Traduzione in spagnolo

sabato 27 ottobre 2018




Da qualche anno pubblico articoli  e poesie sulla rivista romena multilingue Orizont literar contemporan. Su di essa scrivono numerosi autori di ogni parte del mondo, tradotti, prevalentemente in romeno ma non solo, da una nutrita schiera di agguerriti traduttori e traduttrici. 

Cito qualche nome fra questi numerosi autori:  i britannici Caroline Gill e Neil Leadbeater,  gli statunitensi Donald Riggs e Valerie  Fox, la spagnola Isa Guerra, l’olandese Albert Hagenaars, il tedesco Raymond Walden, Noëlle Arnoult,  fra i francesi, fra i sudamericani  e centroamericani il messicano John Tischer, Carmen Troncoso, cilena, Niza Todaro Glassiani, uruguayana e il brasiliano Gilvaldo Quinzerio. Infine fra gli italiani oltre  a me, Claudio Sottocornola e l’italo romeno Leondard  Ciureanu di cui ho parlato in questo post.

La rivista è diretta da Daniel Dragomirescu.  A latere della rivista escono sillogi degli autori tradotti. Come detto in questo altro  post, un mio libro,  “Musiche per l’oblio”,  è stato tradotto fra il 2015 e il 2017 in romeno, francese e in  inglese. È appena uscita ora la traduzione in spagnolo, ”Musica para el olvido”,  per la cura di Monica e Diana Dragomirescu, arricchita da materiale iconografico a colori. Il libro, come tutti quelli di questa collana, è bilingue, italiano e spagnolo. Chi fosse interessato può contattarmi al mio indirizzo mail: strangiorniettorefobo@gmail.com.

Ettore Fobo

Poesie (1974- 1992) - Patrizia Cavalli

venerdì 19 ottobre 2018





Quella di Patrizia Cavalli è una voce inconfondibile nel panorama della poesia italiana contemporanea, voce forse aspra, forse acida, sicuramente lontana dai cliché ampollosi della retorica ipertrofica comune a certa poesia, ora troppo barocca, ora rileccata o asettica. Così questo libro Einaudi, Poesie (1974-1992), pubblicato per la prima volta nel 1992,  che raduna le sue prime tre raccolte, è un buon viatico per cominciare ad attraversare i territori di questa poesia.

 Si va dritti alla sostanza delle cose, con pochi tocchi lievi: ”Eternità e morte insieme mi minacciano:/nessuna delle due conosco, nessuna delle due conoscerò.”

Disillusione, disincanto, che sfiorano il cinismo e il sarcasmo ma non vi sprofondano, rimanendo sullo sfondo di un discorso che sa evitare le paludi del senso comune, pur rimanendo sobria testimonianza di una vita. È una lingua scarna, spesso epigrammatica, che vibra di folgorazioni e di sentenze minimali, mai troppo ardenti, mai troppo glaciali, ma sempre inappellabili: “Ormai lo so,/ lo vedo bene, la gente in viaggio/non mi piace. […]”.

Se in questa “ perfezione di deserto” diventiamo “parenti del niente” Patrizia Cavalli è consapevole che siamo giunti all’era fatale del nichilismo. I valori si svalutano, gli orizzonti culturali si annebbiano o sfumano, Dio esce di scena, rimanendo un semplice residuo retorico,   l’arte stessa diventa un trucco da prestigiatori, che perde progressivamente prestigio, la poesia non ne parliamo, ha smesso completamente di incidere;  il titolo della prima raccolta del 1974 del resto è emblematico : “Le mie poesie non cambieranno il mondo”.

Così  non resta al poeta che una piccola ricognizione nel quotidiano, che, però,  è anche il  lusso immenso di un’ esplorazione, ”parlando sommessamente, senza strepiti e  senza sogni.

Non è quello di Patrizia Cavalli un linguaggio onirico o visionario, ma un linguaggio che, quasi  radente al suolo, sa cogliere l’humus colloquiale in cui affondano le voci della coscienza e del mondo. La forma dell’endecasillabo è quella prediletta e spesso affiorano rime interne al verso, usate in modo demistificatorio e ironico.

Così anche “L’io singolare proprio mio”, titolo di una raccolta, pare un’ironia, se l’io è in realtà qualcosa di universale, forse uguale per tutti, una mera funzione psichica omologante, una finzione.

Il tono intimo, dimesso, è risposta a una scrittura inutilmente pirotecnica che,  per Patrizia Cavalli, lascia in ombra la vera sostanza, quando a interessarle è la frase lapidaria, concisa, che condensa un’esperienza e non serve per produrre un effetto. 

Qui tutto è parco, sobrio, stilisticamente spoglio, pratico direi e le raffinatezze mai ostentate ma nascoste da una scrittura che sembra avere l’obiettivo di mascherare l’abilità dell’artefice. È una poesia la cui maestria non è immediatamente evidente, ma si apprezza dopo diverse letture, specie l’opera di un’inesausta scarnificazione.

Questo linguaggio è una risposta agli sperimentalismi che troppo spesso svuotano la parola di senso, distorcendo il reale, qui il reale è raccontato nella sua verità senza abbellimenti retorici o eccessivi stravolgimenti lirici, senza fantasmagorie lessicali. Linguaggio diretto, anche semplice, piano.

Persino la produzione poetica è minimale (qui sono raccolte tre sillogi che coprono un arco quasi ventennale). L’effusione lirica è trattenuta, si sacrifica all’equilibrio formale ogni eccesso linguistico.

Talvolta affiora un grido, che l’ordine manifesto si rompa e riveli il caos sottostante, più vitale, pericoloso e fecondo:

“Dio, fatti valere, distruggi i giardinetti
curati e fioritissimi. Vieni, foresta!”
La sensazione finale è che l’influenza di Patrizia Cavalli sia stata vasta. Dobbiamo probabilmente  a lei una parte dei versi minimali e quotidiani che si scrivono oggi, sulle sue orme, magari senza la sua abilità e padronanza tecnica.

Forum Anterem 2018

domenica 14 ottobre 2018



Anche quest’anno parteciperò al Forum Anterem che si terrà  a Verona dal  20 al 27 ottobre, presso la Biblioteca Civica, in via Cappello 43. Il Forum è la cerimonia conclusiva del Premio Lorenzo Montano, dove ho ricevuto una Segnalazione nella categoria Prosa inedita. Io sarò presente nel pomeriggio di sabato 20 ottobre. Qui il programma completo della manifestazione.

Ettore Fobo  

Aggiornamento fotografico del 21 ottobre: sotto Ettore Fobo al Forum Anterem 2018 durante il panel conclusivo "La poesia che verrà" 



“Premio Culturale Nazionale Unica Milano 2017"

giovedì 11 ottobre 2018



Sabato 13 Ottobre si terrà la premiazione del” Premio Culturale Nazionale Unica Milano 2017", a Milano in via Laghetto 2 dalle 14.00 alle 18.00, presso l’associazione ChiamaMilano. Riceverò  tre menzioni d’onore: una per libro edito di poesia con “Sotto una luna in polvere”, una per un’opera teatrale, la terza per poesia singola.

Ettore Fobo

Una poesia di Franco Arminio

domenica 7 ottobre 2018




Vorrei prendere
tra le mani l’universo
come si prende un pettine
e con tutto l’universo tra le mani
accarezzarti i capelli.
                                                                                                              ***

da “Resteranno i canti” –  Franco Arminio  - maggio 2018 - Bompiani