Mitorealismo del Sottosuolo- per un ordine poetico del mondo

lunedì 20 febbraio 2023

 


 

 


Quello che state  per leggere è il Secondo Manifesto del Mitorealismo del Sottosuolo e prima manifestazione del Movimento online.

Primo vagito di questo popolo di ombre e sonnambuli: l’antologia Fiori del Caos, uscita oggi 20 febbraio 2023 per Kipple Officina Libraria.  Partecipano con le loro visioni e umane - non umane incandescenze: Ksenja Laginja, Paolo Spaziani, Sandro Battisti, Carlo Gregorio Bellinvia. Mattia Canovaro, Massimo Fantuzzi,  Lukha B. Kremo, Alex Tonelli, Maria Cardamone, Matteo Gennari, Silvio Straneo, e l’estensore di questo Manifesto, Ettore Fobo.

 

 Se interessati, la mail del Movimento è questa: mitorealismo@gmail.com

Il sito in allestimento è www.mitorealismo.it

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“L’arte ci è stata donata per non morire di verità.“

Friedrich Nietzsche

 

 

“Quando la poesia faceva la Storia. “Leggo questo su Fb come commento a una vicenda cialtronesca che vide protagonista il poeta Dario Bellezza in veste di sparring partner per una lite con un attore improvvisatosi boxeur per insondabili ragioni artistiche. Finalmente il poeta preso a calci in culo. Così si fa la storia. Ma fra Storia e poesia non corre buon sangue benché di sangue poetico la storia sia impregnata. Non faccio nomi, rinforzo l’anonimato, non cedo al fascino del feticcio e del brand. Studiare la storia per far contenta la madre o uccidere la madre per far contenta la Storia? Perciò non vi darò le fonti, morirete di sete…

La frase ”Quando la poesia faceva storia” è un poco fuorviante. Forse perché poesia e storia non sono parole che possono stare impunemente insieme. La storia -e l’attualità sua caricatura- fa la voce grossa per azzittire i poeti. Non si tratta solo di bombe e fucili ma delle sue chiacchiere potenti e pericolose come una valanga: la storia umana somiglia sempre più un treno senza conducente né destinazione. Poi finisce in tunnel e s’intravvede la luce e si fa festa, festa, olè si brinda ma dura poco: la luce è del convoglio che viene dalla direzione opposta per il definitivo schianto frontale.

 Ma la nostalgia emerge dall’imperfetto (faceva) come residuo di una malinconia che presto sarà perduta anch’essa. Quando la poesia faceva malinconia ma la poesia non fa la Storia né la malinconia. La poesia continua a mostrare i buchi neri e i vortici del linguaggio storico (attenti è come mostrare i denti malvagi dell’alba) e mettere così il caos davanti alle proprie  responsabilità.

Oppure troviamo la poesia nei drugstore, nelle pompe di benzina, nelle cattedrali purché sconsacrate, nei Mac Donald’s , nelle piccole chiese invase dalle erbacce e dalle bisce, nelle rovine in cui crescono i Fiori del Caos, fiori fluttuanti, fluttuazioni floreali, tutto ciò che ha perso il nome ha perso anche il peso della propria eco, esige un destino più profondamente sonoro, sinestesica eco di un colore tangibile.  La poesia è nella strada dove il linguaggio è una pulsazione vivente ed errante  ma soprattutto nei gesti e nelle cose del quotidiano, trasfigurato  pensiero ora in danza ora in naufragio. Ciò nonostante ricordate e non c’è contraddizione:  La bellezza sarà cosmica o non sarà.

Il poeta che recita una poesia vede nello specchio un fuoco prismatico in cui si riconosce. Un prisma di fuoco che è Bigger than History… Quando i nemici della poesia si ostinano a pensare che essa consista nel pettinare le bambole e non nella conquista di uno stile (ah la pietra senza pietà dello stile). Allora tu immerso come in un acido nelle gozzaniana vergogna d’esser poeta, scorticato dai tuoi dubbi e dalle tue incertezze, sii aggressivo nel rispondere: L’arte è sicuramente inutile ma se più inutili fossero coloro che se ne fanno un vanto come se l’inutilità dell’arte fosse opera loro, dei loro luoghi comuni, degli stereotipi che gli serrano la bocca,  di un’economia arcaica fondata sul risparmio e sull’accumulo e non come la poesia sulla dissoluzione, sullo spreco, sulla dépense.

