venerdì 2 agosto 2019
(Leni Riefensthal)
Quelle
braccia, prone nel loro torcersi
a misura di
un’altra umanità.
Ed i corpi,
quella loro morfina
buona.
Assoluta la luce, ad adempiere
lo scatto
micidiale del secondo.
Ma in ogni
loro ansimo pulsa un battito
notturno,
una crepa obliqua sul volto
di terra,
impronunciata nel suo sguardo
sbagliato. E
dice fango
il mondo –
suo fantoccio l’arte.
E bestia il
cuore. Nulla credimi
si sconta vivendo, nulla redime.
Nemmeno la
bellezza.
***
da “Zero al
quoto”- Fabrizio Bregoli – puntoacapo – marzo 2018
5 commenti:
Avverto anch'io la tragica vanità dell'arte ultimamente. La mancanza di appiglio nella oceanica brutalità, così mi appare, in cui stiamo tutti annegando. Vorrei tanto che non fosse altro che una distorsione, un difetto nel mio sguardo.
Ciao Ettore,
No, non credo che sia un difetto del tuo sguardo. L’arte non redime, le bellezza è equivoca e la brutalità ha il monopolio. Tuttavia… ecco noi dobbiamo costruire questo tuttavia, sebbene “l’infinita vanità del tutto” sia sempre in agguato.
Ciao Elena.
Vi ringrazio per la condivisione di questa mia poesia.
@Fabrizio
Ho apprezzato molto “Zero al quoto”. Complimenti.
@Ettore
Grazie della lettura e dell'apprezzamento
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