La letteratura come forma di vita

domenica 30 gennaio 2011

Vite assolutamente ordinarie tuttavia …

Penso a Kavafis, Kafka, Pessoa. I quali svolgevano un lavoro impiegatizio e, come tutti coloro che oltre a lavorare sono attraversati da una visione, hanno prodotto in letteratura lo straordinario che mancava alle loro vite. Dediti all’inazione, impossibilitati ad agire, a vivere, perché consapevoli di loro stessi come presenze metafisiche, costoro erano volti perennemente ad altro che la bruta vita di chi crede di agire e invece è immerso solo in un farneticante e fanatico agitarsi di fantasmi. “O si vive o si scrive” è la geniale sintesi di Pirandello. Così le loro vite sono insignificanti, perché tutte interiori, fatte di pensiero, la materia più aleatoria.

Diversamente, dopo aver sconvolto in un paio di poemi il concetto di Poesia e di Bellezza, dopo aver concepito l’universo intero come Alchimia del verbo, Rimbaud sceglie invece la via dell’azione, dopo averla disprezzata. Si può dire che scelga l’avventura, ma per farlo rinuncia alla sua visione, Natale sulla terra, incontrando probabilmente il suo sé antitetico, ed è il suo doppio spettrale che agonizza nel deserto africano, dopo una vita spesa unicamente nel disperato desiderio di”farsi una posizione”, dimentico di ogni letteratura.

E la posizione che si fece fu su una lettiga, malato di cancro, trasportato nel deserto africano, delirando dal dolore. Finiscono così le vite, ordinarie o straordinarie che siano.

Scegliendo la dura vita del mercante, probabilmente non facendo differenza fra spezie e carne umana, pare che Rimbaud fosse abitato da un altro demone che la poesia: il desiderio di profitto. Colui che ha rovesciato il borghese dalla sua sedia, lo ha stordito con il veleno delle sue parole, irridendo il mito del lavoro,”Padroni e operai tutti bifolchi, ignobili,” colui che voleva vedere una moschea in fondo al mare, lo ritroviamo prima operaio ad Aden, poi “buon mercante inteso alla moneta”, nelle vie di Addis Abeba, preoccupato unicamente di fare soldi - si dice abbia commerciato in schiavi (leggenda) e fucili (storicamente provato) - probabilmente fregandosene altamente di ogni filantropia, cinico fino al sangue. Qui tutto diventa esteriore, gesto di chi vuole profanare il mondo con la sua presenza fisica, al diavolo la letteratura ma cos’altro ci si poteva aspettare da colui che aveva scritto durante la Comune ”Merda a Dio” sulle panchine di Parigi? O si vive o si scrive: Rimbaud scelse la vita, e la vita come sempre annientò la sua visione.

Non so se sia meglio fare come Borges e abitare quasi esclusivamente la letteratura, o come tutti i Pessoa del mondo accontentarsi di stare fra “le quattro capriole di fumo del focolare.”, invece di negare se stessi per affermare il mondo, come ha fatto Rimbaud che dimenticò la presenza metafisica, che lo faceva stare imbronciato, nei circoli letterari di Parigi, e accecato si gettò in questa colossale corsa di topi sulla grande ruota del Samsara.

Trovo affascinante chi nega se stesso e rabbrividisco pensando all’’avventuriero, al folle pirata che avrebbe potuto essere Kafka.

Agire è un modo per dimenticare la nostra ombra, alimento della nostra mente e della letteratura, i poeti vedono, da esclusi, che la Storia è una danza folle, la vita quotidiana una mascherata, e quando prendono parte ad esse hanno spesso l’aspetto di un pesce fuor d’acqua. Se si occupano di politica, apriti cielo! Ci ricavano esilio (Dante), ostracismo (Benn), manicomio (Pound), fucilate (Lorca) o si tirano direttamente una rivoltellata al cuore (Majakovskij).

E come se una musa maligna li mettesse sulla forca, perché invece di occuparsi di lei, si sono dedicati alla vita pubblica. No, altro che politica, chi scrive non può vivere nell’attuale, se non da escluso.

***

"Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso. Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam? Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre".

Da Up patriots to arms- Franco Battiato e Giusto Pio

Una poesia di Arturo Graf

venerdì 28 gennaio 2011


Mi contraddico?

Mi contraddico? Sicuro.
Perché te ne meravigli?
Non siamo noi forse i figli
Del dubbio e dello spergiuro?

Non siamo i figli noi forse
Della imbelle tracotanza,
E della matta speranza
Che giace là dove sorse?

I figli del vano, alterno
Irrefrenabile moto?
I figli d'un noto ignoto
E d'un mutabile eterno?

Non sai (mistero giocondo!)
Che la contraddizïone
È l'anima, la ragione,
Tutta la vita del mondo?

Il quale mondo è il migliore
che si potesse impastare,
E se talvolta non pare,
La colpa è del nostro umore.

Del nostro umore incostante,
Del nostro egoismo cupido,
Che pende un po' nello stupido
E molto più nel furfante.

Ahi Dio, come sono belli
I mari, le selve, i monti,
L'albe, i meriggi, i tramonti,
Le ortiche, i fiori novelli!

E quelle care bestiole,
La cui maggiore faccenda
È di mangiarsi a vicenda
Sotto il grand'occhio del sole!

E l'uomo che, parli o taccia,
È un elettissimo vaso;
Ah, l'uomo con gli occhi, il naso
E la bocca nella faccia!

L'uomo, di così benigna,
Di così santa natura,
Che il diavolo n'ha paura,
E, quando può, se la svigna!

Son così belli, che io
Mi metto a piangere quando
Li guardo, e rido pensando
Il loro destino e mio. —

Essere uno e diverso
E coerente e sconnesso,
Vuol dir rifare in se stesso
Il glorïoso universo.

Meglio esser molti che uno:
E l'uno, l'uno ove molti
Sieno con arte raccolti,
Non morrà mai di digiuno.

Ricevi, se ti par buono,
Questo succinto entimema,
E fa che il succo ne sprema:
Mi contraddico, ergo sono.


***

Da Otium et Negotium

Buddha

martedì 25 gennaio 2011



"Sin dal principio tutti gli esseri sono dei Buddha.
E' come l'acqua e il ghiaccio:
senza acqua non c'è ghiaccio,
al di fuori degli esseri viventi non c'è Buddha.
Non sapendo che è vicino, lo si cerca lontano.
Che peccato!
E' come essere nell'acqua e lamentarsi per la sete.
La causa del nostro vagabondare attraverso i sei mondi
è che viviamo nell'oscuro sentiero dell'ignoranza.
Di oscuro sentiero in oscuro sentiero...
quando sfuggiremo al ciclo delle rinascite?
La meditazione Mahayana va oltre ogni nostra lode.
Tutto riporta alla pratica della meditazione.
Grazie ad una sola seduta
si distruggono innumerevoli eoni di karma negativo.
Come potrebbero esserci sentieri sbagliati?"

(Hakuin, maestro Zen del XVII secolo)
Da Scepsi