angeli dello sterminio” di Testori che in una Milano apocalittica vede dissolversi l’intero mondo e la sua personale esistenza e “Neve a primavera” di Yukio Mishima, primo romanzo della sua tetralogia “Il mare della fertilità”, in cui in uno stile di scrittura dalle impalpabili sottigliezze piscologiche, che allarga ogni orizzonte espressivo, esperendo le sue sfumature sommerse, Mishima canta insieme lo splendore raggelato e il declino raggiante di un mondo, quello dell’aristocrazia giapponese d’inizio novecento.
Un’ultima nota sul saggio di
Angelo Giglia: “Perché dobbiamo abolire la scuola? “. Un pamphlet scritto con il
fuoco, stilisticamente ineccepibile, sobrio e necessario, come non se ne
vedevano dai tempi di Papini. In un secondo momento scriverò dei libri di
poesia letti.
Ettore Fobo
Pubblicato da Ettore Fobo alle 18:03 0 commenti
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Fra i romanzi “Babilonia” della francese di origini iraniane Yasmine Reza, di cui negli anni ho letto altri libri ma questo romanzo li surclassa tutti. Innanzitutto per la scrittura, ottimamente tradotta da Maurizia Balmelli, in questa edizione Adelphi del 2017. Storia polifonica, folle di una psicopatologia del quotidiano perfettamente plausibile, sgangherata, commovente in un modo molto moderno.
Mi piace ricordare poi un romanzo autoprodotto che meriterebbe un editore, “La pistola” di Roberto Parravicini, un’ incursione alla Bret Eston Ellis nel milieu dell’arte milanese, romanzo molto strutturato con un finale sorprendente. Ci sarebbe da trarne un film ma è chiedere troppo al cinema italiano di oggi, forse all’estero.
Sorprendente come il romanzo di Stephen King sulla questione dell’omicidio di Kennedy, “22.11.63”, che leggo con un ritardo di dieci anni, in cui lo scrittore americano dimostra, una volta di più, se ce ne fosse bisogno - e purtroppo ce n’è - di essere un maestro di letteratura tout court e un narratore di razza.
King riesce nella difficile impresa di fondere il romanzo fantastico con quello realistico o addirittura storico, sebbene di storia contemporanea. Il viaggio nel tempo è un escamotage che permette a King di elaborare una visione complessa della realtà americana degli anni cinquanta e inizio sessanta.
Un’ultima annotazione: penso che la storia d’amore fra Sadie Dunhill e George Amberson sia incredibilmente struggente, la metto al pari delle più belle che ho letto nella letteratura americana. Faccio qualche esempio: l’amore come lo racconta Hemingway in “Per chi suona la campana”, John Fante in “Chiedi alla polvere, o Henry Miller in “Giorni di Clichy” ed è davvero porre King molto in alto. È ora di spazzare via il pregiudizio che vuole King autore commerciale (anche Dickens o per certi versi anche Fitzgerald lo furono) e soprattutto la letteratura fantastica un sottoprodotto dell’immaginazione. Cosa vera soprattutto in Italia, dove è molto forte la convinzione - mutuata penso soprattutto da Benedetto Croce - che il realismo sia la vera letteratura.
Fra i saggi ho ammirato la prosa di Benjamin Fondane nel suo “Rimbaud la canaglia”, che pone attenzione a quel tremendo dissidio metafisico che nessuna logica poté addomesticare che si incarnò potentemente in questo straordinario adolescente che dalle sue ferite fece sgorgare niente poco di meno che la poesia contemporanea (con buona pace del solito Benedetto Croce).
Poi ho letto le labirintiche riflessioni contenute in “Etica della scrittura” del filosofo Carlo Sini, saggio che mi imporrà ruminazioni molto lunghe e un’elaborazione almeno decennale. Non ne dirò oltre per questo motivo. Mi limito a suggerirlo a coloro fra voi che hanno fiuto per le cose inafferrabili del pensiero più contemporaneo.
Ma è un libro di poesia il mio preferito. Si tratta di “Egrette bianche” di Derek Walcott. Vi rimando al mio articolo su Lankenauta.
Derek Walcott è stato uno dei primi poeti contemporanei che ho letto. Era il 1992, avevo sedici anni, Walcott aveva appena vinto il Nobel e io lessi “Mappa del Nuovo Mondo”, rimanendone entusiasta. Ricordo che girovagavo nelle fredde giornate decembrine con questo libro nella mia sacca e lo leggevo e rileggevo.
Qualche anno dopo, conobbi il poeta a una presentazione milanese di un suo libro. Mi feci autografare la mia copia di “Mappa del Nuovo Mondo” e poi, finito il giro di autografi, mi avvicinai a lui e nel mio incerto e scolastico inglese lo ringraziai per tutto. Era primavera inoltrata. Avevo i capelli lunghi e indossavo una maglietta con l’immagine di un gatto. La scritta diceva “I’m the boss”, Walcott strinse la mano che gli porsi e notai nei suoi occhi un certo scetticismo, forse per la maglietta che osservò perplesso, o forse perché il mio entusiasmo gli sarà sembrato un po’ ingenuo, chissà. Comunque, è andato così il nostro incontro.
Buon anno a tutti.
Ettore Fobo
Pubblicato da Ettore Fobo alle 11:52 4 commenti
Etichette: Arthur Rimbaud, Benjamin Fondane, Carlo Sini, Derek Walcott, Ettore comunica, Libro dell’anno, Roberto Parravicini, Stephen King, Yasmine Reza
Pubblicato da Ettore Fobo alle 08:02 0 commenti
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Pubblicato da Ettore Fobo alle 20:51 2 commenti
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Pubblicato da Ettore Fobo alle 10:58 0 commenti
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Pubblicato da Ettore Fobo alle 10:49 2 commenti
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