sabato 27 giugno 2015
Per ragioni storiche che non
starò qui a indagare, la fantascienza è malvista in Italia. Non è così nei
paesi anglosassoni dove gli scrittori di fantascienza riescono a incidere
nell’immaginario, possono godere di un’attenzione critica, talvolta si
arricchiscono persino, arrivano a essere
delle vedette contese dai giornali e
dalle tv. In Italia ormai, potrei
aggiungere con amarezza, è malvista la
letteratura, ma tant’è.
Questa italica avversione per la
fantascienza permette, però, a un movimento come il Connettivismo di
svolgere una funzione quasi clandestina ma di sicuro impatto per leggere il
nostro caotico presente e ce lo conferma
quest’antologia di racconti. Lo scopo di NeXT –Stream, antologia edita da Kipple Officina Libraria nel gennaio 2015, è quello di svincolare il movimento dalle sue
tematiche prettamente fantascientifiche e raggiungere una dimensione in cui i generi
si mescolano e forse non c’è più nessun genere riconoscibile. Il sottotitolo è l’eloquente: “Oltre il confine dei generi”.
Secondo me NeXT – Stream è un libro interessante, sicuramente ben scritto,
ambizioso ma rimane impregnato di fantascienza e di fantastico (le due cose,
ovviamente, non coincidono), quindi l’operazione, se è riuscita sul piano
della qualità dei racconti proposti, non lo è totalmente per ciò che riguarda le intenzioni dei tre
curatori, Lukha. B. Kremo, Giovanni De Matteo e Sandro Battisti: fare un libro
connettivista slegato dalla fantascienza. L’intenzione è, però, lodevole e lo
sforzo apprezzabile, e in certi casi l’obiettivo è raggiunto ma non è facile per scrittori abituati a
esprimersi attraverso degli stilemi precisi abbandonarli all’improvviso. La
consapevolezza di questa difficoltà emerge anche nell’introduzione, scritta dai
tre curatori, nonché autori, per questo
la raccolta rimane traccia di uno sforzo che forse solo in futuro avrà esiti
più vicini alle idee iniziali.
Bisogna quindi indagare i
meccanismi di questa scrittura, spesso straniante, paradossale, come per esempio nei racconti iniziali di
Umberto Pace e Lukha B. Kremo. Il primo è un racconto complesso e lascia troppe
cose non dette, il che lo rende un po’
difficile da seguire, ma si regge su una scrittura affascinante che riesce a
rendere credibile un mondo immaginario. Di questo racconto significativi i
dialoghi, spesso quasi parodistici di una certa follia da comunicazione
contemporanea.
Il secondo è un racconto che
riscrive la storia di Carlo Giuliani, il
ragazzo ucciso a Genova, a Piazza
Alimonda, e del G8 del 2001. In questo racconto, nelle sette
versioni della storia, che in termini più tecnici definiremo ucronia, Carlo Giuliani
è sopravvissuto e in maniera rocambolesca è diventato addirittura un politico. Anche
qui la scrittura è credibile e cattura;
le vicende sono ben congegnate. Difficile
tenere in bilico questi contenuti in una struttura narrativa coerente, Kremo
riesce nel difficile intento. Si tratta, però, di un racconto di fantapolitica
solido nella scrittura ma con qualche
sbavatura nei contenuti. Non si approfondiscono a sufficienza le ragioni per
cui Giuliani diventa un politico e l’impressione
è che Kremo forzi un po’ troppo la
vicenda. La narrazione, però, funziona, nonostante alcune illogicità
chiaramente volute.
Il racconto di Filippo Carignani
Battaglia Buonanotte Modu; dormi bene non è invece di genere
fantastico e dimostra che l’operazione di superamento dei generi ha comunque
dei riscontri. È la storia di un bambino, figlio di immigrati, raccontata con
sicurezza e sobrietà stilistica. Racconto breve che narra un episodio della
vita di Modu. Carignani Battaglia è abile nel dare corpo a questo personaggio e
a narrare la vicenda con semplicità non priva di estro.
Ricordo poi il giallo fantascientifico di
Domenico Mastrapasqua, ben architettato, in cui le atmosfere fantascientifiche
sono, però, una sorta di ingombro alla storia che pure
fluisce rapida. Un semplice giallo sarebbe stato più efficace, secondo me, gli aspetti fantascientifici, pure importanti,
lo appesantiscono un po’. Il racconto è
comunque fra i migliori e i più articolati della raccolta e la scrittura, asciutta e lucida, rende credibile tutto.
