domenica 30 marzo 2025
avamposto mitorealista di lotta poetica
Pubblicato da Ettore Fobo alle 07:30 0 commenti
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Ettore Fobo e il Laboratorio
Mitorealista
Pubblicato da Ettore Fobo alle 10:36 2 commenti
Etichette: Le poesie hanno i lupi dentro, Mitorealismo del Sottosuolo, reading
“Chi ride è padrone del
mondo.”
Giacomo Leopardi
“Il sentimento della
gioia è il sentimento più propriamente etico.”
Gilles Deleuze
Sto vagando fra gli aforismi di
Cioran contenuti ne “Il crepuscolo dei pensieri”. Si tratta di affrontare una
delle scritture più avvolgenti, stratificate, proteiformi e infine pienamente
chiaroveggenti del Novecento. Sentenze che affiorano da un magma infuocato
sembrano prendere per mano il nostro smarrimento di bipedi automatizzati e
condurlo alla vertigine. Mi colpiscono soprattutto le riflessioni sulla
tristezza “La soglia del suicidio? Un brivido che segue una risata travolgente”,
“Persino la tristezza è un’arte”, “L’infelicità è lo stato poetico per
eccellenza”, “Che cosa significa essere poeta? Non essere distante dai propri
dolori, coincidere con la propria infelicità”.
Apparentemente nessuno può negare
la verità di queste asserzioni che fanno il paio con quelle di Balzac, “La
poesia è dolore”, e di Ceronetti “Il poeta è colui che porta in sé la pena di
tutti” e con decine (centinaia?) di altre simili.
Ecco è questo il punto. Il poeta
è certo il crogiuolo di sofferenze universali, universali dico e non
particolari, biografiche o esistenziali. È vicino al fuoco dell’essere da cui esse
scaturiscono come ombre su uno specchio. Ma per portare il peso della pena di
tutti occorre una forza enorme che il vero poeta incarna: la gioia. Per portare
il peso della pena di tutti bisogna essere gioiosi come infanti. Può apparire contraddittorio ma non lo è
affatto. Come è possibile infatti tollerare questo universo dolore d’esistere,
se al fondo non si è profondamente immuni da questo stesso dolore? Una gioia
inscalfibile che sorregge tutto il dolore del mondo, come Atlante regge il
globo terrestre e si coagula in forma e come forma splende su tutte le miserie
e le contingenze. Allora anche il dolore è solo una pantomima, come già
denunciava Pessoa: “Il poeta è un fingitore: finge che è dolore, il dolore che
davvero prova. “
La scrittura di Cioran è un
congegno che funziona ad alta intensità e a frequenze di profondità inevitabili
come un destino. La sua bacchetta di rabdomante trova soprattutto le acque
stagnanti ma ancora più a fondo un’acqua cristallina la memoria disseta. Parlando
di poesia- perlomeno in queste asserzioni perché altrove la sua sonda scova
esattamente i movimenti impercettibili del magmatico humus della poesia-
Cioran rimane un filosofo, lo scintillio del suo stile profondo non riesce ad
abbracciare l’intero periplo dello sguardo poetico, gli sfuggono le bizzarrie
della sua lingua biforcuta, ancipite e ambigua, sfuggono al suo impalcabile
radar e Cioran pare fissarsi, come tutti, sulle apparenze. Sbatte il suo genio
contro un muro del pianto, il cui cemento, però, è solo illusorio; posto che
questa illusione è composta dai detriti di tutte le verità frantumate. E dunque
ancora una volta Nietzsche: chi sa filosofare con il martello scopre al fondo
di questa universa vanità di esistere lo zampillo di una sorgente eterna. Per cui,
in un aforisma che non deve passare inosservato, Cioran scrive che Nietzsche
stesso non è nient’altro, come Pascal, che Nietzsche tra l’altro per certi
versi aborriva, un “reporter dell’eternità”. Alla bruttissima faccia di chi
continua a credere che Nietzsche sia un filosofo del nulla, un nichilista, cioè
l’ennesima piattola incrostata sullo scroto di Cronos, il Tempo.
Ettore Fobo
Pubblicato da Ettore Fobo alle 08:22 2 commenti
Etichette: aforismi, Emil Cioran, Fernando Pessoa, filosofia, Friedrich Nietzsche, Giacomo Leopardi, Gilles Deleuze, Guido Ceronetti, Honoré de Balzac, prose di Ettore Fobo
Quello che state per leggere è il Secondo Manifesto del Mitorealismo del Sottosuolo e prima manifestazione del Movimento onlin...