“Noi viviamo di questa possibilità: sfuggire alle funzioni.”
Ernst Jünger, da “ Trattato del Ribelle”
Qualche giorno fa Yanez ha posto fine al suo blog in progress,
“Lo Specchio di Nigromontanus”, che è stata negli anni una delle letture più appassionanti per me nel pur ricco materiale dei blog.
Nigromontanus, parlando del nostro presente come fosse un mito o una memoria ormai sepolta, per me ha saputo incarnare una differenza, una resistenza, cercando di svelare il funzionamento delle nostre mitologie contemporanee, forse tentando di smascherare il reale nella tana del sogno, o più semplicemente mostrandoci che la gran desolazione avanza e che bisogna resistere; in qualche modo bisogna tenerle testa e farlo, possibilmente, da uomini liberi.
Quelli raccolti nel blog erano - e sono tuttora, perché il blog non è stato cancellato- scritti che mescolavano intuizioni filosofiche con l’evocazione poetica e con interessanti vertigini narrative.
Quella di Yanez - che ha saputo dissimulare se stesso e la figura dell’autore- è parsa una voce fuori dal coro o meglio una voce che in pieno mercato, come quella di Epitteto, parla al proprio orecchio. Il personaggio di Nigromontanus gli è servito per portare i suoi lettori in un’atmosfera di meraviglia, come quando si percepisce qualcosa sostanzialmente fuori dal tempo. Ne è venuta fuori un’idea di sapienza impossibile, una finzione di sapienza, perché la realtà è ambigua, ne è venuta fuori la consapevolezza che forse tutto è perduto per noi moderni, arsi dalla Tecnica e dai suoi nuovi miti, divenuti ormai meri funzionari degli apparati della Tecnica. Ma anche se forse tutto è perduto, fissando negli occhi l’orrore, non facendoci sommergere, possiamo resistere allo sfacelo, recuperando i bagliori di un’antica bellezza.
Resa misteriosa da una prosa affascinante, decentrata rispetto al discorso comune, finzione capace di contenere verità scomode, ma letteralmente sotto gli occhi di tutti, questa raccolta di scritti sospesi fra filosofia e narrativa- nata come tributo a Ernst Jünger e al suo personaggio Nigromontanus- è stata, secondo me, una piccola scheggia di consapevolezza nel grigio dormiveglia che ci fa da sfondo: oso dire di una consapevolezza stranamente sottratta ai pericolosi sproloqui di quella cosa chiamata attualità.
Una prosa evocativa ha messo il blog in una zona di pericolo e di mistero, che assomiglia tanto alla letteratura, a quella letteratura che noi cerchiamo come ossigeno per i nostri pensieri.
Sotto il segno di Jünger, ” la grande testa vulcanica”, maestro che dà speranza con il rigore e l’esattezza della sua prosa, “ Lo Specchio di Nigromontanus” è stata per me l’ennesima dimostrazione che grande è la potenza dello strumento blog, quando è affidato, come nel caso di Yanez, a una persona di talento, oltretutto abitata da una visione, capace di creare una mistificazione così efficace e coerente.
Il suo talento è consistito, per sua scelta, soprattutto nell’onorare l’opera di un maestro- parola antica e colma di risonanze- Jünger, appunto, del quale ricorrono tuttora nel blog aforismi e detti memorabili tratti dalle sue opere. Frammenti sempre illuminanti, scelti con cura, con quella cura che solo la passione può dare. Tra questi voglio citare, oltre a quella posta in esergo, almeno questa frase, anch’essa tratta da “Trattato del Ribelle”:
“ La poesia conferma che l’uomo è potuto penetrare nei giardini fuori del tempo.”
Il blog si chiude così, con queste parole, che ne sintetizzano il percorso:
“Nel complesso, dunque, queste pagine rappresentano un miscuglio di invenzioni là dove dovrebbe esservi verità, e di verità là dove dovrebbe esservi invenzione.”
Così, attraverso il suo blog, Yanez ha mostrato ai suoi lettori qualcosa di sempre più raro: una visione del mondo, uno stile.