giovedì 19 giugno 2014
Qualcuno grida: ”Anarchia!”, altri:
”Così vuole il popolo!”, altri ancora “Seguiamo il volere di Dio”, colui
che dice :“La mia onnipotente volontà schiacci a terra le masse!”, è il tipo
inquietante del dittatore ma c’è in lui
il residuo di un’onestà brutale, ci sono
in lui, che gridano, i resti dello
scimmione antico. La politica viene presa molto sul serio, l’uomo ama vendere
l’anima ai propri idoli, e dopo averli eretti
sul piedistallo, vederli cadere nella polvere. E con essi cade a terra la sua
stessa anima ma chi se ne importa.
Nelle dittature si sogna la democrazia, nelle democrazie non si va a
votare, “Perché tanto sono tutti uguali.” Coloro che hanno dato la vita per la
libertà forse non sapevano che a riceverla sarebbero stati perlopiù i devoti
ammiratori dello scimmione assassino, e che volentieri la barattano per una
televisione nuova o per l’ultimo modello di telefonino. Salvo poi lamentarsi:
“Non ci sono più i valori di una volta”. Così viene sprecato il lusso della democrazia
e popoli interi ipnotizzati vagano, trascinati dal desiderio di libertà, nome
che danno alla più dorata delle loro catene, la più scintillante.
Ettore Fobo
13 commenti:
che tristezza.
@ Federico
Tristezza sì. Credo, però, che non si debba cadere nel qualunquismo e, come naufraghi, aggrapparsi a quello che resta della democrazia, pur consapevoli dei suoi limiti. Ma l’alternativa? La democrazia digitale, come dice qualcuno? Non è forse la realizzazione del più subdolo dei totalitarismi?
Io credo già di vivere, nel piu' subdolo dei totalitarismi.
Di recente ho letto qualcosa scritto dall'immenso Dostoevskij.
Te la lascio qui:
Si può impadronire delle liberà degli uomini solo colui che tranquillizza la loro coscienza.
@Euridice
Grande verità di un grande scrittore che ho letto e amato moltissimo soprattutto nella mia adolescenza e nella mia giovinezza. Grazie della citazione.
Libertà. La migliore scusa per fuggire la responsabilità di seguire il proprio daimon, per fuggire l'inquietudine contraddittoria, conflittuale, indeterminata, complessa, radicale, paradossale e ardua di essere.
Trovo consonanze con questa mia poesia: http://de-crea-zione.blogspot.it/2014/05/profezia-del-2552014.html
la cosa agghiacciante è che storicamente sembra non esserci fuga da questa diarchia. per noi italiani, almeno...
@ Diogene
Trovo molto interessante la tua poesia. ”Credendo nella salvezza della fiction” è un verso in cui ritrovo molta verità sommersa sul nostro mondo drogato dalle narrazioni favolistiche imposte dall’alto e incapace ormai di creare narrazioni dal basso. Perché molto consiste in questo. In certe società arcaiche il capo non era altri che colui che narrava al villaggio la giornata che si era svolta: abbiamo pescato, una rete si è rotta, poi abbiamo danzato, poi abbiamo mangiato etc. Colui che aveva questa capacità e questo compito era tenuto in alta considerazione. Oggi invece attraverso mezzi come la televisione si diventa spettatori passivi di eventi immaginari e di fatti storici che si confondono nello stesso miscuglio. Poi c’è internet. Galassia ancora indecifrabile che però assomiglia sempre di più a un Grande Fratello, come tu hai lasciato intendere in un tuo recente post.
@ Zoon
Non sembra esserci una soluzione. La storia si ripete, l’uomo non cambia. Bisogna comunque lottare contro i pericoli e i fantasmi di una società così infida.
Per Euridice: la citazione di Dostoevskij mi fa istintivamente immediatamente pensare a Renzi.
Per Zoon e Ettore: se con "diarchia", Zoon, intendi dualità (apparente, forse) tra democrazia malata in cui viviamo e reazione populista di masse che inneggiano alla guerra santa e a un nuovo Capo che ci pensi lui e risolva tutto... ebbene sì, pare che non ci ci sia soluzione. Ma come dice Ettore, per il momento almeno l'unica cosa che possiamo fare è tenerci stretti quel che rimane della democrazia, per quanto assomigli a un cencio a brandelli, cercando di dare appoggio alle forze più illuminate per quanto di gran lunga minoritarie.
Per Ettore: qui la funzione sacra e spontanea del narratore, dell'artista, del poeta (nelle culture sciamaniche chi "racconta storie" è assimilato agli uomini-medicina; nelle culture popolari europee delle vecchie società agrarie esistevano poeti e cantori che non avevano fatto nessun tipo di studi, venivano dal popolo e si affermavano solo in base al loro talento, erano magari contadini ma erano anche i poeti o cantori del paese - in Sardegna qualcosa è rimasto di questa tradizione) è stata sostituita da un pezzo dalla fantasmagoria tecnologica dello Spettacolo multimediale, con la sua fanfara accecante di input frenetici ipnotici e ottundenti, abilmente manipolati dai Persuasori Occulti.
@ Diogene
Montale in un suo saggio usa un’immagine molto efficace per descrivere lo Spettacolo: “vociferante abracadabra”.
“Persuasori Occulti”, invece, come sicuramente sai, è il titolo di un saggio, che risale all’1957, di Vance Packard. Su Wikipedia si legge: <"Persuasori Occulti" (The Hidden Persuaders, 1957) fu scritto quando una cultura critica era maggiormente viva e attenta, prima che tutta una società scivolasse nel culto dell'iperconsumismo (tutto a disposizione e a poco prezzo) e nella conseguente amnesia delle conseguenze ecologiche ed ambientali dei suoi sistemi produttivi e distributivi. > Sono d’accordo con l’anonimo estensore di questa nota.
parole sempre (in)-attuali. ciao Ettore, come va?
p.s.: stavo cercando la tua recensione a quel libro di un giovane poeta arabo immigrato. un libro, dicevi, di poesie urlate e prive di formalismi che denuncia ogni bigottismo e integralismo. puoi mandarmi il link della recensione? grazie.
a presto.
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