domenica 25 marzo 2012
RIMBAUD
Il poeta nasce Icaro e muore vegliato come un rospo,
abbandonato su un letto di disfatte, come tutti.
Per tutta la vita un silenzio dietro l’altro
colmo di un’attesa di parola,
come nel deserto l’acqua l’assetato.
L’Europa, questa prigione enorme di bigottismi ancestrali,
era una voragine senza tempo;
l’Africa, se fu l’altrove di un sogno,
divenne ben presto il carcere del dovere.
“Tutto mi è indifferente” era la voce dall’inferno,
tutto che è utopico sperare buono o cavare
dalla sabbia del deserto della carità la chiave.
E l’immensità di una melodia raggelata
chi cucì fra le sue labbra? Di modo che la parola umana
gli diventasse estranea, fino a ripudiarla?
Parlo di quell’assenza di passione che così spesso
degenera in un ghigno da orizzonti perduti,
che riecheggiano in quella grande sparizione di parola,
che tutte le sue lettere, in fondo scritte dal carcere,
testimoniano in maniera indubitabile.
Quale simmetria fu forgiata fra il poeta e il mercante?
Quante mutilazioni, catastrofi interiori, dimissioni,
ciò significa per noi?
***
Sotto una luna in polvere è un libro di poesie di 190 pagine diviso in due parti che potrebbero essere, e forse sono, due libri a sé stanti. Le poesie sono in ordine cronologico, la prima parte, intitolata Poesie allo stato brado, comprende scritti che partono dai 15-16 anni e arrivano fino ai 27, anno che per me fu fatidico, segnò una rottura, anche poeticamente.
Queste poesie si collocano prima di quelle che ho pubblicato nel mio primo libro La Maya dei notturni, che fu l’esito della rottura di cui sopra, che non editai con lo pseudonimo Ettore Fobo ma con il mio vero nome Eugenio Cavacciuti, libro uscito nel 2006, qualche mese prima del mio trentesimo compleanno. In questa sede comincerò a pubblicare a breve qualche estratto anche di questo libro.
La seconda parte di Sotto una luna in polvere, Generazione mezzanotte, è invece successiva a La Maya dei notturni e la considero la parte più matura della mia poesia. Le poesie di Sotto una luna in polvere nel complesso coprono quasi un ventennio, per la precisione il periodo che va dal 1992 fino al 2009.
Ha scritto di Sotto una luna in polvere Marco Philopat su Pulp libri. definendo il mio “lo psychomondo onirico” di un “poeta teppista”. Alex Tonelli sul sito The NeXt Station mi ha definito un “ autore consapevolmente contemporaneo ma che sa al tempo stesso dialogare apertamente con i grandi classici”
Anche il blog Vagamente sonnambula si è occupato delle mie poesie:
“Sembra che la sostanza dei versi sia polvere staccata da questi pensieri appena più concreti, in cui tutto ciò che si rappresenta come umano è sfuggente e indefinibile, ma sempre riconoscibile. E' un'intercapedine in cui restare o muoversi, un luogo sempre tragico ma anche ridicolo, perché non manca mai la connotazione di eccessiva importanza né l'assenza di significato dell'essere uomo, centro esatto di un niente e contenitore involontario di un universo non meno assente.”
Ho deciso di ripubblicare la poesia su Rimbaud perché è stata protagonista di un curioso fraintendimento. Pubblicata da me qualche anno fa su questo blog, cominciò a circolare su Facebook e altrove come poesia scritta da Rimbaud stesso. L’ho considerato una sorta di (involontario) complimento esagerato.
Grazie dell’ascolto.