Abitare il labirinto

mercoledì 1 aprile 2020




Sono felice di annunciare l’uscita dell' ebook di poesia di Carlo Bellinvia,  “Domotica del labirinto”, nella collana Versi Guasti della Kipple Officina Libraria, con la  cura e l’ introduzione di Alex Tonelli. Già nel suggestivo titolo, si  configura il  trait d’union fra antichità e contemporaneità, l’  Enigma e la Tecnica, ciò fa galleggiare domande inquietanti,  su quale sia, per esempio,  il codice linguistico  migliore per esprimere questa lacerazione e quindi per abitare  profondamente il labirinto della contemporaneità.

Il linguaggio produttivo -  tecnico intuitivamente viene scartato eppure… Qui la parola domotica prende dall’antica domus il suo postmoderno respiro e ci raggela pensarla associata al centro  stesso dell’antichità: il labirinto. Luogo emblematico in cui qualcosa di nascosto sembra accadere ed è l’incontro con le proprie multiple voci interiori, resti di un dialogo fra sé  e gli altri, ombre tutte in ascolto di ciò che le supera.

Per dire il labirinto della vita contemporanea  qualche altro discorso potrebbe avere voce in capitolo:  la sociologia, la psicologia, la fisica specie se quantistica, l’ontologia magari o addirittura la teologia e perché no la musicologia etc … Per dire  questo labirinto, mapparne i confini, darne l’uscita, fornirci del suo discorso la chiave ma son quasi  tutte illusioni sociali e parvenze, lo sappiamo.
Non mi nascondo dietro un dito,  da poeta lo so:   la poesia è quel codice, quella chiave dove non è tanto l’uscita del labirinto a tentarci piuttosto  l’entrata, perché da esseri viventi dobbiamo e  vogliamo abitare nel labirinto, a guisa di Minotauri  ornitologi  o ninfe-dive vestite da farfalle,  bruciate dalla forza interiore  dall’erranza, o streghe che accendono un rock nel destino rosso di una rosa e adibiscono la loro anima al divampare del segreto.

Questo divampare e questo grande vagare mi sembra ciò  che  sostanzia il dire di Carlo Bellinvia, ogni dire in realtà che  si  sappia profondamente poetico  nella sua labirintica origine.

Poesia come codice-labirinto non da decrittare soltanto, iscrizione papirologica che ci attrae con la sua enigmatica essenzialità ma da perlustrare, mappando  il disorientamento linguistico  per meglio  abitarlo e da poeti cavalcarlo in un discorso che ha senso perché risuona proprio  in quel  labirinto di  voci interiori  e riecheggianti  le une con le altre che noi  siamo per noi stessi e per gli altri.

 “Domotica del labirinto” dunque apre a domande smisurate.  
Da leggere, da perlustrare,  da perdersi in esso. Da abitare. Consigliato.

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