Facebook e altri non luoghi di una perenne alienazione

domenica 12 luglio 2020




Confesso,  ed è  per chi mi conosce un’amara confessione,  che mi sono deciso,  dopo molta riluttanza, ad aprire un account Facebook. Sono anni che ne parlo male, ed eccomi qui, agganciato anch’io a questo vortice, la mia faccia impressa in questo continuum di infernali  futilità. So bene che se il “mezzo è il messaggio” qui tutto è fagocitato dall’impersonalità di un blob, il messaggio annientato, il pensiero distorto e omologato, è il Mercato di cui scrive Nietzsche, in cui ogni  parola realmente autentica è bandita. Non da una subdola censura ma perché sommersa dalla massa di informazioni che si presentano ogni volta come verità definitive ma sono irrilevanti.

Per non parlare delle privacy. Si finisce per sapere cose anche importanti su persone che nella vita quotidiana sono delle sconosciute, con le quali magari ci si saluta a stento,  solo perché si è “amici” su Facebook. E potrei continuare. Credo che sia impossibile  usare Facebook e sia molto facile esserne usati manipolati, marchiati nel profondo. Allora perché sei entrato a farne parte? È la domanda dei più scaltri fra i miei lettori.

Semplice: un pensiero si è intrufolato nel mio dormiveglia  e ho concluso che da poeta ho il dovere di conoscere Facebook. Per me è come la discesa nell’Inferno dantesco o nell’Ade orfica. Esagero forse ma ahimè, son fatto così. Vi ricordo il libro di Luigi Siviero, di cui ho scritto tempo fa su Lankenauta.

Se Facebook è il regno della visibilità imposta come bene sommo, cosa c’entrano i poeti, da sempre devoti all’invisibile? “Mi sono sempre rifiutato di diventare la fogna del pensiero di tutti” chiosa ormai utopisticamente Artaud, che ha pagato questa purezza di intenti con l’alienazione mentale. E potrei scriverne ancora ma in questo periodo di pensiero la scrittura mi pesa un po’. E Io? E Facebook? Irrilevante che io parli di Dio o delle mie deiezioni per  la stessa natura del mezzo. Dunque? Sperimentazione. Mi tocca, sebbene obtorto collo.

Vedremo.

Ettore Fobo

6 commenti:

sinforosa c ha detto...

Non ho mai amato quel social, sono iscritta come Sinforosa ma dopo qualche anno in cui pubblicavo il medesimo post del blog ho cancellato tutto e sono rimasta solo come “ulteriore via” per far raggiungere il blog e Instagram. Buona avventura.
sinforosa

Ettore Fobo ha detto...



Potrebbe essere una soluzione. Per ora ci provo, Sinforosa, grazie dell'augurio e del consiglio.

iron ic ha detto...

Alla fine scapperai da Facebook o al massimo ci rimarrai x quei pochi amici che gia' ti seguono. Aspetteremo tuoi aggiornamenti in merito. ciao

Ettore Fobo ha detto...



Vedremo. Grazie del commento Iron ic.

giorgio giorgi ha detto...

Non ti conosco, ma posso dirti che è capitato anche a me di pensare di entrare in Facebook diverse volte, una volta mi sono anche preiscritto. Io credo che non ci sia niente di male a farlo o non farlo. La curiosità del nuovo di per sè non è negativa, come la sfida di usare FB e non esserne usati. Poi non è che tutti i periodi della vita siano uguali. Io ho smesso 4 anni fa di scrivere sul mio blog e ho ricominciato un mese fa paree con una certa continuità. Le cose cominciano, finiscono, a volte ricominciano in modo nuovo.
L'importante è attraversare la vita consapevolmente!

Ettore Fobo ha detto...


"Attraversare la vita consapevolmente". Giusto. Grazie del commento, Giorgio.