sabato 7 novembre 2015
Intervengo brevemente nella
recente polemica sorta intorno alle velenose dichiarazioni di Gabriele Muccino
sul cinema di Pier Paolo Pasolini, non tanto per dichiarare il mio disaccordo
con Muccino che definisce molto negativamente l’opera cinematografica del
poeta, quanto per sottolineare che l’intervento mi pare motivato, più ancora
che da odio politico o da insofferenza estetica, dalla volontà di mettersi al centro
dell’attenzione mediatica. C’è riuscito, come dimostra anche questa mia nota. Un
suo film, infatti, è attualmente nelle sale. Il clamore che le sue affermazioni
hanno suscitato gioverà sicuramente agli incassi. Buon per lui.
Non difenderò dunque i film di
Pasolini a spada tratta (il quarantennale della morte è stato per me occasione
per rivedere in prima serata Mamma Roma
e in seconda Il Decameron), mi
limiterò a notare che mi ero completamente dimenticato dell’esistenza di Muccino. In futuro penso che mi ricorderò di lui unicamente per questo suo misero e
arrogante J’accuse. Potenza di Pasolini!
Certo, nessuno può considerarsi
immune dalle critiche, però queste di Muccino mi sono parse esagerate, sbrigative,
inconsistenti e pretestuose. Si può dire che Pasolini non fosse un purista
dell’immagine cinematografica, si può
dire che nel suo cinema il contenuto sia a volte più importante della forma ma
ritenerlo sgrammaticato filmicamente, o addirittura amatoriale, è francamente eccessivo,
se non addirittura frutto di un puerile delirio di egocentrismo. Pasolini non
aveva forse la precisione crudele di Kubrick o Rossellini ma la freddezza
icastica del grande cinema sicuramente. Dietro le immagini dei
suoi film c’è un sostrato pittorico e visionario potentissimo che non va
trascurato. Poi, cosa rara per un regista,
aveva una visione del mondo, non ha raccontato soltanto la visione che il mondo
ha di se stesso (per inciso, come mi sembra faccia Muccino, da quel poco che ho
visto di lui ma in questo caso davvero dico Muccino per non dire “tutti”.)
Ho letto anche che Muccino per le
sue dichiarazioni improvvide è stato sepolto sotto una valanga d’insulti.
Nonostante non sia d’accordo con lui, ho una sola parola per descrivere quest’usanza
molto comune su Internet: barbarie.
Infine una considerazione: Facebook
è davvero il luogo ideale per sparate di questo genere e per suscitare simili
reazioni belluine. In questo caso aveva ragione McLuhan, ”Il mezzo è il messaggio”. Mezzo scadente, messaggio scadente.
9 commenti:
Personalmente non mi piacciano entrambi,ma questa è una mia colpa. Ma dare tutto questo risalto a quello che dice Muccino, è davvero troppo. Facebook poi andrebbe boicottato, con disgusto.
Facebook come produzione circolare dell'isolamento. Risse per resse di solitari.
Io sono venuta a conoscenza di questo schifo mediatico solo ieri, dal mio professore di Storia del Cinema. Personalmente penso che Muccino abbia solamente espresso il suo parere; purtroppo però, quando ad esprimerlo è un tipo come Muccino, che non mi pare sia poi chissà quale regista di fama, si rimane un po' perplessi. Il problema sono poi le risposte infervorate su Facebook, cattiverie scritte solo perché ci si ritrova di fronte ad un computer, e che non diremmo mai "nella vita vera": Facebook sta facendo emergere la parte più marcia della società.
@Federico
Sì, alla fine per Muccino è tutta pubblicità, anche il mio post. Ciò nonostante mi ha dato l’occasione di parlare sommariamente del cinema di Pasolini. Facebook lo evito da sempre e da sempre dico che va evitato.
@Humani Instumenta Victus
Concordo. Narcisisti all’ultimo stadio litigano con un riflesso di se stessi.
@Kate
Temo che Muccino possa essere considerato un regista di fama. Il che non significa naturalmente che sia anche un regista di valore. Penso che oggi in troppi confondano le due cose. Anch’io trovo che Facebook faccia emergere troppo spesso il peggio che c’è nelle persone. Quando non è la rabbia, è uno spiacevole narcisismo. Facebook non è innocuo, più che usarlo, se ne è usati. Secondo me, può dare alla testa.
Ho letto anche io alcune considerazioni in merito a questa "polemica".
Il risultato è sempre lo stesso: stiamo parlando di Pasolini a 40 anni dalla sua morte. A 40 anni dalla morte di Muccino forse solo i suoi parenti ricorderanno chi è stato e, soprattutto, cosa abbia "lasciato" nel mondo.
@Euridice
A quarant’anni dalla morte Pasolini continua ad essere presente. Alcune sue considerazioni sul consumismo e sull’involuzione antropologica degli italiani si sono fatte anzi più comprensibili negli anni. Quando pronunciò la sua condanna alla società dei consumi, non venne capito. Oggi chiunque abbia senso critico non può che riconoscere l’esattezza delle sue riflessioni.
Ciao Euge,
hanno provato a consegnarti il pacco coi libri in casa ma non c´era nessuno. Devono averti lasciato un avviso. Affrettati altrimenti mi torna indietro!
Questo il codice RR033202748BR
abbracci da Rio
Matteo
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