Alcune storie sono oscure, si ha
l’impressione che parti di esse siano rimaste nella mente degli autori (penso
ai racconti di Milani, Fazzari, Furlani). La sensazione che trasmettono questi tre racconti è che troppe cose siano date per
scontate a scapito della chiarezza.
Sandro Battisti racconta di una
metamorfosi mistica in un essere umano coadiuvata dalla musica, creando un’atmosfera
visionaria, sognante e crepuscolare.
Mario Gazzola scrive un bel
racconto, sospeso fra l’hard boiled, atmosfere noir e l’horror,
con qualche venatura fantascientifica,
in uno stile di scrittura duro
come i personaggi descritti, che vivono
la loro spettrale esistenza in una Milano allucinata e allucinante. Il suo è uno dei racconti più intensi e crudi. È anche
uno dei racconti in cui il progetto di mescolanza di generi emerge con più
chiarezza.
Anche Roberto Bonmarito scrive un
bel racconto, sul tema dell’emigrazione
di una famiglia italiana a Malta. È un
racconto che ha una sua delicatezza ma è anche aspro, disincantato e non è di
genere. Anche per questo, tenendo conto degli obiettivi della
raccolta, è uno dei racconti più
riusciti.
Francesco Verso parte da un’ idea
strampalata fino all’inverosimiglianza – immagina che in una Roma del futuro avvenga una tassazione
attraverso prelievi di sangue, operata
da un gruppo di vampiri- esattori - costruisce
dunque un fanta - horror che mi è sembrato poco credibile, troppo denso di
eventi; qui poi ancora una volta si ricade nei
generi codificati. In questo caso ho notato un certo manierismo. Il buono del racconto è che riesce a raccontare qualcosa di originale
su un tema abusato e ormai esausto come quello dei vampiri. Anche la
ricostruzione di questa Roma del futuro è interessante. Si tratta, però, di
un racconto un po’ troppo bizzarro, a tratti contorto, Verso eccede
con i cliché fantascientifici e le scene splatter sono gratuite. In un racconto che non
mi è piaciuto colgo, però, la frase conclusiva: “In un universo contorto come
Roma, non mi stupirei se anche il male fosse capace di compiere miracoli.”
Più convincente il racconto di
Giovanni Agnoloni che crea questa Firenze del futuro prossimo, onirica, cimiteriale, con una scrittura sicura
di se stessa, narrando di sensazioni fuggevoli, evanescenti, interiori. Se il
racconto ha un limite è che si tratta di
un brano tratto da un romanzo, Partita
di anime, (2014) e si avverte che manca qualcosa, alcuni riferimenti risultano appena accennati, dunque oscuri.
Il racconto di Denise Bresci e
Ugo Polli ha come titolo un verso di Ginsberg, Il peso
del mondo è amore. È un racconto corale
sulla guerra del Vietnam che riserva delle interessanti sorprese nella
scrittura ma che ha un finale ambiguo, di difficile comprensione. I tempi del
racconto sono mescolati in una maniera
che risulta difficile da seguire. Il racconto funziona bene per 2/3 poi si
perde un po’.
Quello di uno dei curatori, Giovanni De Matteo, è fra i racconti più stratificati, complessi
nella scrittura, raffinati di questa
raccolta. Ultimo dell’antologia è in parte incentrato sul pittore
americano Edward Hopper. È un racconto stimolante sul mondo dell’arte
contemporanea, protagonista un pittore che viene chiamato per realizzare ciò
che Hopper nei suoi dipinti aveva lasciato nell’ombra, il suo “non visto”, una sorta di evocazione
negromantica della sua opera. È un
racconto che oscilla fra la narrativa e il saggio critico sull’opera di Hopper.
Fra tutti i racconti è il mio preferito
e realizza pienamente il proposito di fuoriuscire dai generi.
Il giudizio definitivo sulla
raccolta è dunque positivo. Alcuni racconti sono un po’ astrusi ma il
linguaggio è convincente quasi sempre. Anche la copertina di Luca Cervini è
molto bella. Pur non riuscendo
totalmente nell’intento di superare i generi,
NeXT- Stream è dunque il
tentativo riuscito di “proporre un bel
libro di narrativa contemporanea, al
passo con i tempi che corrono”, come scrivono i curatori nell’introduzione.
Un libro che oltretutto racconta l’Italia (la Milano di Gazzola, la Genova di
Kremo, la Roma di Verso, la Firenze di Agnoloni). E non è poco.