Concetti Spaziali, Oltre- A.V

domenica 9 maggio 2010


“mutilati dilaniati disgregati/colpiti distrutti disintegrati/- resti d’uomo e tecnologia-/consumati smussati bruciati/ alterati smarriti perversi/resti d’uomo e chimica.”

 Gianluca Cremoni

Ecco una bella antologia di poesia contemporanea, a cura di Alex Tonelli, legata un movimento, il Connettivismo, che fa delle interconnessioni fra saperi diversi il suo tratto distintivo. Abbiamo così uno spaccato in versi di quella che è una delle realtà più vive della fantascienza italiana, che cerca nel buio dell’attuale stagione culturale il faticoso bagliore di una rinascita. Porsi all’avanguardia è sempre pericoloso perché, come ci ricorda Giuseppe Pontiggia, il termine avanguardia ha un’origine militare, così uno dei poeti più interessanti della raccolta, Simone Conti, immagina un’apocalittica  prima guerra  mondilale, in una narrazione poetica che si rifà al genere steampunk,  in un mondo  in cui le macchine hanno acquisito autocoscienza e rivaleggiano con gli umani. Questi uomini del futuro sono smarriti”nelle nebbie del tempo”e ciò che il loro intelletto “ha costruito sarà eliminato” perché rispetto agli automi non sono nient’altro che “sterili pupazzi di paglia”. E’ la manifestazione definitiva della paura tutta contemporanea che la tecnica si ritorca contro l’uomo stesso, così in queste poesie il futuro non è il luogo di una palingenesi, ma l’ambigua dimensione in cui gli incubi prendono forma.
Gianluca Cremoni può così immaginare un mondo in cui “mutanti fuggiaschi e androidi latitanti” in sobborghi spaventosi scorrazzano fra “resti d’uomo e tecnologia”. Tecnologia che si configura a volte come un “ tetro teatro” dove l’uomo ridotto a “pseudo-nulla” attende la sua estinzione o la sua fusione con la macchina. In alcuni versi la nostalgia di un “Dio pulsante” combatte con la certezza dell’umana nullità, dove tutto è “sterco e tortura” una dimensione trascendentale viene evocata in versi trascinanti e ritmati. Big Bang, Big Crunch, entropia, sono le ossessioni moderne e come tali in queste poesie emergono, con tutti i loro sottintesi metafisici.

Per Simone Conti “Corpi forgiati in rugginosi metalli” di androidi guerrieri ci ricordano”la fragilità di ciò che siamo”, le “evanescenti chimere” di cui è fatta la nostra mente si sfaldano e il futuro appartiene a “inumani aeronauti../ insensibili al dolore che regna quaggiù.”

Uno dei temi principali è proprio questa tensione all’Inumano, al post-umano, così Sandro Battisti può immaginare un “continuum” in cui “biologia e misticismo” si fondono, “tra le urla”, o ancora la terribile”sublimazione della carne nel silicio”. Metafisica e scienza celebrano nei versi di questi poeti le loro nozze: un misterioso” nulla senziente viene ottenuto dalla” scarnificazione dello spirito”o ancora “un’estasi nera viene evocata. 

Nei versi di Giovanni De Matteo “frammenti di coscienza/a galla nel vuoto...” e una dilagante stanchezza tutta umana sembrano preludere a qualche rigenerazione apocalittica, Paolo Ferrante sente la realtà come un luogo di reclusione in cui il sospiro di nostalgia può facilmente divenire una bestemmia e l’anima è ceduta “in eredità alla luna”. Domenico Mastrapasqua sogna invece un eden “fluorescente, nero, dissacrante” e multi versi solitari “ in cui sfuggire alla banalità del quotidiano, alla solitudine della coscienza. Sono temi cari a questi autori, che con fatica accettano che “l’arido vero” ponga sui loro slanci il velo opaco della mediocrità; essi cercano di reinventare la realtà linguisticamente, operando sulla tela bianca della pagina per dipingere anche graficamente il loro anelito all’impossibile, a quello che Tonelli chiama L’Oltre, come fa Marco Raimondo, per esempio, sulle tracce dei futuristi, dissodando il linguaggio dall’interno per far emergere quel tanto di indecifrabile e misterioso che la lingua corrente tende a fossilizzare nel luogo comune.

