Una poesia di Kate Tempest

domenica 25 novembre 2018



Scuola

Entriamo a scuola, bambini felici;
gentili, svegli e interessati nelle cose.
Non sappiamo ancora niente degli orrori di quell’edificio.
L’odio che insegnerà. La noia che apporterà.

Ben presto impariamo a scomparire in pubblico.
Impariamo che cavarsela è già abbastanza.
Impariamo come ci si sente ad assistere a un’ingiustizia,
e tenere la bocca chiusa in caso toccasse a noi.

Impariamo a non pensare mai, ma  a copiare ciecamente.
Ad allearci con i cattivi e a tenerli a portata di mano.
Impariamo a non dimostrare talento o d’essere in gamba,
oltre alle lezioni della massima importanza
per avere successo e fare carriera:

come eseguire gli ordini quando si è sull’orlo
della nausea, annoiati e
insicuri e annichiliti dalla paura.
                                                                              ***

da Hold your own/Resta te stessa – Kate Tempest – traduzione Riccardo Duranti - edizioni e/o

4 commenti:

Elena ha detto...

In modo tremendo, ma bellissima.

Ettore Fobo ha detto...


È la poesia più bella di un libro che in realtà non mi ha entusiasmato. Il precedente di Kate Tempest, “Che mangino caos”, mi era piaciuto molto di più. Ciao Elena.

Andrea Consonni ha detto...

Che mangino caos anche a me era piaciuto. Questo nuovo non l'ho ancora trovato in biblioteca, aspetto che arrivi.
Il tema bambini/crescita/omologazione mi ha sempre interessato, perché ho vissuto con dolore e enormi difficoltà gli ambienti scolastici per esempio.

Ettore Fobo ha detto...

@Andrea

Come detto nel commento precedente, questo libro ”Resta te stessa” mi ha deluso. Ne ho scritto anche una recensione negativa che pubblicherò in questi giorni. Oltre a “Che mangino caos” , che ho trovato splendido, di Kate Tempest ho letto il bel romanzo ”Le buone intenzioni”. Leggerò altro perché m’interessa molto.

Anch’io ho sofferto l’ambiente scolastico, soprattutto negli ultimi due anni del liceo che sono stati un incubo. Ci sono testi che mi hanno aiutato a elaborare un po’ il disgusto per quegli ambienti; “Chiudiamo le scuole” di Giovanni Papini e “Descolarizzare la società” di Ivan Illich. Penso che anche tu li conosca. Elaborare ma non superare. Proprio stanotte ho fatto un incubo relativo a quegli anni bui. I peggiori della mia vita.