Per me citare Eliot o Pound,
bevendo un tè verde come nei romanzi di
Henry James, sarà sempre il massimo del glamour in ambienti troppo raffinati per
essere veri (tutto è sordido e céliniano, artaudiano, l’umano schizoide) e in ogni caso l’invenzione della scrittura
precede di svariati millenni l’astronave della mia balbuzie: un qualsiasi computer quantistico celebrerà la nuova aurora, per un linguaggio
stavolta, realmente, battezzato
nell’ignoto, e magari anche a breve sì ma su altri schermi.
Altre connessioni legheranno lo
sguardo dell’umano a nuovamente antiche ibridazioni, alle congelate ebrezze di un Minotauro, per
esempio, alle voragini sensoriali di un pipistrello o di un’ Afrodite
contemporanea, alle vicende oceaniche di uno squalo lautréamontiano o di una rockstar morta cent’anni prima, all’ardente
passione di un maestro del Rinascimento o alla violenza cieca di Jack lo
Squartatore, perché non c’è limite nel sadismo. Fremeremo magari come una primula al vento, avremo visioni, con
i nostri frammenti edificheremo un nuovo sguardo. Tutto verrà fuso nel crogiuolo dell’algoritmo
e la fantascienza sarà il nuovo realismo.
Sapremo cosa significa essere un rettile
nel deserto messicano e la pompa di benzina vista da Hopper sarà un’esperienza
quotidiana di chiunque avrà accesso al
pensiero, cioè al Potere. Ci saranno le
droghe giuste, gli strumenti tecnologici e complicate manipolazioni genetiche potenzieranno
alcune menti fino al concepimento di una narrazione postumana e postcristiana.
Eccomi qui a tramare ipotesi per un
futuro che so già consegnato all’oblio e che comunque non mi riguarderà. A meno
che l’immortalità si riveli qualcosa di più di un sogno informatico e sia la
coscienza a dilatarsi all’infinito
perché a un corpo senza morte e senza vecchiaia io non credo. Qui ci vorrebbe
l’emoticon di una faccina triste.
E il deserto della distopia,
intanto,
avanza. Quello sì è certo, ci tocca già ora in sorte. Toccherà
a Entropia infine,
come al solito,
scrivere l’ epitaffio. Fortuna che un po’
prima
verrà Delirio a scriverci sopra un
pezzo rock d’
antan e a farci
contenti.