venerdì 18 aprile 2014
Probabilmente l’impressione di dejà - vu è dovuta al fatto che il
pensiero di Bauman è penetrato in profondità nel nostro tessuto culturale o
addirittura ha contribuito a formarlo, più che a un difetto di originalità. Perché
le riflessioni contenute in questo libricino, edito da Laterza e tradotto da
Savino D’Amico, Il demone della paura, sono la traccia di un pensiero fra i più
significativi del nostro tempo, capace di analizzare la nostra società e
ricavarne un’immagine di disgregazione, di sbriciolamento. Davanti ai problemi
del secolo XXI, il pensatore polacco affila le armi dell’analisi, per
affrontare il senso di smarrimento trasmesso a noi tutti dalla trasformazione
di una società che, se si è fatta ”aperta”,
è assediata da tutti i lati da angosce e da paure.
Già per Auden il Novecento era l’età
dell’ansia, ora sembra che dall’ansia si sia passati direttamente al terrore,
dentro una società in cui si sono sbriciolati gli argini, e gli elementi di
coesione che permettevano la solidarietà, vero antidoto contro la paura
dell’esclusione, sono scomparsi.
Non è un mistero che la nostra società,
perlomeno a partire dagli anni Ottanta, sia sempre più una società di individui
soli, che il potere economico mette in competizione fra loro, e che non sentono
più di fare parte di una collettività, per cui Bauman scrive efficacemente che il
motto posto all’ingresso del mondo contemporaneo è: “ciascuno per sé, e al diavolo
gli altri. “
Di grande importanza c’è poi il
problema del terrorismo che, secondo Bauman, i governi usano come alibi per
pianificare politiche sempre più restrittive della libertà. Alibi che trasforma
le società contemporanee in luoghi claustrofobici, dove la libertà viene
sacrificata per la sicurezza e dove si è condotti “ inesorabilmente a guerre per gli spazi urbani.”
La città è cambiata, osserva
Bauman, da luogo che proteggeva gli abitanti dalle insidie del mondo esterno
alle mura, è diventata un luogo insicuro in cui la minaccia nasce al proprio
interno, per cui il senso di estraneità con cui il cittadino deve
necessariamente convivere rischia di diventare, nella parole di Bauman, “mixofobia” cioè paura
dell’eterogeneità, della varietà proprie dell’ambiente urbano o addirittura
vera e propria xenofobia. Lo stesso mito del progresso è diventato pericoloso,
alimentando, con l’ oramai folle velocità del suo percorso, nient’altro che la
paura di “essere lasciati indietro”.
Il saggio è molto breve, meno di una
cinquantina di pagine, perciò non sembra andare abbastanza a fondo nel problema
della paura, e soprattutto non indaga sufficientemente uno degli aspetti fondamentali,
analizzato da Bauman in altri saggi, la precarietà lavorativa tipica di quella
che il pensatore polacco stesso ha ribattezzato società liquida. Quanto dell’attuale
insicurezza è frutto di una politica del lavoro che destabilizza l’individuo? Di
sicuro la globalizzazione è un vampiro, che si nutre della “forza succhiata dai corpi degli Stati –
nazione e dei loro sudditi.” Fondamentalmente, pensa Bauman, in un mondo così
potentemente interconnesso è impossibile
che la democrazia, la libertà, la
giustizia, siano appannaggio di pochi.
In tale realtà, o tutti sono liberi o non lo è nessuno.
In questa epoca globalizzata
diventa dunque impossibile trovare “soluzioni
locali a problemi globali”, intuizione giustissima di Bauman, che mi porta
a pensare che il senso d’impotenza, di marginalizzazione, d’isolamento, che
caratterizza l’umano nella contemporaneità, sia destinato tragicamente ad
aumentare.
Un altro limite di questo saggio
è che pare già leggermente datato ma di certo non è colpa di Bauman. Oggigiorno
gli eventi si susseguono a una tale velocità che per un pensatore è impossibile
starvi dietro. Cosa ne sarà, per esempio, nel mondo moderno dominato dal web e
da altre tecnologie onnipervasive, dell’ormai antico concetto di privacy? Non si sa. Di sicuro c’è che analisi
di questo tipo non comportano nessun ottimismo. E’ mai possibile che non ci
siano soluzioni? Abbiamo già superato il punto di non ritorno?
2 commenti:
Di Bauman ho letto altro.
"Modus vivendi", "Modernità e Olocausto" e "Amore liquido".
Ottime letture anche se, dopo un po', quel concetto di liquidità applicato ad ogni realtà storica e sociale rischia di divenire... liquido!
Sorrido
@ Euridice
E’ un difetto di diversi pensatori. Di tutti? Trovano un’idea e la applicano a ogni cosa. Diventa un marchio di fabbrica. Ciò non toglie che io abbia simpatia per Bauman e per i pensatori in genere.
PS: i giornali e le televisioni non ne hanno parlato, che io sappia, ma il 15 aprile purtroppo è morta Nina Cassian. In Italia è stata scoperta con grande ritardo.
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