 Abbiamo così nelle poesie migliori di questa raccolta un linguaggio plastico, ricco, tumultuoso, con neologismi o parole prese dal linguaggio della chimica, della fisica, della biologia. La loro operazione è condotta con coerenza, solo a volte è un po’ ingenua e si nota una certa prosopopea, credo legata alla loro giovane età (diversi di loro hanno meno di trent’anni).

Infatti, Il rischio, utilizzando una terminologia così specialistica, è quello di risultare manieristici, ma anche nei versi più volontariamente esoterici come quelli di Marco Moretti una tensione musicale è presente a scongiurare la caduta nel Kitsch autoreferenziale o in un gergo ingenuamente solipsistico. Ecco se c’è un limite è nella fin troppo ostentata maniera da happy few, nella a volte fastidiosa tentazione di descriversi come un’elite che possegga la chiave di volta del futuro.
E’ chiaro che tecnologia e magia, esoterismo e fisica quantistica, trovano in queste poesie le loro connessioni segrete, e bisogna dire che è un mondo affascinante e segreto quello che interessa questi poeti, la cui eretica immaginazione “sfreccia libera fra intermundia d’orrori” e una dimensione superumana permette per esempio a Moretti di identificarsi con un “noumeno” sganciato dalle leggi della biologia. Il sogno di andare aldilà della carne è chiaramente di origine gnostica, laddove al posto degli angeli abbiamo androidi, al posto degli eoni quasar e buchi neri. Dunque l’antologia mostra come la scienza abbia ormai sostituito la religione, conservandone però tutte le chimere, e alla poesia viene affidato il difficile compito di rendere attuali e contemporanei i sogni che sono alla base della nostra cultura; come scrive Christian Ferranti, ancora una volta è il “necessario dolore della redenzione” che viene cercato dentro il linguaggio, non essendo possibile un aldilà della conoscenza, che prescinda dalla sua espressione semantica. Marco Milani è il poeta che più si distacca dagli altri per i temi, ricreando una quotidianità trasfigurata in cui la “spontaneità bambina” genera “passioni astratte”, le meteore cercano forse la loro anima gemella e il poeta col suo sapere è in grado di svelare”tutti gli enigmi/delle piramidi”.

Data la giovane età della maggior parte di questi poeti, li attendiamo al varco di una prossima pubblicazione in cui mi auguro i temi oggi incandescenti possano sempre più stemperarsi nel freddo e oscuro “algoritmo” della poesia, ma come debutto è senz’altro interessante e presenta alla nostra attenzione un movimento che ha la possibilità di darci qualche brivido di ignoto.
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5 commenti:

Lukha Kremo Baroncinij ha detto...

è una scintilla,
chi ha foglie secche?

Ettore Fobo ha detto...

Mancano però a questo libro, ne converrai, voci femminili.Forse solo loro possono incendiare definitivamente la pagina.

Anonimo ha detto...

Mmmhhh...

FSNFST

giacy.nta ha detto...

Molto intenso il tuo post.
Leggendolo mi è venuto in mente che oggi, come un tempo,i poeti si armano contro qualcosa. La natura prima, la tecnologia oggi. Leopardi proponeva, per contrastare la natura, "una social catena". E oggi ? Non restano che freddi algoritmi ( p.s. bellissima definizione, peraltro )?

Ettore Fobo ha detto...

Io penso che i poeti oggi combattano soprattutto contro il linguaggio, specialmente quello mediatico. Chi più di un poeta odia la fossilizzazione delle parole nel linguaggio corrente, promosso da media e giornali o addirittura dalle scuole? E' vero,i poeti di questa antologia non ne possono più della natura, esattamente come Leopardi o Baudelaire.La scienza e la tecnologia oggi ci promettono di superarla. Ce la faranno?Ciao e grazie del commento.