C'è un’economia non umana realmente naturale, fondata sulla dissipazione entropica come quella di Madre (qui ci vuole il ghigno leopardiano) Natura. La chiamiamo morte. Supremo spreco che permette il suo stesso infinito rinnovarsi come spreco. L’arte è scuramente inutile benché i libri di poesia possano essere moliti utili per incartare il pesce, possono essere un favoloso arredo e  se ardono donano  calore come tutto ciò che arde. È risaputo: i libri di poesia sono i migliori regali di riciclo. Non conoscono un solo destinatario ma diverse mani che li rigirano ad altri che a loro volta li rimetteranno in circolo. Perciò il suo movimento inesauribile è contento, comunque nessuna mano può afferrarla come la sabbia di Morfeo, e però ne rimane drogata ugualmente e cambia il suolo sotto i piedi e il cielo comincia a picchiarci in testa come il Corvo che ripete Nevermore e non ha altra voce. Finché il tempo esplode altre voci sorgono per ritrovare antiche alchimie in cui il verbo è una disseminazione astrale, magnifica perché peritura ma lo scintillio è eterno solo se si cessa di venerarne il riverbero ed è  così, quando si cessa di comunicare,  che emergono   le terre inesplorate sotto i nomi che le imprigionano.

L’arte è inutile, in questo simile alla vita. Quindi attenti a tutto ciò che non produce reddito, vi rende solo vivi, una poesia lo può fare talvolta di notte se cessate di pensare al domani, al passato e fate dell’attualità una solenne pira di vecchie menzogne, vivrete così trafitti dall’attimo di una più intima spossessione,  spoliazione di sé. Non può essere che la catastrofe, più in là, di valori un rovesciamento fatale.  È questa la nostra redenzione? Accettare di essere mummificati, dare del tu agli angeli oppure puntare sugli alieni. Loro ci ameranno, non capendoci, qui anche gli scribi ci rinchiudono nelle gabbie delle loro ottusità. Un’arte per artisti e vaffanculo alla Verità, alla Democrazia, alla Libertà; a tutto questo malvagio mondo di Maiuscole; si fottano  la Volontà, la  Storia e la  Scelta  e infine l’Arte stessa perché si nasce capolavori e qualcuno ci rimane. L’opera, più d’uno l’ha insegnato, è solo residuo escrementizio.  

Tornino le chimere, le ninfe, tornino i boschi a essere non umani cioè sacri, brilli nelle nostre menti la magnifica idea di Fato. Natale mongolo e maniaco sulla terra. Natale pagano. Sì, felicità, felicità maniaca…- La storia non è nel passato né nel futuro, la storia è nell’attimo che squarciando il tempo ne mostra il ridicolo camouflage.  La bellezza sarà comica o non sarà.     

Mitorealismo del Sottosuolo: Mito perché dispostivi mitologici legiferano nel nostro inconscio. Vanno disattivati lentamente con rigore scientifico se no esplodono e pazzia sommerge ogni cosa. Condito sine qua non per avvicinare questi dispositivi: bisogna sapere a quale daimon è consacrata la nostra vita, foss’anche il Grande Puffo, o Ken Shiro.

Realismo è il serpente dionisiaco che cambia pelle per non farsi riconoscere cioè sottomettersi a un codice di segni. Sottosuolo, perché bisogna, il più possibile, vivere nascosti e in pubblica piazza cantare al proprio orecchio.

Siamo oltre ciò che comunica e informa,  che esse siano ostie, ontologie, informazioni e prepariamo il funerale della dualità che  ci ha spaccati. Attenti, amici, romba la Ronda dell’Avanguardia.

  E.F

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 2-3  febbraio 2023

 

 

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