Il dio caprone

martedì 17 giugno 2025

 




IL DIO CAPRONE- UNA POESIA DI CESARE PAVESE

La campagna è un paese di verdi misteri
al ragazzo, che viene d'estate. La capra, che morde
certi fiori, le gonfia la pancia e bisogna che corra.
Quando l'uomo ha goduto con qualche ragazza
hanno peli là sotto il bambino le gonfia la pancia.
Pascolando le capre, si fanno bravate e sogghigni,
ma al crepuscolo ognuno comincia a guardarsi alle spalle.
I ragazzi conoscono quando è passata la biscia
dalla striscia sinuosa che resta per terra.
Ma nessuno conosce se passa la biscia
dentro l'erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi
sulla biscia, nell'erba, e che godono a farsi succhiare.
Le ragazze anche godono, a farsi toccare.

Al levar della luna le capre non stanno più chete,
ma bisogna raccoglierle e spingerle a casa,
altrimenti si drizza il caprone. Saltando nel prato
sventra tutte le capre e scompare. Ragazze in calore
dentro i boschi ci vengono sole, di notte,
e il caprone, se belano stese nell'erba, le corre a trovare.
Ma, che spunti la luna: si drizza e le sventra.
E le cagne, che abbaiano sotto la luna,
è perché hanno sentito il caprone che salta
sulle cime dei colli e annusato l'odore del sangue.
E le bestie si scuotano dentro le stalle.
Solamente i cagnacci più forti dàn morsi alla corda
e qualcuno si libera e corre a seguire il caprone,
che li spruzza e ubriaca di un sangue più rosso del fuoco,
e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna.

Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso,
i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro.
E alla figlia, che gira di sera, e ai figli, che tornano
quand'è buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo.
Riempion donne, i villani, e faticano senza rispetto.
Vanno in giro di giorno e di notte e non hanno paura
di zappare anche sotto la luna o di accendere un fuoco
di gramigne nel buio. Per questo, la terra
è cosi bella verde e, zappata, ha il colore,
sotto l'alba, dei volti bruciati. Si va alla vendemmia
e si mangia e si canta; si va a spannocchiare
e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono,
ché qualcuno ricorda il caprone. Su, in cima, nei boschi,
tra le ripe sassose, i villani l'han visto
che cercava la capra e picchiava zuccate nei tronchi.
Perché, quando una bestia non sa lavorare
e si tiene soltanto da monta, gli piace distruggere.

***

da "Non importa la notte" - Cesare Pavese - Bur Rizzoli - maggio 2025

***
Ed è attraverso questa poesia che festeggio il compleanno di una persona a me molto cara. 

Ettore Fobo

Il rapporto fra poesia ed economia secondo Ernst Jünger

mercoledì 11 giugno 2025

 






“La poesia è un segno dell'abbondanza; è lo stile peculiare dell'età dell'oro. Là dove si cominci anche solo a parlare di economia, là è già cominciato l'impoverimento, ed esso celebrerà il trionfo quando a prendere il sopravvento sarà il pensiero economico. Allora, insieme ad altri segni dell'abbondanza, anche la poesia si inaridirà. D'altra parte, il poeta non solo annuncia l'abbondanza, ne è altresì il dispensatore; per tale ragione è più necessario di qualsiasi economista e la poesia è più importante di qualsivoglia scienza".

Ernst Jünger

“Le poesie hanno i lupi dentro”: la data è stata spostata

sabato 7 giugno 2025



Cari amici e care amiche, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, il mio spettacolo è stato spostato a venerdì 20 giugno ore 21, sempre presso il Centro Sociale Eterotopia, in via Risorgimento 24 a San Giuliano Milanese.  Scusate il disguido.

Ettore Fobo e il Laboratorio Mitorealista

“Le poesie hanno i lupi dentro”: terza data ATTENZIONE EVENTO SPOSTATO AL 20 GIUGNO

domenica 1 giugno 2025

 



Terzo appuntamento con il poema work in progress “Le poesie hanno i lupi dentro”; riformulato attraverso l’innesto di altre poesie e altre prose. L’evento si terrà al Centro Sociale Eterotopia, venerdì 20 giugno p.v, alle ore 21. Il Centro è situato a San Giuliano Milanese, in via Risorgimento 24. L’ingresso è gratuito. Siete tutti invitati.

Ettore Fobo e il Laboratorio Mitorealista