venerdì 17 gennaio 2025
“Se
c'è un uomo «mite» nel senso più puro del termine, questo è Braibanti: egli non
si è appoggiato infatti mai a niente e a nessuno; non ha chiesto o preteso mai
nulla. Qual è dunque il delitto che egli ha commesso per essere condannato
attraverso l'accusa, pretestuale, di plagio? Il suo delitto è stata la sua
debolezza. Ma questa debolezza egli se l'è scelta e voluta, rifiutando
qualsiasi forma di autorità: autorità, che, come autore, in qualche modo, gli
sarebbe provenuta naturalmente, solo che egli avesse accettato anche in misura
minima una qualsiasi idea comune di intellettuale: o quella comunista o quella
borghese o quella cattolica, o quella, semplicemente, letteraria... Invece egli
si è rifiutato d'identificarsi con qualsiasi di queste figure - infine
buffonesche - di intellettuale"
***
Da “Caos”- Pier Paolo Pasolini- raccolta degli articoli che
Pasolini tenne sul quotidiano “Il Tempo.
La condanna di Aldo Braibanti, poeta e partigiano, con l’assurdo pretesto del
reato di “plagio”, “misteriosamente” ancora in vigore dai tempi del fascismo, dopo una ripugnante gogna mediatica, avvenne il 15 luglio
del 1968.
Per non dilungarmi rimando al mio articolo che si trova in questo blog all’etichetta Aldo Braibanti e su Bibbia d’Asfalto.
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