L’assedio delle voci

martedì 1 settembre 2020



 

Vox populi, opinione pubblica, chiacchiera; c’è da chiedersi quanto del nostro rimuginare quotidiano sia una reazione a queste voci interiori. L’assedio delle voci, ordalia di giudizi morali espressi che formano l’identità di ciascuno. “L’io costruito con miriadi di pensieri dal football al io sono ciò che sono” chiosa Ginsberg cui ha giovato quel quid di meditazione che ha sperimentato. L’io, ah ah ah, Nietzsche lo chiama “vecchio parruccone”. Io… che idea stanca, stantia. Eppure tutto l’occidente si regge su questa mistificazione. L’individuo, il libero arbitrio, la volontà, la scelta, la libertà del volere… Tutto si regge su questa dissolvenza che chiamano Io, su questo futile motivo teologico, pensando che sia qualcosa in più di un flatus vocis incoronato dal nostro narcisismo. Per tacere di Dio, questo io al cubo, come ha mostrato Feuerbach, sia lode a lui.

 

2 commenti:

Humani Instrumenta Victus ha detto...

L'unità dell'io è sempre stata benedetta. Dio ha un unico volto, il diavolo ne ha molti. Il segreto consiste nello schierarsi col secondo, nascondendosi dietro le insegne del primo.

Ettore Fobo ha detto...

Grazie Humachina. Non si può dire meglio di così.

I bigotti chiamano diavolo Dioniso, cioè il vorticare delle maschere che mette in discussione la teocrazia dell’io sulle forze del caos. Forze che ora mi fanno divagare…

Siamo tutti linguisticamente alienati, incatenati a una dualità insopportabile che spacca in due le miriade di pezzi che siamo “e insomma bisogna uscirne al più presto, e all’intelletto intollerabile sostituire l’aberrazione e l’immaginazione, la frattura, la scissura, lo scarto rispetto alla norma, l’afasia, la folly, e le Folies. Cioè la parola poetica. Olè”, come scrive Arbasino in quel capolavoro che è SuperEliogabalo.