Caccia alle donne – James Ellroy

sabato 17 settembre 2011


Stavolta Ellroy non ci regala uno dei suoi affilati noir, ma, come nel caso de I miei luoghi oscuri, un testo autobiografico che verte sulla sua passione e ossessione per le donne, fil rouge che lega la sua infanzia alle altre età della vita. La madre Geneva “Jean” Hilliker è il fantasma edipico che si agita dietro le quinte di questa ossessione, fu uccisa in circostanze misteriose e ciò non mancò di rappresentare per lo scrittore alimento per un’ulteriore paranoia. La paranoia è accresciuta dal fatto che in un’occasione Ellroy maledisse la madre, augurandosene la morte, ciò nel romanzo diventa “la Maledizione”, cui lo scrittore bambino attribuì grande importanza. Il titolo dell’edizione Bompiani è fuorviante: non si tratta, infatti, di ricognizioni in cerca di sesso facile, piuttosto di un sofferto romanzo di formazione erotica e sentimentale. Il titolo originale era The Hilliker Curse, La maledizione Hilliker.

Il romanzo comincia con l’infanzia dell’autore, Ellroy bambino viene descritto dall’Ellroy adulto come un voyeur escluso, dalla fantasia tendenzialmente incestuosa, che spia e pedina le bambine, le ragazzine, dominato completamente da una pulsione che non riesce a dominare, a capire, a spiegare. Tutto questo reso con una scrittura cattiva, secca, colma di pathos, che, come al solito, ci tiene attaccati alla pagina. Quella di Ellroy è una scrittura ruvida, aggressiva, anche se in questo testo l’autobiografismo smorza un po’ la sua verve.

Caccia alle donne è comunque il classico libro che si legge tutto di un fiato, perché pare scritto così, un’emorragia di eventi che scorrono sulla pagina con velocità, con crudeltà, con calcolata furia.

Inizialmente Ellroy adulto pare provare poca o nessuna pietà per il suo ego bambino e l’ambiente difficile in cui è vissuto. Sembra il suo lo sguardo disincantato di uno scienziato che osserva il suo passato in un microscopio, materia ormai congelata, una volta per sempre. La freddezza in uno scrittore è qualità fondamentale, poiché il primo compito di un artista, come scrive Henry Miller, è “superare sentimento e sentimentalismo”; in questo senso Ellroy, eliminando ogni empatia con il se stesso bambino, ci restituisce un’immagine della propria infanzia, anche spiacevole, probabilmente oggettiva, lontanissima da ogni agiografia.

La sua giovinezza è poi quella del perdente, dedito alle droghe, all’alcol, al voyeurismo più efferato(s’introduce nottetempo nelle abitazioni delle donne per carpirne i segreti); frequentatore seriale di prostitute Ellroy sfiora la follia.

Alcol e droghe regolavano la mia vita di fantasieRestavo consumato dalle donne. Questo mi stava sospingendo verso la follia e la morte.”

Poi Ellroy fa pace con i propri demoni e la sua vita ha una svolta, si sposa due volte e riesce ad arginare la propria ossessione voyeuristica, da escluso, da perdente, si trasforma in uno scrittore di successo, il suo rapporto con la vita e con le donne sembra migliorare, fino al momento in cui “la Maledizione” si ripresenta sotto forma di un esaurimento nervoso. Ellroy tratteggia un paio di ritratti femminili significativi, Helen, la seconda moglie, e Joan, quella che avrebbe potuto essere la terza, descrivendo il rapporto con loro e il proprio turbamento.

Caccia alle donne è dunque il resoconto di una discesa negli inferi con relativa redenzione, è un romanzo scritto con la consueta abilità, non è certo, però, il grandioso affresco di American Tabloid, è un testo autobiografico che affonda nei turbamenti del suo autore, il cui ego può risultare però in alcune parti fastidiosamente smisurato. E’ un limite del romanzo l’ostentato egocentrismo di Ellroy, che scrive come in un raptus di egomania fortunatamente però consapevole.

Qui la materia trattata è comunque abilmente decantata dal lavorio dell’immaginazione, la prosa pare a tratti incendiaria, registrando il turbamento erotico di Ellroy, le sue piccole follie. Infatti, Caccia alle donne è un romanzo che rivela con coraggio anche le debolezze dell’autore, le sue ossessioni da ipocondriaco, la sua inettitudine sentimentale, le sue paranoie.

La redenzione avviene grazie al sorgere di un’altra fissazione: quella della scrittura, luogo in cui i demoni possono essere addomesticati o comunque cessano di essere così spaventosi.

“Ora il sesso è potere e il potere è narrazione e la narrazione ha sostituito il sesso.”

4 commenti:

Elena ha detto...

E' sorprendente come certe ossessioni prendano corpo attraverso la narrazione. La potenza di questo processo è enorme, e le catene si spezzano. Anche per chi legge.
Credo che lo leggerò.
Ciao Ettore.
Elena

Ettore Fobo ha detto...

La narrazione in questo caso, ancora una volta, ha un senso terapeutico. Altrimenti le cose rimangono nel pericoloso limbo delle cose non dette, non esorcizzate.
Per Ellroy è stata la salvezza. Ciao Elena.

eustaki ha detto...

ciao etore, bella rece e buona lettura quella di ellroy. ci rasebbe anche un ellory, voglio provare a leggerlo. sul genere io consiglio james crumley.
a presto

Ettore Fobo ha detto...

Grazie Eustaki, leggerò Crumley perchè mi ha incuriosito ciò che hai scritto su di lui. Un saluto.